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Oro: domanda balza dell’11%. Non solo asset rifugio ma investimento

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New York – L’aumento dell’inflazione, della crisi del debito in Europa, della debolezza del dollaro americano e dell’incertezza politica nei paesi MENA (Medio Oriente e nord Africa), sono tutti fattori che stanno contribuendo al rally dell’oro più lungo da 90 anni, che il 2 maggio ha toccato $1.577,57 l’oncia.

L’investitore miliardario George Soro nel primo trimestre ha scaricato il 99% degli Etf che aveva accumulato negli ultimi due anni di acquisti nel SPDR Gold Trust e tutti i 5 milioni di azioni nel iShares Gold Trust. Per contro John Paulson, il più grande investitore nel SPDR Gold Trust, ha mantenuto salda la sua posizione.

Chi dei due ha fatto bene? Solo il futuro potrà dircelo. Intanto Eily Ong, investment research manager del World Gold Council a Londra, punta sul Paulson perché “i problemi geopolitici, sulla situazione del debito europeo e sull’inflazione non scompariranno a breve; inoltre, le banche centrali continueranno ad essere compratori netti”, ha detto a Bloomberg.

La domanda globale di oro ha registrato un rialzo dell’11% nel primo trimestre 2011, raggiungendo le 981,3 tonnellate, rispetto alle 881 dello stesso periodo 2010.

In forte aumento le richieste dalla Cina (+47%), che potrebbero addirittura raddoppiare nel 2020 con l’aumento del reddito e con il problema inflazione, secondo il World Gold Council. La domanda cinese nella gioielleria è cresciuta del 21% a un record di 142,9 tonnellate, come in India, il più grande compratore, contando per il 63% degli acquisti totali. Questi due paesi “vedono sempre di più i gioielli come un investimento, non solo come un ornamento”, ha detto Ong alla Bloomberg. “Attribuiscono grande valore all’oro e hanno forti aspettative su un rialzo del prezzo”.

Prezzi che dovrebbero rimanere alti anche grazie alle banche centrali, che per la prima volta da una generazione tornano ad essere compratori netti.