Mercati

Milano +4,3%, Ftse Mib supera quota 15.200

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Milano – Le borse europee hanno chiuso all’insegna del rally, grazie all’azione coordinata delle banche centrali a sostegno dei mercati e alla notizia a sorpresa arrivata dalla Cina. In forte rialzo l’intero azionario globale, che ha riportato il maggior rally in tre giorni dal 2009.

L’indice Ftse Mib ha concluso la sessione balzando del 4,38%, a quota 15.269. In forte rialzo anche Londra +3%, Francoforte +4,8%, Parigi +4,2% e Madrid +3,5%.

La Bce ha annunciato di aver concordato insieme alla Banca del Canada, Banca d’Inghilterra, Banca del Giappone, Federal Reserve americana e Banca Nazionale della Svizzera “azioni coordinate” per migliorare le rispettive capacità di assicurare liquidità al sistema finanziario. Obiettivo è “attenuare le tensioni dei mercati e così mitigare le restrizioni sull’approvvigionamento di credito a imprese e famiglie”.

In un momento in cui sono le banche a preoccupare tutto il mondo, l’allentamento dei requisiti obbligatori da parte di Pechino porta conforto ai mercati. E la notizia successiva relativa all’intervento concertato delle banche centrali migliora ulteriormente il sentiment.

Dal canto suo Pechino ha tagliato di 50 punti base il coefficiente di riserve obbligatorie per le banche, facendo un passo indietro rispetto alle manovre di politica monetaria restrittiva adottate nel corso di quest’anno.

Il Wall Street Journal ha riportato poi alcune indiscrezioni secondo cui i leader dell’Unione europea avrebbero raggiunto un accordo sul piano di garanzie dei debiti delle banche a lungo termine, anche se il piano, precisa il quotidiano finanziario, non sarebbe ambizioso come si era sperato inizialmente. Secondo le prime indiscrezioni, le banche centrali di ogni paese aiuteranno sosterranno le banche nel pagamento delle garanzie sui loro debiti, ma l’ipotesi della “garanzia congiunta” sarebbe stata scartata.

Sul Ftse Mib Unicredit +2,13%. Volano altri titoli bancari: Ubi Banca +5,10%, Banco Popolare +6%, Intesa SanPaolo +5,6%, MPS +2,70%, Banca Popolare dell’Emilia Romagna +10,91%. La nota di S&P, che ha tagliato il rating su 15 banche, principalmente in Europa e in America, passa al momento in secondo piano.

Sul fronte del mercato dei titoli di stato lo spread Italia-Germania, che in mattinata si era avvicinato a quota 510 punti base, si allontana notevolmente dai massimi intraday e scende del 3,4% a quota 474, con i rendimenti dei titoli di stato a dieci anni che perdono anch’essi il 3% circa al 7,02%.

Sul fronte dei titoli a due anni, i rendimenti sono in calo del 2% al 6,93%, con lo spread Italia-Germania a due anni in flessione dello 0,92% a 660 punti.

L’Italia rimane però sempre osservata speciale: circolano rumor secondo cui il paese sarebbe infatti in contatto con l’Fmi per ricevere un piano di aiuti del valore di 333 miliardi di euro nell’arco di due anni.

Il quotidiano britannico The Guardian pubblica poi un articolo citando un rapporto confidenziale di cui è venuto in possesso e stilato dalla Commissione Europea e dalla Bce: in questo rapporto, l’Italia è a rischio insolvenza. E proprio di questo, e delle conseguenze devastanti che uno scenario del genere avrebbe sull’euro e sulle grandi economie di Eurolandia come Germania e Spagna, si è parlato ieri sera nella riunione dei ministri delle finanze a Bruxelles.

La situazione in cui versa il paese rimane particolarmente delicata, visto che i costi per finanziare il suo debito sono reputati ormai insostenibili, con i tassi sui titoli di stato a dieci anni, ma anche due anni, sopra il 7%. Le aste, poi, non fanno altro che confermare l’aumento dei rendimenti.

Un allarme sul rischio fallimento dell’Italia e sui problemi di liquidità è stato lanciato proprio oggi anche dal numero uno della Consob, Giuseppe Vegas. “Il nostro sistema creditizio ha tra i suoi asset titoli di stato italiani per 160 miliardi e titoli di stato degli altri ‘Pigs’ per 3 miliardi. A fronte di questo – ha detto Vegas- le nostre banche hanno titoli ‘tossici’, essenzialmente mutui subprime, per una quota pari al 6,8% del patrimonio di vigilanza contro una media europea del 65,3%.

Guardando al fronte dei mercati azionari in generale, nel corso di questo mese più di 3.000 miliardi di dollari sono stati persi in termini di capitalizzazione dai listini globali, sulla scia dell’aumento dei rendimenti italiani e spagnoli, che hanno confermato un peggioramento della crisi del debito.

“Grandi banche sono sotto pressioni e questo fattore sta accadendo a livello globale, per i problemi di finanziamento europei – ha commentato Anthony Crescenzi, vice direttore generale presso Pimco, intervistato da Bloomberg – Le autorità di regolamentazione dovranno accertarsi di poter contenere l’incendio assicurandosi che i bilanci delle banche siano vengano visti come fortezze.

Nel mese di novembre, lo Stoxx Europe 600 Index ha perso il 5,6% circa.

Intanto sul fronte valutario, l’euro ha messo a segno un rally dello 0,94%, scendendo sotto quota $1,35 dopo aver ridotto i guadagni, e attestandosi a $1,3459. La moneta unica chiude piatta contro il franco svizzero a CHF 1,2276, mentre sale sullo yen dello 0,53%, a JPY 104,48.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio balzano dell’1,03%, a quota $100,82 al barile, mentre le quotazioni dell’oro avanzano dell’1,82%, a $1.750,20 l’oncia.