Mercati

Bond Italia sotto tiro. Colpa del debito Usa? No, e’ il governo, bellezza. In 5 sedute: -6,5%

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Milano – Milano conclude l’ultima sessione dell’ottava recuperando dai minimi intraday (-1,75%), ma la giornata si conferma all’ultimo respiro per i bond italiani, colpiti dalla continua speculazione, che ha l’Italia e in ultima istanza l’euro, nel mirino. Dopo paurosi sbalzi in su e giu’ il Ftse Mib conclude con -0,67%.

Solo che il debito Usa non c’entra nulla: sono governo e la maggioranza debole che alimentano i continui tonfi dei bond italiani. Negli hedge funds e ai desk dei grandi investitori globali appare risibile la tesi di chi attribuisce l’attacco della speculazione contro Btp e Borsa di Milano alla crisi sul bilancio in America. Le motivazioni sono esclusivamente di natura politica: 1) il governo e’ debolissimo, con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti che avendo perso credibilita’ internazionale (accuse di corruzione e associazione a delinquere per il suo piu’ stretto collaboratore) deve dimettersi ma non lo fa; 2) la manovra di 47 miliardi e’ di fatto gia’ vanificata dal rialzo dei tassi che il Tesoro deve pagare sui bond in via di emissione, con lo spread btp/bund quasi raddoppiato ijn poche settimane; 3) la maggioranza sfilacciata si autoblinda in modo ossessivo con voti di fiducia segreti (come e’ accaduto oggi con il cosidetto processo lungo) e approva provvedimenti che paiono essere contro gli interessi del paese e a favore invece di una sola parte. Mentre i due leader di PDL e Lega (Berlusconi e Bossi) sono insediati da continui tentativi di golpe interni, che non vengono ancora alla luce pubblicamente. Per tutti questi motivi congiunti, lo spread tra btp e bund tedesco e’ salito verso i nuovi massimi da quando esiste l’euro, cioe’ da 11 anni, e il tasso del Btp a 10 anni ha toccato il 5,9%, cioe’ in zona pre-allarme rosso. Con un terribile flash-back comparativo, e’ dove si trovava la fallita Grecia non molti mesi fa.

L’indice FTSE/Mib ha chiuso la seduta in calo dello 0,67% pagando la debolezza del comparto bancario (che solo in chiusura recupera in parte) e, ancora una volta, di Finmeccanica. Le preoccupazioni riguardano sempre la tensione sui debiti periferici dopo che Moody’s ha messo sotto osservazione il rating ‘AA2’ della Spagna. Accelerazione al ribasso nel pomeriggio dopo i deludenti dati macro Usa sulla crescita economica. Tra i titoli, cedono Parmalat, Mediolanum e Mediaset mentre resistono Autogrill, Buzzi e Telecom Italia.

Gli investitori hanno guardato costantemente ai movimenti dei titoli di stato italiani, con la pressione che è tornata ad acuirsi in modo violento per poi frenare, ma di poco: lo spread tra btp e bund tedesco è di nuovo sui massimi, a 330 punti base, con il tasso del bond a 10 anni che riscende dal 5,9% e si attesta al 5,846%. (ieri era arrivato a superare il 5,9%). I CDS (credit default swap) sui titoli di stato italiani a 5 anni rimbalzano a 311 e il differenziale wsi/ita a 10 anni è a 300.

In una situazione del genere, a Piazza Affari hanno sofferto di nuovo i bancari (lo spread rimane molto alto, così come rimangono elevati gli altri indicatori), che hanno però ridotto i cali con lo smorzarsi – lieve – delle tensioni sui titoli di stato, avvenuto negli ultimi minuti della seduta. Unicredit -1,03%, Ubi Banca +0,48%, mentre scende MPS -0,67%, così come anche Intesa SanPaolo -0,62%; Banco Popolare -0,74%. Hanno fatto però decisamente peggio altri titoli, come Finmeccanica, arretrata del 6,5% dopo essere crollata ieri del 17%, e Parmalat -5,2%. Sotto i riflettori invece tra i rialzi soprattutto Lottomatica (+9%) e Autrogrill (+5,8%).

SI CHIUDE UNA SETTIMANA PESANTE PER IL FTSE MIB. L’indice Ftse Mib conclude questa ottava con un record negativo, perdendo il 6,5%. I media internazionali parlano ormai del caso Italia e alcuni si domandano da tempo: sarà la prossima Grecia?

Azioni Italia

Acea (EUR6,15): ha chiuso il 1H con un utile netto in flessione a EUR13,2 mln dai EUR82,9 mln di dodici mesi fa e ricavi consolidati attestatisi a EUR1,6 mld in calo del 4% rispetto ai EUR1,67 mld del 2010. Il risultato operativo è passato da EUR167,8 mln ai EUR30,4 mln attuali, mentre il Mol è risultato pari a EUR288,9 mln, in calo di EUR32,2 mln dal 1H10. In seguito all’esito dei recenti referendum e alle conseguenti incertezze normative, la società ha previsto accantonamenti che hanno fortemente condizionato i risultati dei primi sei mesi del 2011 e che potranno influenzare i risultati di fine
esercizio 2011.

Autogrill (EUR9,245): ha chiuso il secondo trimestre con utili netti a EUR43,4 mln, in aumento del 33,2% rispetto allo stesso periodo 2010 e Ebitda pari a EUR165 mln (+7,6%). I ricavi si sono attestati a EUR1,45 mln, in rialzo del 2% (+6% a cambi omogenei). L’andamento delle vendite nel ‘food & beverage’ è stato di -1,1% (+3,2% a cambi omogenei) e nel ‘travel retail’ di +9,4% (+12,5% a cambi omogenei), per le maggiori vendite a passeggeri verso le destinazioni extra-Ue dagli aeroporti spagnoli e inglesi.

BPER (EUR7,08): optimum, la Sgr controllata, ha avviato trattative in esclusiva con Arca Srg, gestore che fa capo a numerose banche popolari tra cui lo stesso gruppo emiliano, per la cessione dei propri fondi. BPER informa inoltre che, attraverso la controllata Meliorbanca, ha perfezionato la cessione ad Exprivia della totalità del capitale di Sistemi Parabancari (Sis.pa) per un corrispettivo di EUR5,1 mln.

Brembo (EUR9,41): ha chiuso il 1H11 con utile netto di EUR24,7 mln, in crescita del 32,6% rispetto all’anno precedente, a fronte di ricavi a EUR632,7 mln, il 19% in più rispetto allo stesso periodo del 2010. Per la restante parte dell’anno la società si attende un positivo andamento nella crescita del fatturato, anche se resta la cautela per l’incertezza dello scenario macroeconomico.

Datalogic (EUR6,39): ha chiuso il 1H con un utile netto in calo a EUR7,8 mln dagli EUR11,2 mln dei primi sei mesi 2010. In progresso del 10,2% i ricavi a EUR210,2 mln e del 22,5% per il Mol, salito a EUR31,8 mln. L’indebitamento
finanziario netto è migliorato a EUR71,9 mln, dal rosso di EUR76,5 mln di fine 2010.

Terna (EUR3,18): ha chiuso il primo semestre 2011 con un Ebitda a EUR608,4 mln in salita del 6,8% ed un utile delle attività continuative a EUR236,2 mln in progresso del 0,8%. I ricavi del periodo sono stati pari a EUR796,2 mln in
crescita del 4,4%. In seguito alla pubblicazione dei conti il board ha reso noto che prevede che, a fine anno, il Gruppo raggiunga gli obiettivi dell’esercizio in corso previsti nel Piano Strategico 2011-2015.

ANCHE ALTRE BORSE UE IN CALO, SI TEME PER GLI USA . Prosegue al ribasso anche la sessione delle altre piazze finanziarie europee, in peggioramento: Londra -0,54%, Francoforte -0,14%, Parigi -0,90%% e Madrid, dopo la minaccia sul rating sul debito arrivata da Moody’s, finisce con -0,07%.

L’EuroStoxx50 archivia le contrattazioni in flessione di circa mezzo punto percentuale con le piazze europee che pagano il comunicato di Moody’s sul rating spagnolo e la debolezza dei dati macroeconomici statunitensi. A livello settoriale resiste il solo comparto telefonico mentre le peggiori performance sono registrate dalle utilities e dal settore finanziario. Tra i titoli, in lettera Agricole, ING, Carrefour e Axa; in controtendenza Saint Gobain, Telecom Italia e France Telecom.

Azioni Estero

Anglo American (GBp2906): ha archiviato il 1H con un utile netto (attribuibile agli azionisti) in progresso del 93% a USD2,99 mld, in aumento del 22% anche i ricavi che si sono attestati a EUR18,12 mld. Gli utili sono saliti del 38% a
USD6,02 mld, tendenzialmente in linea con le attese di USD6,06 mld. Il CdA ha deciso una distribuzione di un dividendo intermedio pari a USD0,28 per azione (+12% rispetto al 1H10).

Edf (EUR26,46): ha migliorato del 54% i profitti netti grazie all’aumento dell’output di energia nucleare lasciando stabile l’outlook per l’anno 2011 con l’obiettivo di un aumento di Ebitda del 4-6%. I profitti sono saliti a EUR2,55 mld da EUR1,66 mld del 1H10, mentre l’Ebitda è sceso a EUR8,62 mld (-17%). In lieve calo il fatturato attestatosi a EUR33,46 mld.

Nomura (JPY376): ha visto i suoi profitti trimestrali aumentare di 7 volte grazie al fatturato dell’investment trust. Il maggior gruppo giapponese del security business ha riportato profitti netti pari a USD229 mln nel primo trimestre fiscale, rispetto ai circa USD30 mln dell’analogo periodo 2010, ben oltre il consensus degli analisti intorno ai USD176 mln. In netto rialzo anche il fatturato che registra un balzo del 36%.

Samsung Electronics (KRW844000): ha evidenziato un calo trimestrale dell’utile netto a circa USD3,3 mld (-18% sull’analogo periodo 2010), soprattutto a causa del calo della domanda di televisioni e di personal computers.

EURO IN RIPRESA. L’euro rimbalza di colpo con il recupero dell’azionario e vira in territorio positivo nei confronti del dollaro, superando anche la soglia degli $1,44. Sul fronte delle commodities, il petrolio Wti scambia a USD96 al barile in calo a causa dei timori sulla tenuta
dell’economia Usa.

Macroeconomia e tassi

I prezzi alla produzione in Italia a giugno sono cresciuti dello 0,1%, mentre le attese erano di un +0,2% e a maggio il valore su base mensile era di -0,1%. Su base annua la crescita è stata del 4,3%, inferiore al dato di maggio (+4,5%) e alle attese (+4,7%). Il dato preliminare sull’inflazione italiana elaborato dall’Istat in luglio è uscito nelle attese al +0,3% m/m (attese +0,3%) e in accelerazione rispetto a giugno (+0,1%). L’inflazione su base annua è invece al +2,7% come nelle attese e a giugno. Il valore cambia se i dati vengono normalizzati secondo i parametri europei: -1,7% su mese (attese -1 %, giugno +0,1%) e calo su base annua al 2,1% dal 3% di
giugno (attese +2.9%).

Il flash di inflazione in luglio nei Paesi dell’Eurozona si è assestato su base annua al +2.5%, in calo rispetto alle
attese di 2,7% ed al 2,7% di giugno. Il Pil degli Stati Uniti nel 2Q è cresciuto dell’1,3%, meno delle attese di un +1.8% ma più del dato del 1Q rivisto oggi al +0,4% (dal +1,9% del dato preliminare). L’indice Chicago PMI si
attesta in luglio 58,8 pts, livello inferiore sia rispetto alle attese di 60
pts sia rispetto ai 61,1 di giugno. L’indice della Michigan University che
misura la fiducia dei consumatori degli Stati Uniti a luglio è uscito, in linea con il consenso e col dato preliminare, a 63,7 pts.