L’ obiettivo del pareggio di bilancio del 2014 «è raggiungibile», quello del taglio del debito prospettato dalle nuove regole del Patto di Stabilità «no». Ma non è un problema, secondo Paolo Manasse, economista dell’università di Bologna con un passato all’Ocse e al Fondo monetario internazionale. Perché nei prossimi anni di complicato consolidamento della ripresa, è difficile che i paesi europei si diano regole che rischino di strangolarla. E probabile che il Patto verrà definito insomma con molte deroghe. Ciò non toglie che i calcoli andranno rifatti comunque, per l’Italia, anche alla luce dell’aumento dei tassi di interesse che non sono previsti nel Documento economico e finanziario. E il conto potrebbe essere salato, per gli interessi sul nostro gigantesco debito.
Professore la Corte dei Conti ha calcolato che il nuovo Patto ci obbligherà a 46 miliardi di euro di tagli all’anno, un impegno che somiglierebbe a quello che abbiamo intrapreso per entrare nell’euro. È fattibile?
«Io non credo. Ma non credo neanche che si arriverà a questo. Perché non credo che i paesi europei, con un livello generale di debito così alto, prenderanno una decisione così drastica. Rischierebbero di strangolare la difficile ripresa in atto».
Pensa che ci saranno quindi molte deroghe al nuovo Patto?
«Credo di si’ e credo che rimarremo ragionevolmente con questo alto debito per un un po’ di tempo, in Europa».
Ma in questo momento di forte nervosismo dei mercati e di attacco ai debiti sovrani dei paesi europei, non sarebbe un segnale negativo che rischierebbe di alimentare la sfiducia?
«Sono due discorsi distinti. Un conto sono gli sforzi dei singoli paesi – Grecia, Portogallo, Irlanda – per riequilibrare i conti e ridurre il disavanzo che sono già in atto e che mirano a tranquillizzare i mercati. Un conto è una decisione a livello europeo che rischierebbe di azzoppare la ripresa in atto, insomma, di peggiorare ulteriormente la situazione: crescita e debito sono strettamente connessi, come sappiamo».
Ritiene l’obiettivo del pareggio del bilancio nel 2014 altrettanto irragiungibile, per l’Italia?
«No. Quello è a portata di mano, in teoria».
E in pratica?
«Mi sembra un po’ difficile che metà delle entrate possano arrivare dalla lotta all’evasione fiscale, come preventivato dal Documento economico e finanziario presentato dal ministro dell’Economia. E prevedo anche qualche problema a realizzare le razionalizzazioni decise nel Pubblico impiego. Inoltre, rilevo un terzo problema sul quale non ho visto alcuna discussione, sui giornali o in Parlamento».
Quale problema?
«Nel documento le stime e gli aggiustamenti erano basati su un inflazione all’1,5 per cento e tassi fermi».
Invece l’inflazione veleggia verso il tre per cento.
«Sì, è il livello che potrebbe raggiungere a fine anno. E prevedo anche che i tassi di interesse saranno ritoccati nel frattempo di un punto rispetto al livello attuale dell’1,25 per cento».
E quanto ci costa un raddoppio del costo del denaro rispetto ad ora?
«Un punto di tassi in più equivale a un punto di avanzo primario da recuperare in più, visto il nostro stock di debito è al 120 per cento del Pil».
In queste condizioni si può fare la riforma delle tasse?
«Ricorderà che alla voce “riforma fiscale” nel Def di Tremonti c’era una casella bianca da riempire, una tabella con tanti pallini bianchi. Secondo me resteranno bianchi per un bel po’».
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