Economia

Visco: Tensioni mercati riacutizzate, no a stop aiuti Bce

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LA DIRETTA

Roma – Le banche devono tagliare i costi, in particolare quello del lavoro, con una riduzione dei compensi anche per i top manager . È il richiamo del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali all’assemblea annuale.

“Sono necessari – ha affermato Visco -interventi incisivi dal lato dei costi operativi, la cui flessibilità è modesta in relazione alle condizioni di fondo del settore. L’attuale livello del costo del lavoro è difficilmente compatibile con le prospettive di crescita del sistema bancario italiano“. Per il governatore “anche le remunerazioni degli amministratori e dell’alta dirigenza devono essere indirizzate all’obiettivo del contenimento dei costi”.

A tal proposito, da segnalare che la Francia ha stabilito un limite proprio all’ammontare degli stipendi percepiti dai top manager.

Ancora, Visco ha sottolineato che i Cda degli istituti bancari devono essere snelliti perchè sono troppo affollati e costosi. “Alle aggregazioni tra banche – ha detto – non hanno fatto seguito snellimenti incisivi dell’articolazione societaria dei gruppi e una riduzione nel numero dei componenti degli organi amministrativi”. “I primi 10 gruppi – ha spiegato il governatore – contano complessivamente 1.136 cariche, escludendo le società estere; oltre 700 per le sole banche controllate. Anche tra gli altri intermediari si osservano spesso composizioni pletoriche, che deresponsabilizzano i singoli consiglieri e si riflettono negativamente sulla funzionalità degli organi collegiali”.

“Questi assetti – ha sottolineato Visco – sono di per sè costosi e non giustificati dalle competenze professionali necessarie all’efficace gestione del gruppo o della banca. Il recente divieto di detenere cariche incrociate tra imprese del settore finanziario è un’occasione anche per intervenire sulla numerosità dei consigli di amministrazione”.

Sul lavoro del governo è necessario, al fine della riduzione del debito, puntare anche sulle dismissioni di attività pubbliche . “I margini disponibili per ridurre il debito – ha affermato il governatore – anche con la dismissione di attività in mano pubblica vanno utilizzati pienamente”.

Visco ha auspicato la natura temporanea delle tasse, che frenano la crescita dell’economia. “Si è pagato – ha detto Visco – il prezzo di un innalzamento della pressione fiscale a livelli ormai non compatibili con una crescita sostenuta. L’inasprimento non può che essere temporaneo”.

“La sfida si sposta – ha sottolineato il governatore -, occorre trovare, oltre a più ampi recuperi di evasione, tagli di spesa che compensino il necessario ridimensionamento del peso fiscale. Se accuratamente identificati e ispirati a criteri di equità, i tagli non comprometteranno la crescita – ha aggiunto – e potranno concorrere a stimolarla se saranno volti a rimuovere inefficienze dell’azione pubblica, semplificare i processi decisionali, contenere gli oneri amministrativi”.

Il 2012 sarà segnato dalla recessione in Italia, ma la ripresa è possibile a partire dalla fine dell’anno. “Secondo le previsioni di consenso – ha sottolineato Visco – nella media di quest’anno e del prossimo il prodotto dell’area euro registrerebbe un lieve incremento. Per l’Italia il 2012 non potrà che essere un anno di recessione, per le incertezze finanziarie e le drastiche, pur se indispensabili, misure di correzione del bilancio pubblico”.

“In scenari non troppo sfavorevoli – ha spiegato il governatore – la caduta del prodotto può essere contenuta intorno all’1,5%. Una ripresa potrà affiorare verso la fine dell’anno, con probabilità tanto maggiore quanto più saranno efficaci gli interventi strutturali volti a migliorare l’uso delle risorse pubbliche e private, quanto più chiara e decisa sarà la coesione mostrata dall’Unione europea”.

Sulle condizioni in cui versa l’Europa, la crisi che sta vivendo l’area euro risente “della mancanza di fondamentali caratteristiche di una federazioni di Stati”, ha avvertito il governatore, che ha chiesto “un percorso che abbia nell’Unione politica il traguardo finale “. Oggi come oggi “non c’è” e questo “rende alla lunga l’unione monetaria più difficile da sostenere”.

Intanto “inerzia politica, inosservanza delle regole e scelte economiche errate hanno favorito l’insorgere di squilibri interni, a lungo offuscati dall’euro e ignorati dai mercati, che oggi rischiano di mettere a repentaglio l’intera costruzione”.

Per questo Visco ha rilevato come siano “necessari passi in avanti concreti nella costruzione europea. Va definito un percorso che abbia nell’Unione politica il suo traguardo finale, scandendone le singole tappe”.

Plauso per il lavoro svolto dalla Bce. La Banca centrale europea ha evitato che su imprese e famiglie si abbattesse “una restrizione del credito rovinosa”, ha affermato il governatore, difendendo le misure straordinarie anti crisi messe in campo dall’istituzione centrale. “Senza gli interventi dell`Eurosistema l`effetto” della crisi sui debiti pubblici “sarebbe stato maggiore”.

E, in particolare, Visco – che come tutti i governatori di banche centrali dell’area euro siede nel Consiglio direttivo della Bce – ha difeso i maxi rifinanziamenti di lungo termine concessi alle banche (Ltro).

Liquidità che “non è rimasta inutilizzata: ha circolato tra banche e tra paesi dell`area dell`euro, sostituendosi ai flussi di capitali privati laddove questi si erano interrotti. Ha preservato il funzionamento dei mercati, contenuto i rendimenti, evitato che la caduta della provvista – ha avvertito Visco – si traducesse in una restrizione creditizia rovinosa per famiglie e imprese”.

Detto questo, Visco auspica a questo punto che ci siano “progressi rapidi nella costituzione di un fondo europeo per la risoluzione delle crisi bancarie “. Procedere alla creazione di un meccanismo di questo tipo “contribuirebbe a ridurre l`incertezza sui mercati”, ha precisato. Inoltre, una uscita da parte della Banca centrale europea dalle misure straordinarie anti crisi sarebbe oggi “del tutto prematura”, ha avvertito. Il governatore ha sottolineato infatti che il mandato istituzionale della Bce è quello di garantire la stabilità dei prezzi e quando la stabilità del sistema finanziario “è messa a repentaglioò anche la stabilità dei prezzi è a rischio”.

D’altronde, nelle ultime settimane le tensioni dei mercati sui debiti pubblici dell’area euro “si sono riacutizzate” mentre “al centro della crisi vi sono oggi dubbi crescenti, da parte degli investitori internazionali, sulla coesione dei governi nell`orientare la riforma della governance europea, sulla loro capacità di assicurare la tenuta stessa dell`unione monetaria”.

Ad alimentare le tensioni contribuiscono “il diffondersi di nuovi timori sull`intensità della crescita mondiale, sull`instaurarsi di una spirale negativa tra bassa crescita, peggioramento dei conti pubblici e difficoltà di sistemi bancari. Le incertezze sulla situazione in Grecia dopo le elezioni politiche – ha notato Visco – le hanno ulteriormente rafforzate”.

E di questa situazione fa le spese anche l’Italia in termini di aumenti dei rendimenti dei titoli di Stato e di allargamento dello “spread” ripetto ai Bund della Germania: “Il differenziale fra Btp e Bund decennali è tornato al di sopra dei 450 punti base”. Un ampliamento che riflette anche il calo dei tassi tedeschi, “compressi su livelli bassissimi dalla ricerca di attività-rifugio”.