New York – Fumata bianca all’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite. Alla fine la spunta il favorito Guy Rider, Executive Director di origine inglese molto vicino ai sindacati, sul francese Gilles De Robien. Terzo il colombiano Angelino Garzon.
Pe Ryder, ex numero uno dell’ITUC, la Confederazione Internazionale dei Sindacati, le sfide non mancano: ricoprira’ l’incarico di nuovo direttore generale di un’organizzazione il cui obiettivo primario e’ far rispettare i diritti dei lavoratori in un momento quanto mai critico per il mercato occupazionale, in particolare in Europa e Stati Uniti.
Il ruolo svolto dall’ILO, che fa parte della sfera delle Nazioni Unite, pur essendo un organo indipendente, e’ quello di una sorta di negoziatore super partes tra imprese, sindacati e governi. Non sara’ facile fare diplomazia in un momento particolarmente delicato per le economie mondiali, molte delle quali attraversano una seconda fase di recessione.
La scelta di oggi potrebbe cambiare – anche se non si puo’ dire ancora in quale misura – gli equilibri politici economici, modificando l’orientamento delle riforme del lavoro dei singoli stati. Il compito principale dell’OIL e’ quello di formulare gli standard minimi internazionali delle condizioni di lavoro e dei diritti fondamentali del lavoratore.
Si e’ dovuto aspettare fino al sesto scrutinio per poter nominare un vincitore. Un po’ come avviene per l’elezione del Papa, negli uffici di Ginevra, votazione dopo votazione, i candidati peggio piazzati sono spinti a rinunciare. A differenza del ballottaggio nella loggia centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano, nel caso dell’OIL, prima di lasciare la corsa, i rinunciatari cercano pero’ di contrattare, chiedendo cariche importanti o altri favori simili in cambio.
I candidati all’inizio del voto erano nove: oltre ai tre ‘finalisti’ c’erano in lizza Charles Dan, Assane Diop, Ibrahim Assane Mayaki, Ad Melkert, Mona Sahlin e Jomo Kwame Sundaram.