ROMA – Le mani, gli strumenti chirurgici, i liquidi di infusione e anche l’aria. E’ attraverso questi mezzi che si diffondono negli ospedali le infezioni, la complicanza piu’ frequente, silente e grave dell’assistenza sanitaria che, spesso, porta alla morte dei pazienti. Infezioni e decessi, in buona parte, evitabili, seguendo delle prassi di igiene. In Europa il fenomeno delle infezioni ospedaliere interessa 4,1 milioni di casi all’anno che causano la morte di 37mila individui.
Nei 27 Paesi dell’Unione si registra un numero analogo di incidenti stradali mortali. Tante vittime della strada, quante sono quelle nelle corsie ospedaliere stroncate da batteri e virus. In ospedale, pero’, secondo l’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie, il 20-30% dei casi e’ prevenibile con un programma di igiene. L’organismo europeo rilancia i numeri di un fenomeno latente in occasione della Giornata mondiale dell’igiene delle mani e promuove la Rete europea di sorveglianza delle infezioni associate all’assistenza sanitaria, un network per raccogliere dati sulle infezioni da ospedaliere e l’antibiotico-resistenza. In Italia il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera.
Questa percentuale si traduce in circa 450mila-700mila infezioni, con 4500-7500 decessi direttamente attribuibili. Anche l’italiano Ccm (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha fatto un esercizio di calcolo stimando che le infezioni potenzialmente prevenibili sono il 30% e quindi ogni anno si potrebbero evitare tra i 135 mila e i 210mila casi e tra i 1.350 e i 2.100 morti. I principali siti di infezione sono il tratto urinario (27%), le basse vie respiratorie (24%), il sito chirurgico (17%) e il sangue (10,5%). I siti di infezione residua rappresentano in media il 19,3% dell’incidenza e comprendono infezioni gastrointestinali, della pelle e dei tessuti molli.
I microorganismi maggiormente coinvolti sono l’Escherichia coli e lo Stafilococco aureo, seguiti da Pseudomonas aeruginosa. Inoltre, la maggior parte dei casi di antobiotico-resistenza descritti negli ospedali e’ causata dal batterio Mrsa (Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus). Di recente, secondo l’Ecdc, questo ‘superbatterio’ che resiste anche agli antibiotici di ultima generazione ha travalicato i confini dell’ospedale ed e’ stato rilevato anche nelle case di cura, nelle comunita’ e negli animali d’allevamento.