Società

Onu: in Italia donne come oggetti sessuali, colpa dei politici

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Roma – In Italia le donne sono rappresentate come oggetti sessuali. Questa una delle principali critiche sollevate all’Italia dal comitato delle Nazioni Unite che ha il compito di monitorare l’attuazione della convenzione Onu per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (Cedaw) negli Stati che l’hanno ratificata.

“Ci auguriamo che il governo ascolti le raccomandazioni del comitato Onu”, hanno detto le attiviste della piattaforma “Lavori in corsa: 30 anni Cedaw”, che hanno presentato alle Nazioni Unite un “Rapporto ombra” sullo stato di attuazione della convenzione in Italia. “La nostra piattaforma si impegna fin d’ora a monitorare l’operato del governo nel dare seguito alle raccomandazioni che gli sono state rivolte”.

Secondo le Nazioni Unite, in Italia persistono profondi stereotipi che hanno un impatto schiacciante sul ruolo della donna e sulle responsabilità che essa ha nella società e in famiglia. Complici le dichiarazioni pubbliche dei politici, che non fanno altro che incrementare tale profondo dislivello tra i sessi. Altro capitolo è quello delle violenza contro le donne.

Nonostante la nota positiva per l’adozione della legge 11/2009 che introduce il crimine di stalking, il comitato esprime la propria preoccupazione per l’alto numero di violenze perpetrate su donne e bambine, per la mancanza di dati sulle violenze contro immigrate, rom e sinti e per la persistenza di attitudini socio-culturali che “condonano” la violenza domestica. In particolare, stupisce e preoccupa l’alto numero di donne uccise da partner o ex-partner, indice del fallimento dell’autorità nel suo fondamentale compito di protezione delle donne.

Per questo il comitato Onu chiede al governo di presentare entro due anni un rapporto sulle misure intraprese contro stereotipi e violenza di genere e raccomanda al nostro Paese di adottare tutte le misure legali, amministrative, politiche ed educative necessarie a ridurre tali stereotipi. In particolare, le Nazioni Unite chiedono che lo Stato intervenga sulle immagini sessiste divulgate dall’industria della pubblicità e dai media, nelle quali donne e uomini sono spesso raffigurati in modo stereotipato.

Sul piano del mercato del lavoro, il comitato rileva la costante disparità di salario e di trattamento tra uomini e donne e le scarse misure introdotte dallo Stato per conciliare vita e lavoro. In particolare, colpisce l’alto numero di madri che abbandonano il posto di lavoro dopo la nascita del figlio e la bassissima fruizione da parte dei padri italiani del congedo parentale (solo il 10%).

Per questi motivi, tra le raccomandazioni fatte al Governo, si chiede che vengano introdotte urgentemente misure che incrementino il numero di donne impiegate e che portino all’abolizione sostanziale della pratica dei “dimissioni in bianco”.