Economia

Intesa e Unicredit rischiano rivolta degli schiavi del debito in Ungheria

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New York – Un milione di ungheresi che hanno acceso mutui immobiliari in franchi svizzeri durante lo scoppio della crisi subprime, ora si trovano a dover fare i conti con una montagna di debito da 4.900 miliardi di fiorini ($22 miliardi).

Il tracollo del 40% della valuta nazionale rispetto alla divisa elvetica – racconta Bloomberg – ha reso salatissimi gli interessi da pagare per la propria casa. I costi sono saliti ai massimi degli ultimi venti anni, spingendo il primo ministro Viktor Orban a definire questo tipo di prestiti immobiliare una “schiavitu’ del debito”.

Per dare una mano ai cittadini indebitati, Orban ha imposto alle banche di accettare di subire delle perdite che potrebbero raggiungere quota 900 milioni di euro ($1,2 miliardi). Gli istituti coinvolti, tra cui figurano Erste Group Bank AG e Raiffeisen Bank International, si sono detti disposti ad accettare fino a 2,2 miliardi di perdite aggiuntive, ma solo se il governo avesse promesso di non imporre ulteriori misure in futuro.

Se l’esecutivo non manterra’ le promesse, le banche hanno minacciato di abbandonare il paese”. “Vista anche la crisi finanziaria in cui e’ coinvolta l’Europa occidentale, aumenta il rischio che le banche dell’Ovest lascino l’Ungheria, perche’ per loro rappresenta un rischio troppo alto”, osserva a Bloomberg Neil Shearing, senior emerging markets analyst di Capital Economics.

Inutile aggiungere che sarebbe un disastro. “Le banche ungheresi sono incredibilmente dipendenti dalle societa’ madri occidentali per quanto riguarda le linee di credito a breve termine. Ben che vada, significa che le condizioni creditizie resteranno difficili”.

Sei delle maggiori societa’ finanziarie ungheresi sono controllate da gruppi stranieri, tra cui Intesa Sanpaolo, UniCredit e la tedesca BayernLB. Solo OTP Bank Nyrt., la maggiore banca del paese, e’ ancora interamente nazionale.

Ma lo stato che rischia di piu’ e’ l’Austria. Al 30 giugno, le banche della nazione dell’Europa continentale hanno prestato $42 miliardi a cittadini ungheresi, $23 miliardi a italiani e $21 miliardi ai tedeschi, secondo i dati della Bank for International Settlements.

Le politiche del premier Orban nei confronti delle banche hanno avuto un effetto particolarmente negativo per il business dell’Austra, che fino al 1918 era il partner dell’Ungheria nella Monarchia Duale dell’Impero Asburgico e che e’ tornata a fare affari con Budapest dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dell’era comunista, nel 1989.

Per citare le parole dell’agenzia di rating Moody’s, l’esposizione delle banche austriache alla regione centro-orientale europea sono “il singolo maggiore evento di rischio per il debito sovrano”. Gli istituti austraici sono in affari anche con altri paesi dell’Est Europa. Il 5 dicembre Standard & Poor’s ha avvertito Vienna che potrebbe pedere la sua tripla A se dovesse aiutare le banche nazionali ad aumentare i loro livelli di capitale.

L’Austria, insieme a Francia e Germania, e’ uno dei sei stati che conservano il rating piu’ alto sulla qualita’ del credito sovrano. L’associazione delle banche ungheresi ha proposto un suo piano, che include ulteriori perdite per le banche, che potrebbero toccare i $2,2 miliardi.

L’Ungheria ha chiesto 20 miliardi di euro di aiuti al FMI. Ue e Bce hanno gia’ criticato il piano di ripagamento del debito e il programma potrebbe essere incluso nelle trattative con il Fondo Internazionale.

“Qualsiasi tentativo di ristrutturare in via unilaterale il debito detenuto in valuta estera e’ fuori discussione”, ha detto Shearing, analista di Capital Economics. “Impossibile che l’FMI lo autorizzi. Qualsiasi operazione di ristrutturazione dovra’ essere approvata dalle banche e dal governo”.