Società

Si ai sacrifici, ma cominci la Casta

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Di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella

??Sotto lo slogan «No problem. W l’Italia», quasi surreale di questi tempi, il governatore calabrese Giuseppe Scopelliti partecipa nelle vesti di «Peppe Dj» alla diretta radio di Rtl 102.5 . Evviva. Il guaio è che i soldi per sponsorizzare «Miss Italia nel mondo» e tre settimane di «diretta» dal lungomare reggino, accusa il Corriere della Calabria, sarebbero stati presi dall’amputazione dei fondi per il «contrasto alla povertà e il sostegno alle famiglie».

Di là dello Stretto, in Sicilia, dove l’assessorato al Turismo offre 600 (seicento) serate-show compresi i «Nuovi Angeli» a Comitini, centinaia di pensionati-baby sfruttano la legge 104 (parente disabile da accudire) e vanno a prendere assegni regionali che sono mediamente di 45.447 euro l’anno, il triplo di una pensione media dell’Inps.

Alla Regione Lazio, che schiera 11 dipendenti per ogni «onorevole» (Palazzo Madama ne ha 3 per ogni senatore), il vitalizio degli ex consiglieri, che vanno in pensione anche a 50 anni, è calcolato non solo sull’indennità ma addirittura sulla diaria. La diaria! A Bologna la proposta del nuovo sindaco pd di ridefinire l’area metropolitana svuotando la Provincia è avversata dalla presidentessa pd della Provincia che punta anzi a una nuova sede da 31 milioni.

Nel Veneto, il consigliere Massimo Giorgetti ha ritirato la delega a una trattenuta dal suo stipendio di 500 euro: era stufo di essere l’unico baccalà ad aver preso sul serio la legge «moralizzatrice» votata dai colleghi all’unanimità. A Verona il presidente della municipalizzata luce e gas, che è anche segretario della Lega (messo lì dal sindaco leghista: l’avessero fatto i dicì o i comunisti apriti cielo!), ha deciso di sponsorizzare l’Hellas: 700 mila euro. Offrendo pure uno sconto sulle bollette a chi fa l’abbonamento allo stadio.

Pochi episodi. Che mostrano come i costi della politica, diretti o indotti, non riguardino solo Roma. Anzi, sotto certi aspetti i privilegi, gli sprechi, le megalomanie (si pensi alle «ambasciate» aperte dalle regioni in giro per il pianeta) sono più estesi, gravosi e difficili da sradicare là dove l’occhio dei cittadini è meno attento.

Tutto ciò pone a chi oggi deve chiedere sacrifici agli italiani un obbligo morale: per chiedere quei sacrifici deve farne. Dimostrando di volere dare davvero un taglio a un andazzo che appare sempre più insopportabile. Vale per il Palazzo, per lo Stato centrale, per gli enti locali.

E non ne usciremo invocando l’autonomia e il federalismo (troppe volte interpretati come capriccioso arbitrio) quasi fossero la panacea di tutti i mali. Serve una svolta. Che riconosca, ovvio, il diritto di ciascuno a governarsi e assumersi le proprie responsabilità. Ma con paletti rigidi. Il prezzo di tanti reucci, principi e ducetti decisi a ingraziarsi la plebe non ce lo possiamo permettere.

Come ricorda nella sua ultima requisitoria il procuratore generale siciliano della Corte dei conti, Giovanni Coppola, una certa deriva politica disperde enormi quantità di denaro in migliaia di gocce clientelari. Ogni goccia è solo una goccia. «Ma in definitiva il mare è formato da tante gocce d’acqua». E noi rischiamo di annegarci.

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Di Davide Vecchi

Manca solo lo chef. Quindi il ristorante potrebbe rimanere chiuso. Ma la buvette assicurerà un servizio regolare. I camerieri sono stati richiamati e anche trenta, tra uscieri e personale, sono precettati. Per l’intera giornata di giovedì. I marmi dei corridoi già lunedì erano stati tirati a lucido e le impalcature dei lavori di manutenzione, che ogni anno si svolgono ad agosto, prontamente nascoste. Purtroppo rimane inagibile parte del cortile interno: i vasi di limoni e delle palme nane sono stati raccolti in un angolo per permettere i lavori del nuovo impianto di irrigazione automatica. Ma per fumare ci sono le sale interne e i divani lungo i corridoi sono stati rimessi al loro posto.

Montecitorio è dunque pronto per la riapertura estiva. I deputati potranno così lavorare anche ad agosto, come annunciato, senza troppe difficoltà e senza dover rinunciare a nulla. Già hanno dovuto cancellare le vacanze. Il neoministro della Giustizia, Nitto Palma, ha persino diffuso un comunicato per far sapere di aver cancellato il viaggio di un mese in Polinesia. E a ferragosto visiterà il carcere di Regina Coeli. Tutti al lavoro dunque. Rimane l’inconveniente del ristorante, ma la ricerca di un chef disponibile è ancora in corso.

La zona intorno alla Camera si è rianimata lunedì mattina. Tutti in apprensione per quanto sta accadendo ai mercati internazionali. Se persino l’America soffre, figurarsi l’Italia. Quindi tutti al lavoro per riaprire il parlamento e far sì che il governo possa operare al meglio per individuare delle soluzioni. Lo ha detto anche Silvio Berlusconi sabato scorso lasciando Roma: “Continuiamo a lavorare, già lunedì sarò di ritorno”. Poi è partito per la Sardegna. E nella Capitale ancora non s’è visto. Neanche oggi. Ma domani deve incontrare le parti sociali alle 17 a Palazzo Chigi. E questa volta non può demandare al fidato Gianni Letta. Perché i rappresentanti delle 18 sigle invocano soluzioni concrete e si incontreranno in un prevertice alle 15 in via Veneto, presso la foresteria di Confindustria, per poi marciare compatti dal Cavaliere. Al termine dell’incontro ci sarà un vertice del Pdl in via dell’Umiltà, convocato da Angelino Alfano “sulla crisi internazionale e sulle misure allo studio dell’esecutivo”. Sono stati invitati a partecipare i capigruppo, i coordinatori e i ministri che avranno preso parte all’incontro con le parti sociali. “Vogliamo obiettivi chiari e trasparenti”, anticipano i sindacati. Chiarezza sugli obiettivi da raggiungere, trasparenza sui suggerimenti arrivati dalla Bce, tagli della spesa pubblica, statuto dei lavori. Per citare alcuni degli argomenti che domani saranno recapitati al Cavaliere.

E le soluzioni arriveranno, garantisce Daniele Capezzone. “Il governo agisce”, dice il portavoce del Pdl. E di fatto lunedì a Gemonio, nel paese di Umberto Bossi, se ne è avuta una prova concreta. Il senatùr ha riunito nella sua abitazione un mini vertice dell’esecutivo con Roberto Calderoli e il ministro dell’economia, Giulio Tremonti. I tre sono stati due ore chiusi in casa. Fuori l’economia globale continuava a crollare, Wall Street scandagliava inesplorati terreni negativi, i primi ministri di due Paesi solidi come Francia e Germania spronavano l’Italia a “realizzare immediatamente le manovre annunciate”, con la Bce e la Ue a fargli da eco e lo spettro della recessione diventava un rischio concreto. Dopo due ore di vertice i tre ministri sono usciti dalla casa di Bossi. Il leader leghista ha prima mostrato il dito medio ai giornalisti (accalcati fuori dal cancello in attesa di conoscere il risultato del vertice) e ha poi annunciato: “Seguiamo l’Europa”. Ammettendo poi che il governo italiano è commissariato: “La realtà è venuta a farci visita”, ha aggiunto. Nient’altro.

Dal ministro dell’economia, invece, neanche una parola. E di domande ne son volate. Quando anticiperete la manovra come hanno chiesto Merkel e Sarkozy? Come intendete rassicurare Piazza Affari? L’acquisto da parte della Bce dei buoni di Stato è stato accompagnato dalla richiesta di agire subito, cosa farete? Ci sarà un consiglio dei ministri straordinario a breve? Un’unica risposta da Tremonti: “Non parlo”. Poi ha aggiunto: “La moto”. E i tre si sono allontanati per andare a vedere “la moto”: una Bmw Gs 1200 Adventure (prezzo di listino 16mila euro il modello base) da poco acquistata da Roberto Calderoli che l’ha usata per raggiungere Gemonio. Neanche ieri, dunque, il governo italiano ha voluto rendere noto al mondo quali strumenti adotterà per placare i mercati. Nonostante tutti, dalla Bce ai governi europei, chiedano immediate azioni concrete. E’ il solito Capezzone però, oggi, a parlare e annunciare qualche provvedimento. “Privatizzazioni e liberalizzazioni; interventi su mercato del lavoro e welfare; una riforma della previdenza che tenga conto di tendenze anagrafiche ormai consolidate, sono tutte cose che servono al Paese”.

Il giorno in cui si saprà finalmente come l’Italia darà una sferzata alla propria economia è ormai vicino: giovedì. Quando Montecitorio riaprirà per far lavorare i parlamentari. Loro hanno detto di aver rinunciato alle vacanze per individuare e trovare delle soluzioni e giovedì ritorneranno in aula. Ci saranno tutti i big, i capigruppo di Camera e Senato sia di maggioranza sia di opposizione; il governo dovrebbe presentarsi al gran completo, sottosegretari compresi. Giovedì alle ore 11 i parlamentari della Repubblica torneranno in aula. I lavori riprenderanno alle 11 con l’informativa di Tremonti alle commissioni permanenti Bilancio e Affari Costituzionali. E termineranno alle 13. Dopo due ore. E poi tutti via, in vacanza fino al 6 settembre. Sì, perché il lavoro durerà due ore. Ma la Camera riapre, i camerieri sono già stati richiamati per far funzionare la buvette e i pavimenti tutti tirati a lucido. Sì manca lo chef, ma c’è ancora tempo e forse si riesce ad aprire anche il ristorante.