Roma -“Non capisco queste discussioni quasi religiose sul quantitative easing -, si chiede Lorenzo Bini Smaghi, in una intervista rilasciata al quotidiano britannico Financial Times – Si tratta di (una misura appropriata) se le condizioni economiche la giustificano, in particolare in quei casi in cui un paese fa fronte a una trappola della liquidità che rischia di tradursi in deflazione”.
Non ha remore a dire quel che pensa, il membro del comitato esecutivo della Bce, pronto a lasciare tale carica tra qualche giorno.
“Le banche centrali hanno un chiaro mandato da rispettare, volto ad assicurare la stabilità dei prezzi, e sono dotate dell’indipendenza per raggiungere tale obiettivo, utilizzando strumenti che considerano più appropriati – aggiunge Smaghi – Ma se le condizioni dovessero cambiare e emergesse un ulteriore bisogno per un aumento di liquidità, non vedrei alcuna ragione per un mancato utilizzo di tale strumento (Qe, dunque politica monetaria espansiva)”.
Tuttavia, Bini Smagni non è favorevole al concetto di Bce come prestatore di ultima istanza, in quanto ritiene tale concetto non opportuno; e non è neanche sicuro sulla reale efficacia degli eurobond, che molti vedono come soluzione ai problemi della crisi dei debiti.
Bini Smaghi assumerà la posizione di docente nel Centro di Affari internazionali dell’Università di Harvard il prossimo primo gennaio. Assumerà, a partire dallo stesso giorno, anche la carica di presidente della utility italiana Snam Trasporto.