New York – “L’Italia resta nell’occhio della tempesta” nonostante il recente calo dei rendimenti sul debito pubblico e rappresenta la maggiore fonte di rischio per l’intera Eurozona. E’ questa l’opinione di Moritz Kraemer, responsabile del debito sovrano dell’agenzia di rating Standard & Poor’s.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Market News International, parlando dei prestiti triennali concessi dalla Bce alle banche dell’Eurozona, Kraemer ha spiegato che queste operazioni hanno “fatto scendere i rendimenti sui titoli di stato, ma il lavoro non e’ ancora finito”.
“L’unica cosa che la Bce ha fatto e’ stata quella di guadagnare tempo. Ora e’ importante quello che si fa una volta che si e’ guadagnato tempo”, ha detto l’analista intervenendo a un convegno a Francoforte.
Sui vari paesi dell’Eurozona scossi dalla crisi del debito sovrano, Kraemer ha osservato come Portogallo e Cipro siano in una situazione problematica.
“L’Italia con le sue grandi necessita’ di finanziamento” per il debito pubblico, “rappresenta il maggiore rischio per l’Eurozona” ha spiegato Kraemer.
Per il responsabilie di Standard & Poor’ s ci sono anche rischi di “compiacenza” nell’Eurozona legati all’andamento del costo del debito pubblico. “Una discesa troppo rapida dei rendimenti puo’ scoraggiare i politici a proseguire sul sentiero delle riforme”.
Roma, invece, ha bisogno di nuove manovre se vuole scongiurare il contagio. La crisi in sintesi non e’ volta al termine, nonostante i passi in avanti fatti.
La ristrutturazione del debito portoghese non e’ inevitabile, perche’ la crisi e’ meno grave di quella greca e Lisbona ha dimostrato la capacita’ di attuare le riforme, quando si e’ presentato il momento.
Spinto da Bloomberg TV a far sapere se una ristrutturazione del debito portoghese era ineluttabile a questo punto, Kraemer ha dato una risposta negativa, aggiungendo che “confrontato alla Grecia il debito non e’ cosi’ alto e il paese ha la capacita’ di mettere in vigore le riforme nache perche’ le istituzioni sono piu’ solide rispetto ad Atene”.