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Caso Milanese, Tremonti pagava l’affitto in contanti

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Roma – Si riaccendono i riflettori sulla Giunta autorizzazioni e immunità della Camera che, concluso il caso Papa, da questa mattina (dopo il rinvio tecnico della scorsa settimana) è chiamata ad affrontare il caso della richiesta di arresto per il deputato Marco Milanese, dimessosi dall’incarico di consigliere politico del ministro Giulio Tremonti dopo l’inchiesta a suo carico dei pm napoletani che alla Camera chiedono anche l’autorizzazione all’apertura delle cassette di sicurezza a suo nome poste sotto sequestro e l’utilizzo dei tabulati delle intercettazioni telefoniche che lo riguardano.

Milanese ha depositato una memoria di una ottantina di pagine, in cui fra l’altro, denuncia l’esistenza del “fumus persecutionis” nei suoi confronti da parte dei magistrati, nega l’esistenza di 11 milioni di euro custoditi nelle cassette di sicurezza, sottolinea che Tremonti gli versava settimanalmente un corrispettivo pari a 4 mila euro mensili, per la casa messagli a disposizione a Roma. E, in particolare, nega con forza di essere stato un “deus ex machina” nelle nomine governative.

La Giunta per le autorizzazioni, presieduta da Pierluigi Castagnetti, valuterà la sua difesa ma poi, quasi sicuramente, la vicenda dovrebbe essere rinviata a settembre. Serve ancora tempo per esaminare le carte, la ragione. Il Pd è però intenzionato a chiedere che la giunta già adesso, comunque prima della pausa estiva, esprima il suo parere per l’aula sull’autorizzazione all’uso dei tabulati telefonici e all’apertura di cassette di sicurezza intestate a Milanese, per la quale lo stesso deputato Pdl ha chiesto di dare l’ok.

Sarebbe un segnale molto positivo, secondo noi anche a garanzia del deputato coinvolto. La gravità dei fatti addebitati non possono giustificare tattiche dilatorie”, ha affermato la capogruppo democratica in commissione Giustizia, Donatella Ferranti.

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“Il ministro Tremonti ha corrisposto, quale partecipazione all’affitto dell’immobile, a partire dalla seconda meta’ del 2008, la somma mensile di circa 4mila euro, corrispostemi settimanalmente”. E’ quanto scrive il deputato del Pdl nella memoria difensiva consegnata alla Giunta della Camera in relazione all’abitazione in centro di Roma che secondo i magistrati napoletani sarebbe stata ceduta gratuitamente da Milanese al titolare dell’Economia.

Il pagamento, sostiene l’ex consigliere del minis tro, e’ andato avanti fino a quando Tremonti non ha lasciato l’appartamento ed e’ stato effettuato sempre in contanti.

Marco Milanese non si considera il ‘deus ex machina’ delle nomine, e nelle sue cassette di sicurezza “non ci sono 11 milioni di euro: si tratta di notizie che fanno parte di una “strategia ben studiata”. Lo sostiene lo stesso deputato del Pdl nella memoria difensiva consegnata alla giunta della Camera.

“Si e’ assistito ad una campagna stampa – scrive l’ex consigliere di Tremonti – che nei miei confronti e’ stata particolarmente feroce, messa in atto in modo tale che si traesse il convincimento che anche semplici vicende personali ed economiche, comuni a molte persone, siano state per me invece il frutto di corruzione o finalizzate esse stesse all’illecito”.

E cosi’ facendo “si e’ finito per dare per scontato, addirittura, che all’interno delle mie cassette di sicurezza si trovino 11 milioni di euro, ovvero chissa’ quale altro tesoro, e che io potessi essere il deus ex machina di tutte le nomine, anche di quelle di primo livello: e voi sapete – scrive Milanese – che cosi’ non e”‘.

Secondo il deputato, si tratta di una “ben studiata strategia” finalizzata “da un lato a gettare discredito sulla persona e dunque sulla mia ‘preziosa’ attendibilita’ di testimone” e “dall’altro, “a condizionarvi attraverso la stampa e non attraverso la lettura degli atti”.

Alcune procure italiane sono “un colabrodo di notiziae criminis”. “Emblematico” – afferma Milanese – e’ il fatto che gli ultimi atti trasmessi alla Camera, “pur rimasti chiusi nella busta di invio, custoditi in cassaforte fino a lunedi’ 25 (luglio, ndr), siano stati propalati dalle agenzie di stampa del 23 e dai giornali del 24. Cosi’ come erano a conoscenza del fatto, pubblicato il 23, che sarei indagato a Roma per i presunti rapporti con Sogei”.

In questo quadro, prosegue, “mi torna in mente il fatto che l’accusa mossa nei miei confronti e’ proprio quella di rivelazione di segreti e mi rammarico del fatto che ancora nessuno si voglia rendere conto che le Procure della Repubblica, almeno alcune, sono un colabrodo di notiziae criminis, di iniziative investigative e di atti processuali riservati, da molti anni, facendo finire sulla stampa le riprese visive di interrogatori di un indagato”.

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Non ricorrono ne’ i gravi indizi di colpevolezza ne’ i presupposti per l’applicazione della custodia cautelare. E’ con un memoria di un’ottantina di pagine, a cui si aggiungono alcuni allegati, che il deputato Pdl ex consigliere politico del ministro dell’Economia, si ‘difende’, secondo quanto si e’ appreso, davanti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio che, sul caso, si riunira’ domattina.

Milanese sottolinea la presenza di ‘fumus perscutionis’, soggettivo ed oggettivo, sostenendo che l’indagine assume la forma di persecuzione perche’ viene applicato un criterio diverso rispetto ai casi che riguardano imputati non parlamentari come lui. Nella stessa memoria, il parlamentare si soffermerebbe, sempre secondo quanto si e’ appreso, anche sull’appartamento in via Campo Marzio, affermando che al pagamento dell’affitto, con 4.000 euro al mese corrisposti a lui stesso di settimana in settimana, avrebbe partecipato lo stesso ministro Tremonti.