Roma – Giorgio Squinzi, numero uno della società milanese Mapei, produttrice di adesivi, strumenti per l’edilizia e sigillanti, è il presidente che Confindustria ha designato come successore di Emma Marcegaglia e che è stato preferito ad Alberto Bombassei.
L’investitura ufficiale arriverà il prossimo 23 maggio nel corso di una assemblea privata, ma qualche giorno prima, Squinzi presenterà la propria squadra e il proprio programma alla giunta degli imprenditori.
Squinzi ha ereditato la guida di Mapei dal padre Rodolfo Squinzi, che ha fondato il gruppo nel 1937. Dal cambio di guardia, l’azienda ha intrapreso un processo di acquisizioni, che si sono tradotte nell’incorporamento di gruppi come Vinavil, nel 1994, e della tedesca Sopro, nel 2002, e che le hanno riconosciuto una valenza internazionale. Mapei conta un fatturato che nel 2011 è stato di 2,20 miliardi di euro, e ha all’attivo 47 società che operano attraverso 46 stabilimenti, di cui 7 in Italia e altri in 23 paesi diversi.
Nato nel 1943 a Cisano Bergamasco (Bergamo), oltre a essere amministratore unico di Mapei, ricopriva anche la carica di Presidente di Federchimica, associazione degli industriali del settore chimico di Confindustria, e della Cefic, l’associazione europea dell’industria chimica, e del Comitato tecnico per l’Europa di Confindustria.
La giunta di Confindustria lo ha preferito a Bombassei, presidente di Brembo Spa, con 93 voti favorevoli; 82 i voti a favore del suo rivale, che ricopriva invece la carica di Vicepresidente per le Relazioni industriali, affari sociali e previdenza.
Tra le principali curiosità della “sfida Squinzi-Bombassei”, l’appoggio arrivato al primo dalla stessa presidente uscente Emma Marcegaglia; il secondo aveva invece beneficiato del sostegno di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat. Il Lingotto, proprio all’inizio di quest’anno, ha lasciato Confindustria.
“Non sono una colomba , o qualche altra cosa come qualcuno mi ha definito” -, ha detto Squinzi, nel commentare la sua nomina – Io sono per un colloquio serio, continuo e costruttivo. Io non sono per gli scontri”.
Certo, la posizione che ora dovrà ricoprire non è delle più facili, soprattutto perchè Squinzi ha sempre detto di volere un accordo con tutti i sindacati; e questa sua predisposizione arriva in un momento in cui la riforma del lavoro del governo Monti è arrivata in Parlamento proprio con l’aperta opposizione della Cgil.
“Prima di dare giudizi, aspettiamo di vedere quello che accade”, ha detto a tal proposito il neo presidente di Viale dell’Astronomia, riguardo alla proposta di modificare l’articolo 18. “Comunque il presidente di Confindustria resta Emma Marcegaglia e per il momento sarà lei a dare un giudizio”. Ma qualcosa delle sue posizioni si può comprendere dalle sue stesse parole. Squinzi ha riferito infatti, vantandosi al riguardo, di non aver mai licenziato nessuno, ossia di non aver mai fatto ricorso all’art.18, e di non aver mai utilizzato nelle sue aziende la cassa integrazione.
“Questa presidenza di Confindustria per me è una missione”, e dunque l’obiettivo di Confindustria sarà quello di “dare una spinta importante per far ritornare il paese a crescere”. Per Squinzi “il problema più grave per il paese è la disoccupazione, e soprattutto la disoccupazione giovanile”. Altro obiettivo non facile da raggiungere è riportare in Confindustria Fiat. “Non so che margine di composizione ci possa essere ma farò ogni tentativo per riportare Fiat dentro Confindustria”, ha continuato. Il punto però è che Marchionne aveva preferito a lui proprio Bombassei.
Intanto, se c’è qualcosa di indubbio nella votazione di oggi, è che gli imprenditori italiani non sono mai stati così divisi. Due giorni fa la Repubblica aveva scritto: “Che si vada a una spaccatura sembra ormai scontato. Molto dipenderà dal divario di voti, ma in caso di vittoria di Bombassei si andrà verso una radicale riforma della strattura, con tagli agli sprechi e riorganizzazione profonda. In caso di vittoria, Squinzi non potrà non tener conto delle richieste che arrivano dalla base di una struttura che pensi più a far lobby che non politica e spartizione di poltrone”.