Roma – Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è da poco rientrato nella sua residenza romana di palazzo Grazioli dopo essersi recato al Quirinale, accompagnato dal sottosegretario Gianni Letta, per un colloquio con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Berlusconi, che è stato fuori da Grazioli per poco più di un’ora, non ha rilasciato dichiarazioni al rientro.
Anche il successivo comunicato del Quirinale si limita a dare notizia dell’avvenuto incontro.
E’ incredibile che dopo un incontro tra le due massime cariche della Repubblica Italiana, abbiamo due striminziti comunicati stampa che confermano il meeting, senza specificare nulla. Questa poca trasparenza, con i cittadini tenuti all’oscuro, non va. Proprio mentre i titoli di stato dell’Italia sono presi di mira dalla speculazione e il rendimento tocca il massimo storico del 6%.
Secondo quanto scritto dai quotidiani, il colloquio sarebbe stato chiesto al Quirinale ieri sera da Letta. Secondo i giornali al centro dell’incontro ci sarebbero dovuti essere la situazione economica ed eventuali ulteriori misure che il governo avrebbe allo studio per fronteggiare la crisi e la sostituzione di Angelino Alfano al ministero della Giustizia dopo che l’esponente è stato eletto segretario del Pdl.
BERLUSCONI AL COLLE; SI GUARDA AL DOPO MANOVRA
di Yasmin Inangiray
Un incontro in tarda mattinata con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La settimana di Silvio Berlusconi (che era atteso in aula a Milano per il processo Mills) si apre con un colloquio al Quirinale in cui il premier ed il capo dello Stato discuteranno della situazione economica del Paese, dopo l’approvazione sprint della manovra, ed in vista del vertice europeo straordinario in programma per giovedì a Bruxelles.
Un ‘faccia a faccia’ per fare il punto sulla crisi economica, ma anche per affrontare dossier aperti come ad esempio la sostituzione del ministro della Giustizia Angelino Alfano, pronto a lasciare via Arenula dopo la nomina a segretario del Pdl. L’attenzione del Quirinale è tutta rivolta alla salvaguardia dei conti italiani dal rischio di attacchi speculativi: lo dimostra il ruolo avuto in questi giorni per favorire la rapida approvazione della manovra e la lettera inviata oggi al Sole24Ore.
Ma anche a Palazzo Chigi gli occhi sono puntati sulla riapertura dei mercati. E intorno alla crisi economica ruoterà l’incontro tra il Cavaliere e Napolitano. Certo nell’agenda del colloquio si parlerà anche del ‘dopo’ manovra, a partire dai prossimi appuntamenti che attendono governo e Parlamento. In primo piano torna infatti il decreto sull’emergenza rifiuti, altro provvedimento che vide il presidente della Repubblica impegnato in prima persona per l’approvazione da parte del governo, e che da oggi approderà in aula alla Camera per la conversione in legge.
Sul testo ‘pesa’ la contrarietà della Lega Nord che già in Cdm si sfilò dall’approvazione. Un’incognita, quella del voto del Carroccio, che il Cavaliere, affronterà salvo sorprese dell’ultima ora, in un vertice serale proprio con Bossi. Dopo l’incontro al Quirinale infatti Berlusconi dovrebbe subito ripartire per Milano. Con il Senatur il premier parlerà anche del voto della Camera, in calendario per mercoledì, sulla richiesta di arresto di Alfonso Papa.
Ieri sera Bossi ha ribadito i dubbi espressi già sabato sull’arresto (no a manette prima della sentenza), ma ha anche ribadito che la Lega “vuole votare sì all’arresto”. “Penso – ha aggiunto – che la Lega voterà per l’arresto”. Una posizione che certo non fa dormire sonni tranquilli al Pdl, anche se i dubbi del Senatur potrebbero pesare sul voto. A pesare sugli equilibri all’interno della maggioranza è poi la paura per l’apertura di nuove inchieste che possano coinvolgere nuovi parlamentari oltre alla preoccupazione di nuove rivelazioni sull’inchiesta P4 che coinvolge Marco Milanese, ex collaboratore del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Il ministro ha intanto smentito la notizia dell’Unità secondo cui starebbe lavorando ad un suo partito di cui avrebbe già depositato il simbolo: era, spiega, una “cosa” (si chiamava prima ‘Futuro’ e poi qualcosa tipo ‘Positivo’) nata nel 2004 e rimasta “a dormire nel pubblico archivio”.
Altra ‘grana’ che il premier deve risolvere in tempi rapidi riguarda la sostituzione di Angelino Alfano, in procinto (pare martedì) di lasciare ufficialmente il ministero della Giustizia. Non è escluso che l’argomento sia affrontato domani nel colloquio con Giorgio Napolitano. Al momento, nomi in pole, non c’e ne sono.
La lista di candidati è composta sempre dagli stessi: Renato Brunetta, Donato Bruno, Maurizio Lupi, Anna Maria Bernini, Francesco Nitto Palma ed ultimo, in ordine di tempo, Enrico La Loggia. Il Cavaliere deve fare una scelta, è il ragionamento che fanno diversi dirigenti del partito, perché in questa situazione Alfano non può svolgere appieno nessuno dei due ruoli, né quello di ministro né quello di segretario del Pdl.