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Alert globale: Stati Uniti a rischio declassamento, puo’ saltare tripla A

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L’agenzia di rating Moody’s ha messo sotto osservazione per un possibile declassamento la tripla ‘A’ assegnata al debito sovrano Usa. Secondo la società di rating “la revisione del limite di debito potrebbe non essere fatta in tempo per evitare il default”.

La decisione sul merito di credito arriva mentre il presidente Barack Obama sta trattando con i deputati democratici e dell’oposizione su un accordo per appunto alzare il limite del debito Usa, in continua ascesa.

Termina in lite il quarto giorno consecutivo di negoziati tra democratici e repubblicani. Obama si è alzato bruscamente dal tavolo dopo due ore di riunione. A far infuriare il presidente la proposta di Cantor, capogruppo democratico alla Camera, di trovare un accordo a breve termine, proposta che Obama aveva già rifiutato. Uno scatto che dice chiaramente a che punto difficilissimo siano le trattative per evitare il default degli Stati Uniti.

Non e’ evidentemente un attacco al paese, ma un atto dovuto. L’annuncio mette in evidenza la debolezza degli argomenti populisti o cospirazionisti di investitori piccoli e grandi, e politici, che negli ultimi mesi hanno accusato le americane Moody’s e S&P di avere una precisa strategia di smantellamento dell’euro e dell’Europa, abbassando il rating – e’ gia’ junk, cioe’ spazzatura – a paesi in defualt tecnico come Grecia Spagna e Portogallo e minacciando di farlo con l’Italia. Il fatto che l’agenzia di rating Moody’s abbia messo sotto osservazione per un possibile declassamento la tripla ‘A’ assegnata al debito sovrano Usa, dimostra la falsita’ di questi argomenti.

Moody’s diventa la prima tra le tre grandi società di rating a portare la AAA americana in lizza per un possibile downgrade, ad indicare che la possibilità di un taglio si avvicina. Nella nota, Moody’s parla della “possibilità che il tetto limite del debito non sia alzato in tempo, portando a un default delle obbligazioni”.

Il rischio sui Treasuries, normalmente considerati come gli investimenti più sicuri al mondo, è aumentato dopo che il governo il 16 maggio ha raggiunto il limite dei prestiti sancito dalla legge, a $14,294 trilioni. Il Congresso si è rifiutato di alzare il limite fino a che non sarà raggiunto un accordo sul taglio del deficit di bilancio, lo scorso anno a $1,29 trilioni.

“Se il tetto limite verrà alzato in tempo, la tripla A verrà confermata”, dice la nota di Moody’s.

Il precedente risale al 1996, quando la società di rating aveva messo il debito sotto osservazione per un downgrade, dopo che la Casa Bianca e il Congresso non erano riusciti ad estendere il tetto del debito.

“È sicuramente un problema molto serio da molti punti di vista”, ha detto a Bloomberg James Caron, a capo della U.S. interest-rate strategy per Morgan Stanley a New York. “La maggior parte delle persone crede che ci sarà un qualche fattore che potrebbe bloccare l’accordo, e questo è quello che il mercato sta prezzando”.

Brutta notizia anche per il dollaro. “Nel breve periodo il dollaro avrà sicuramente dei problemi. La notizia sul rating porta il biglietto verde sotto pressione. Sicuramente non una cosa buona”, ha detto a Reuters Brian Dolan, chief strategist per Forex.com. “Moody’s ha fatto questa scelta basandosi su ragionamenti politici ma anche sui timori di un default, perché il dibattito ha raggiunto un punto problematico. Tra questo e Bernanke che parla su un QE3, il dollaro può entrare in una nuova fase ribassista”.

(IN FASE DI SCRITTURA)

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New York, 14 lug. (TMNews) – E’ finito in lite il quarto giorno consecutivo di negoziati tra democratici e repubblicani per alzare il tetto del debito pubblico. Questa volta a sbattere la porta è stato Barack Obama, che ieri si è alzato bruscamente dal tavolo dopo due ore di riunione. Uno scatto fuori carattere per un presidente dal temperamento misurato, che dice chiaramente a che punto difficilissimo siano le trattative per evitare il default degli Stati Uniti.

Nel racconto del capogruppo democratico alla Camera Eric Cantor, Obama lo ha interrotto e se ne è andato dicendo “Ci vediamo domani”. A far infuriare il presidente la proposta di Cantor di trovare un accordo a breve termine, proposta che Obama aveva già rifiutato. “E a quel punto”, racconta Cantor, “Obama si è innervosito e ha detto ‘Ne ho abbastanza di stare seduto qui, non lo farebbe nessun altro presidente’ e che aveva raggiunto il punto in cui qualcosa deve cedere”.

E quel qualcosa Obama lo ha spiegato: i repubblicani devono accettare di abbandonare o l’opposizione a qualunque aumento delle tasse, oppure l’insistenza sulla necessità di tagliare la spesa dello stesso ammontare di cui sarà alzato il tetto del debito.

Da lì la discussione, che era stata “tesa ma costruttiva” secondo fonti del partito democratico citate dalla Cnn, è degenerata con Obama che ha detto a Cantor un secco “Non dirmi che sto bluffando, Eric”. Minacciando poi di andare ad appellarsi direttamente agli americani per accusare senza mezzi termini i repubblicani di aver portato il paese al default.

Un default che, ha detto al Congresso il presidente della banca centrale Ben Bernanke, sarebbe una catastrofe. E proprio mentre la riunione alla Casa Bianca finiva, arrivava da Moody’s l’avvertimento che il rating sul debito sovrano degli Stati Uniti è sotto revisione e potrebbe essere tagliato.

Sul tavolo per ora c’è una sola idea che ha trovato un minimo di consenso, quella del capogruppo repubblicano al Senato Mitch McConnell che propone di alzare il tetto del debito di 2.500 miliardi in tre tranche ciascuna da votare al Congresso, con la possibilità di veto presidenziale. Uno schema complicato, che però fino ad ora è l’unico che i due partiti sono riusciti a trovare di fronte al rischio di un disastro che tutti vedono arrivare, ma nessuno ha ancora trovato la ricetta per fermare.