New York – Identificare le forze che hanno portato allo scoppio della primavera araba è un’operazione alquanto complessa, che varia da paese a paese. Tuttavia un comune denominatore c’è. Ed è il fattore demografico.
Quest’ultimo – secondo Doug Short, vice-presidente della società di ricerche Advisor Perspectives – è in grado di spiegare i capovolgimenti delle leadership in carica.
Al di là della storia dei singoli paesi, tutti i paesi nordafricani e mediorientali coinvolti nelle proteste contro i regimi in carica si è rilevata la presenza di classe politica di vecchi, che tiene sotto scacco una popolazione dall’età media bassa afflitta da alti tassi di disoccupazione, prezzi dei beni alimentari alle stelle, corruzione, assenza di libertà politiche e povertà diffusa.
Ciò che ha permesso lo scoppio delle proteste, e il successivo capovolgimento dei regimi dittatoriali, è – secondo Doug Short- la presenza, all’interno della popolazione, di una grossa fetta di giovani uomini in grado di sovvertire il regime.
Sulla base di questa considerazione, Short ha eleborato una piramide demografica per ciascuno dei maggiori coinvolti dalla primavera araba, da cui emerge il distacco in termini di età tra la base delle popolazione e quella della classe politica al potere. Dall’analisi di queste ultime, l’analista americano scommette che il prossimo regime a cadere sarà quello siriano.
Con il veto di Cina e Russia all’imposizione di nuove sanzioni piu’ pesanti contro la Siria, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti ha de facto accordato il “permesso di uccidere” i rivoltosi al regime siriano. Le violenze sono piu’ che raddoppiate.