Roma – Sarkozy, attento. La prossima crisi del debito, avverte un articolo di Business Week che porta la firma di Mark Deen, potrebbe arrivare da Parigi.
“Il presidente Nicolas Sarkozy è stato un elemento chiave nel dare una risposta europea alla crisi del debito che fino a questo momento ha infettato la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo – inizia l’articolo di Deen – E tuttavia la cosa più importante che (Sarkozy) possa fare per sostenere l’euro è quella di gestire i problemi del proprio paese, che crescono sempre di più.
“Se continueremo a proseguire in questa traiettoria, andremo a sbattere direttamente contro il muro – dice senza tanti giri di parole Jacques Mistral, economista presso il think tank parigino IFRI e membro della commissione dei consulenti economici del primo ministro framcese – Non c’è spazio per una manovra”.
Le condizioni di salute della seconda economia europea, nota per essere anche tra i paesi che si sono dati più da fare per rimpolpare i finanziamenti europei anti-deficit, sono insomma a rischio. Molti pensano che il paese sia forte, ma Deen fa notare come, tradizionalmente una forte esportatrice di prodotti, la Francia si troverà a riportare quest’anno un deficit commerciale a livelli record.
Esaminando la situazione in cui si trova, il paese beneficia ancora di un rating sul debito ad AAA, e il suo debito nazionale ammonta a €1.600 miliardi, pari circa a quello della Germania. Tuttavia, con un rapporto sul pil al 7%, il deficit del 2010 è stato superiore a quello italiano e doppio rispetto a quello tedesco in termini relativi. E questo significa che, esclusi i paesi che stanno ricevendo i salvataggi, soltanto la Spagna e la Slovacchia stanno facendo peggio.
Ancora, la quota di mercato che la Francia detiene nelle esportazioni europee è scesa nei primi cinque mesi di quest’anno al 12,5%, contro il 15,6% del 2000 (dati resi noti da Coe-Rexecode, società di consulenza del governo francese). In più, il deficit commerciale francese è stato superiore ai €7 miliardi sia nel mese di aprile che in quello di maggio, ed è pronto a testare un record nel corso di quest’anno.
A condizionare le preoccupazioni sulla Francia è poi anche il fattore Italia. Già, afferma l’autore dell’articolo, visto che “il recente balzo dei costi di finanziamento sul debito che l’Italia deve sostenere mostra quanto gli investitori siano ora pronti ad attaccare a qualsiasi segnale di debolezza economica”.
David Blanchflower, professore presso Dartmouth College ed ex membro della Commissione di Politica monetaria della Bank of England afferma di essere così”davvero preoccupato che (gli speculatori) si dirigeranno verso la Francia”.
“La Francia ha un problema reale di competitività – aggiunge anche Eric Chaney, responsabile economista per AXA, a Parigi – Quando c’è competitività, c’è crescita, e diventa a quel punto molto facile sistemare i conti pubblici”. Ma, ovviamente, in assenza di competitività, le finanze pubbliche soffrono, visto che le società fanno meno profitti, pagano messo tasse, e i detentori delle obbligazioni pagano rendimenti più alti per essere compensati dal rischio di possedere titoli più rischiosi”.