Milano – Piazza Affari tenta di recuperare terreno, ma gli effetti dell’asta BTP si fanno sentire e nel finale l’indice, che ha tentato più volte di ridurre le perdite, registra una flessione superiore all’1% (-1,07%).
Da segnalare che l’asta tanto attesa dai mercati globali ha mostrato come i rendimenti dei titoli a cinque anni si siano attestati al massimo dal 2008, balzando di ben 100 punti base. Un elemento preoccupante, che dimostra come la tensione sui bond governativi italiani rimane eccome.
La reazione degli spread BTP/Bund e dei rendimenti decennali non si è lasciata attendere, anche se le oscillazioni non sono mancate durante tutto il pomeriggio. Il differenziale tra rendimenti decennali italiani e quelli tedeschi è balzato infatti oltre i 300 punti base, per poi tornare a scendere e attestarsi alle 17.00 circa sotto la soglia psicologica, a 287 punti base.
Il rendimento decennale ha fatto anch’esso sali-scendi, e a un certi punto è salito fino al 5,881%, avvicinandosi così pericolosamente al 6%, al record degli ultimi 14 anni testato giorni fa. Ora, a pochi minuti dalle 17, rallenta il passo ed è al 5,605%.
Anche le altre borse europee rimangono in rosso, ma alle 17 fanno meglio di Milano, anche se Parigi segna un netto calo: Londra cede lo 0,69%, Francoforte arretra dello 0,61%, Parigi scende dell’1,11% e Madrid fa -0,37%.
Tornando al Ftse Mib, alcuni bancari incrementano le perdite. Ubi Banca scende del 2%, Mediobanca arretra dello 0,95%, Mediolanum scende del 2,34%, MPS cede quasi il 2%. Salgono invece Banco Popolare (+0,99%) e Unicredit (+0,48%), mentre Intesa SanPaolo rimane negativa con un -1,40%. Tra gli altri titoli quotati sul Ftse Mib, salgono Fiat Industrial (+1,24%), che però ora dimezza i guadagni; bene Luxottica (+1,17%) ed Exor (+1,17%). da segnalare infine la perdita superiore al 3% di Parmalat.
Nelle ultime ore il Ftse Mib era riuscito a ridurre le perdite guardando anche ai guadagni di Wall Street . I mercati americani hanno infatti incrementano i rialzi sia dopo l’annuncio dei risultati di JP Morgan, che ha concluso il secondo trimestre con utili superiori alle stime, sia grazie a buoni dati arrivati dal fronte macroeconomico, in particolare, le richieste per i sussidi di disoccupazione sono scese più delle attese; i prezzi alla produzione hanno confermato lo smorzarsi delle spinte inflative, scendendo dello 0,4% a giugno, più di quanto atteso; e infine, hanno sorpreso al rialzo anche le vendite al dettaglio che, sempre a giugno, sono aumentate a sorpresa dello 0,1%, contro il -0,2% previsto.
Ma il problema Piigs rimane al centro dei riflettori: non solo Grecia, ma si sa, ormai da giorni, anche Italia. Oggi una doccia fredda è arrivata dall’asta dei BTP, ma anche da un altro fattore allarmante: nella giornata di oggi i rendimenti a due anni dell’Italia sono arrivati ad attestarsi infatti al 3,930%, superiori ai corrispettivi spagnoli del 3,821%. Questo significa che il mercato, nel breve termine, percepisce l’Italia più a rischio della Spagna.
In generale, in Europa e nel mondo, si guarda alle notizie negative che riguardano i problemi del debito: l’alert globale arriva anche dalla decisione dell’agenzia di rating Moody’s di mettere sotto osservazione per un possibile declassamento la tripla “A” assegnata al debito sovrano Usa (decisione scontata anche dai
mercati asiatici, che hanno riportato una performance mista, ma che ha lasciato indifferente Wall Street).
Intanto, sul fronte valutario l’euro è arrivato a toccare quota $1,42, non risentendo delle tensioni alimentate in Europa dal downgrade di Fitch sulla Grecia, per poi tornare a cedere terreno. Al momento, il cambio contro il dollaro è in calo a $1,4162.