New York – Si sono ripresi Zuccotti Park, ma tra gli indignati di ‘Occupy Wall Street’, inizia a farsi strada l’idea che “per ripartire più forti di prima” sia necessario trovare un nuovo quartier generale. Non appena il giudice ha letto la sentenza che consente ai manifestanti di tornare nel parco da cui erano stati cacciati nella notte tra lunedì e martedì – ma senza tende, sacchi a pelo e materassi – la polizia ha riaperto l’area di Liberty Plaza, e circa un migliaio di persone si sono riunite a Zuccotti per continuare la protesta e decidere i prossimi passi.
Con il passare delle ore però il numero dei manifestanti è andato scemando. Senza tende, generatori e attrezzi da cucina la situazione è apparsa subito difficile, e solo poche decine di irriducibili hanno passato la notte di martedì all’addiaccio sulle panchine, cercando di coprirsi con ombrelli e sacchi della spazzatura.
Secondo quanto riportato dalla stampa americana gli indignati stanno cercando di trovare una “nuova casa” per continuare a marciare compatti e gridare la loro rabbia contro il sistema finanziario e gli gli squali di Wall Street. “Si tratta solo di un incidente di percorso, non ci facciamo intimidire”, è stato il commento di Danny Alterman. Un altro ragazzo teneva alto un cartello che ironicamente ricordava il “grand re-opening”, la grande riapertura, di ieri sera.
“Questo movimento è molto di più di una piazza quadrata nel centro di Manhattan”, ha detto invece Han Shan, uno degli organizzatori di ‘Ows’, che dopo la sentenza del giudice si è messo all’opera per trovare uno spazio all’interno di alcune chiese della città, dove gli altri attivisti potessero passare la notte. Ancora non è chiaro se gli indignati cercheranno un nuovo spazio comune o si divideranno in piccoli gruppi. Nel frattempo rimane alta la tensione con la polizia, che continua a presidiare la zona per evitare lo scoppio di violenze.
Gli agenti hanno già preso di mira gli accampamenti dei manifestanti anche a Oakland, Portland, Seattle e in altre metropoli americane, costringendoli a sgomberare dai loro campi base. A Los Angeles, sulla scia di quanto accaduto ieri a New York, le autorità sono pronte a cacciare la folla loro quartier generale davanti al municipio.
“Non si può sfrattare un’idea”, continuano a ripetere all’unisono gli attivisti dai quattro angoli del Paese. E a sostenere la causa degli indignati a stelle e strisce c’é anche Bob King, leader del ‘United Auto Workers’, uno dei più importanti sindacati degli Stati Uniti. “Il diritto alla protesta è sacrosanto – ha detto King – Dopo aver pubblicamente criticato l’aumento delle tasse ai ricchi e il messaggio di ‘Occupy Wall Street’, Bloomberg ha messo a segno un altro colpo contro il 99%” di persone ‘normali’. Dal 18 al 20 novembre il sindacalista si unirà all’occupazione degli attivisti a Columbus, in Georgia.
Intanto le proteste di Londra rischiano lo stop. L’amministrazione di Londra ha ordinato ai manifestanti di liberare il suolo pubblico entro le 18, se no chiederà all’Alta Corte di autorizzare un intervento forzato.