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Dexia sciolta: non esiste piu’. Spezzatino e nazionalizzazione

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Bruxelles – L’istituto franco-belga Dexia, al centro dell’attenzione ormai da settimane per il rischio reale di un crack, diventa l’ultima vittima della crisi. Raggiunto in extremis dopo una riunione fiume di 14 ore un accordo per nazionalizzare la sua divisione bancaria belga ed allo stesso tempo ricevere garanzie statali.

Un caso, questo, che potrebbe fare pressioni su altri governi europei affinché rafforzino i loro settori bancari.

Di fatto, il governo belga – ammesso che riesca a tornare operativo dopo oltre 480 giorni di impasse per le divisioni intestine tra valloni e fiamminghi – verserà 4 miliardi di euro per acquistare Dexia Bank Belgium, la più grande divisione belga, che ha uno staff di 6.000 persone e depositi pari a 80 miliardi di euro da parte di 4 milioni di clienti.

Di fatto Dexia come la conoscevamo fino a ieri – e che peraltro controlla l’istituto italiano Crediop – non esiste piu’. Intanto i titoli cedono il 26% alla borsa di Parigi.

Uno dei maggiori scandali emersi nelle ultime ore e’ che l’amministratore delegato del gruppo, Pierre Mariani, ha guadagnato 1 milione 950 mila euro nel 2009 e nel 2010 nonostante la gestione traballante dell’istituto e sopratutto nonostante le garanzie del governo per 150 miliardi (di cui 6,4 miliardi di euro freschi di capitale versati dai contribuenti) e il piano di salvataggio delle autorita’ di politica monetaria americana della Fed in seguito alla crisi subprime.

Il governo belga ha fatto un’offerta da 4 miliardi di euro per acquisire il controllo della totalita’ della Dexia Banque Belgique (Dbb), braccio belga del gruppo Daxia. Lo ha confermato il ministro belga delle Finanze Didier Reynders in una conferenza stampa, definendo ”ragionevole” questo prezzo.

“In questo accordo – ha aggiunto – la volonta’ del governo belga non e’ quella di restare indefinitamente in questa banca ne’ di uscirne in tempi rapidi, ma di assicurarne la continuita’”.

La decisione di assumere il controllo della Dbb e’ stata annunciata ufficialmente dal primo ministro belga, Yves Leterme, al termine di un consiglio dei ministri convocato a tarda notte, dopo la riunione del consiglio di amministrazione di Dexia.

“Siamo contenti – ha detto Leterme – di essere riusciti a liberare la Dbb da tutti gli oneri e da tutti i rischi che avrebbero potuto provenire dal contesto interno della holding Dexia Sa’”.

Secondo il premier, questa misura “mettera’ in sicurezza” la banca sul suolo belga. Ha quindi rassicurato le famiglie, affermando che potranno essere “sicure e certe che i loro soldi sono al sicuro sul loro conto corrente”. Ha poi tranquillizzato anche i contribuenti belgi, sottolineando che “il rischio e’ sotto controllo e il costo dell’operazione e’ relativo”.

Il ministro delle Finanze Reynders ha quindi precisato che il Belgio garantira’ anche il finanziamento della futura ‘bad bank’ che accompagnera’ il salvataggio di Dexia fino a un massimo del 60,5%, pari ad un ammontare di 54 miliardi di euro. La Francia contribuira’ per il 36,5% e il Lussemburgo per il 3%.
[ARTICLEIMAGE]Con cio’ le garanzie dei tre Stati coinvolti nella vicenda Dexia si attestano sui 90 miliardi di euro. Senza contare la liquidita’ iniettata nel 2008 e 2009. L’attuale garanzia – ha precisato ancora il ministero delle Finanze – “sara’ remunerata conformemente alle esigenze europee, e “testimonia gli importanti sforzi dispiegati dai tre governi a favore della stabilita’ finanziaria all’interno della zona euro”.