New York (Reuters) – Nelle raccomandazioni sui programmi di consolidamento fiscale dei paesi europei che saranno pubblicate domani, la Commissione Ue indicherà che l’Italia rispetterà il nuovo vincolo di riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil di un ventesimo all’anno in media per la parte eccedente il 60%, quando le norme diventeranno operative. Allo stesso tempo Roma è sulla strada giusta anche per ottemperare al nuovo vincolo Ue che pone un tetto alla dinamica della spesa pubblica.
Lo dice una fonte diplomatica europea, spiegando che la Commissione esprimerà apprezzamento per il fatto che l’Italia ha tracciato un percorso di consolidamento dei conti pubblici che la porta a rispettare le due nuove norme inserite nel Patto di stabilità con le regole denominate ‘Six pack’.
“La Commissione dirà domani che l’Italia rispetta le due regole inserite con il Six Pack, ovvero la riduzione del debito di un ventesimo l’anno e un tasso di crescita della spesa pubblica non superiore alla crescita dell’economia”, dice la fonte.
Per Roma, l’applicazione delle regole per un controllo più stretto del bilancio pubblico scatteranno nel 2014, un anno dopo l’uscita dall’attuale procedura di deficit eccessivo.
L’Italia, con un debito pubblico a fine 2012 stimato a 123,4% del Pil, ha previsto un percorso discendente a partire dal 2013. Per Roma, che ha un deficit di bilancio tra i più contenuti nella zona euro e punta al pareggio di bilancio l’anno prossimo, il nuovo vincolo sul percorso di riduzione del debito è molto stringente e si preannuncia come arduo da rispettare se la crescita economica continuerà a languire.
“I numeri attuali dicono che l’Italia sarà in linea con questi vincoli quando diverranno operativi”, spiega la fonte.
“La stragrande maggioranza dei paesi [europei] è sulla buona strada per rispettare queste due nuove regole. La Commissione lo sottolineerà, prendendo atto che i paesi hanno fatto molto sul piano di consolidamento fiscale”.
Secondo la fonte, la Ue prenderà atto domani che il punto dolente rimane il recupero della credibilità sui mercati da parte dei paesi dell’euro. Dal momento che lo sforzo compiuto dai diversi governi sul consolidamento fiscale non si è tradotto in una stabilizzazione dei mercati finanziari.