Siena – Tassi di interesse: in area Euro continuano le tensioni sui paesi periferici. Lo spread Italia-Germania in mattinata si è portato sopra i 330 pb da 300 di ieri e quello Spagna-Germania a 364 da 335 pb. Il rendimento del decennale italiano si è portato introno al 6%, mentre lo spread sul 2-10 anni Italia si è ristretto intorno a 120 pb da 176 di venerdì.
Al termine della riunione dei ministri finanziari dell’area Euro, il commissario agli Affari economici e monetari Rehn ha dichiarato che i ministri stanno valutando varie opzioni tra cui la possibilità di usare il buybacks per ridurre il debito greco. Il fondo Efsf potrebbe essere usato per acquistare titoli greci sul mercato secondario (attualmente in casi eccezionali può solo acquistare titoli sul primario) oppure concedere fondi alla Grecia per riacquistare il suo debito a sconto. Quest’operazione permetterebbe di coinvolgere i privati nella soluzione della crisi greca così come richiesto dalla Germania. Oggi è attesa un’altra riunione dei ministri.
Il presidente dell’eurogruppo Juncker ha dichiarato che l’Italia non è stato argomento di discussione nella riunione di ieri e che in ogni caso le risposte fornite dall’eurogruppo saranno sufficienti a calmare i mercati.
Secondo quanto riportato da Reuters che a sua volta cita il quotidiano ABC, sei banche spagnole non avrebbero superato gli stress test, i cui risultati saranno resi noti venerdì pomeriggio.
Oggi è attesa l’asta sui Bot italiani a 6 mesi per 6,7 Mld€ e sarà un test importante alla luce del forte allargamento degli spread di questi giorni.
Negli Usa la giornata di ieri è stata nuovamente caratterizzata da un calo dei tassi di mercato governativi in un contesto negativo per i listini azionari. I timori sul debito sovrano dell’area Euro hanno infatti spinto gli operatori a forti vendite sul mercato azionario.
L’indice S&P 500 ha chiuso in calo di circa il 2% guidato dai ribassi che hanno interessato tutti i settori, in particolare quello finanziario e materie prime.
Il colosso dell’alluminio Alcoa ha dato inizio ieri alla stagione delle trimestrali, presentando un utile raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno a 28 cent per azione, inferiore però alle attese degli analisti (33 cent) e ricavi in crescita del 27%. L’ad ha confermato di attendersi per l’anno in corso una crescita della domanda di alluminio del 12%, nonostante la crescita economica risulti essere “irregolare”.
Secondo quanto riportato da Bloomberg News, Cisco sarebbe intenzionata a procedere a tagli occupazionali per circa 10000 unità, pari a circa il 14% della propria forza lavoro, al fine di incrementare i profitti.
Nel frattempo, il secondo giorno di negoziati (presieduti dal presidente Obama) sul tema dell’innalzamento del debito non ha prodotto ancora un accordo. Si proseguirà oggi e nei prossimi giorni ad oltranza.
Valute: euro in marcato apprezzamento nella giornata di ieri con il cross che nonostante le forti tensioni era riuscito a mantenere quota 1,40. In mattinata, sono però riprese le vendite ed il cross si è portato sotto quota 1,39, ai livelli minimi da marzo. Per oggi il primo supporto si trova a quota 1,375, ma qualora tali tensioni continuassero non è da escludere un’estensione del movimento fino ad area 1,35. Da segnalare un nuovo record storico dell’euro vs franco svizzero sotto quota 1,16.
Yen in apprezzamento verso dollaro ed euro. Verso dollaro il cross si è portato sotto la soglia 80. Prossimo supporto passa per 78.80. Verso Euro il crosso è sceso a 110.
Materie Prime: giornata al ribasso ieri per la maggior parte delle commodity sulla scia dell’intensificarsi della crisi del debito europeo. In ribasso il greggio Wti (-1,1%) sceso ai minimi da una settimana, anche in seguito al calo del 10% a giugno delle importazioni di petrolio da parte della Cina.
In calo i metalli industriali come rame (-0,9%). A guadagnare dal clima di incertezza vi è l’oro (+0,5%) al massimo da due settimane, ed a un nuovo record storico in euro. Tra gli agricoli si segnala il ribasso del grano (-2,2%) in seguito alle aspettative della fine del divieto all’export dell’India e del cotone. Tengono invece il bestiame e il mais.
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