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Wall Street: Dow Jones in rosso nel 2012, rally oro +3%

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New York – Il rapporto sull’occupazione Usa di maggio mette ko i listini azionari europei cosi’ Wall Street inizia il mese di giugno molto male, dopo le ingenti perdite sofferte a maggio. Uno shock per i mercati, che avevano sperato in un miglioramento del mercato del lavoro nel mese appena trascorso: niente di più sbagliato, visto che sono stati creati soltanto 69.000 nuovi posti di lavoro, al ritmo più basso in un anno. Il tasso di disoccupazione è aumentato inoltre all’8,2%.

New York chiude quindi con una pesante perdita condizionata dai deludenti dati occupazionali, cui s’assommano i timori relativi all’economia globale (piu’ Grecia, Spagna e debito Europa). Il Dow Jones ha terminato in flessione del 2,24% a 12.116,22 punti con un calo di 277,23 punti. Per il Nasdaq la flessione e’ del 2,82% a 2.747,48 punti (-79,86 punti). Lo S&P 500 cede il 2,47% a 1.277,93 punti cedendo 32,40 punti. Il Dow Jones e’ a questo punto in territorio negativo, dall’inizio dell’anno.

Notizie non incoraggianti anche dal fronte manifatturiero, con l’ISM che ha segnato un calo a maggio, scendendo da 54,8 a 53,5 punti. Anche questo dato è stato peggiore delle attese del consensus. Deludenti, infine, le spese per le costruzioni che, con un rialzo dello 0,3%, sono state peggiori delle previsioni. “I dati deludenti sull’occupazione, combinati con l’acuirsi dei rischi esterni aumentano ovviamente le pressioni affinché la Fed agisca con ulteriori stimoli”, ha commentato Bernd Weidensteiner, analista presso Commerzbank, secondo quanto riportato da MarketWatch. Ovviamente, i rischi esterni sono rappresentati dalla crisi dei debiti sovrani europei, come l’esperto stesso ha affermato.

Azionario giù dunque, mentre il mercato dei titoli di stato Usa dopo la diffusione del rapporto sull’occupazione ha segnato un rally; gli investitori si sono immediatamente rifugiati sui Treasury, con quelli a 10 anni che hanno visto così i rendimenti scivolare più del 6% al nuovo minimo storico, pari all’1,46% (rispetto all’1,53% precedente la pubblicazione del dato). Brusca reazione anche per i tassi sui titoli di stato Usa a trent’anni, scivolati del 5% circa al 2,52% e a cinque anni, che hanno perso quasi il 10% crollando allo 0,60%: in entrambi i casi, così come in quello dei decennali, i tassi hanno testato i nuovi valori più bassi della storia. LEGGI COMMENTI E PERFORMANCE BOND USA.

Del dato hanno beneficiato dunque i Treasury, ma anche l’oro, che si è avvantaggiato della sua natura di bene rifugio e che balza più del 3%, superando la soglia psicologica dei $1.600, a $1.611 l’oncia. Difficili le condizioni in cui versa Wall Street, appena reduce da un mese da dimenticare, visto che lo S&P 500 ha segnato la perdita peggiore su base mensile dallo scorso settembre con -6,3% e il Dow Jones ha sofferto il trend peggiore in due anni. Male anche il Nasdaq che ha ceduto -7,5%, registrando la perdita più sostenuta dal maggio del 2010.

Secondo gli analisti piu’ che lo stato di salute vero e proprio dell’economia, a trattenere le aziende dall’assumere nuovo personale è sopratutto la paura e l’incertezza per il destino della ripresa mondiale. Ovviamente, un freno è rappresentato dal continuo acuirsi delle tensioni sui mercati dei titoli di stato dei paesi periferici dell’Eurozona. C’è poi anche il fattore Cina, che ha visto protagonista oggi la pubblicazione deldato Pmi sull’attività manifatturiera, in forte calo.

La seconda più grande economia al mondo conferma il momento di debolezza della crescita economica globale. E i mercati ne risentono. L’indice MSCI All-Country World è scivolato infatti a maggio del 9,3%, mentre l’indice che segue la performance dei mercati emergenti, ovvero il MSCI BRIC Index è entrato ufficialmente nel mercato orso, dopo essere scivolato più del 20% dal picco testato a marzo. L’indice rappresenta precisamente le performance dei mercati del Brasile, della Russia, dell’India e della Cina.

La prova del nove del peggioramento del sentiment è sicuramente l’Ipo disastrosa di Facebook, che è stata di fatto la peggiore su base mensile dai tempi del collasso di Lehman Brothers.

Tra i settori e i titoli che si mettono in evidenza nella giornata di oggi, male il Philadelphia Semiconductor Index, che fa -2,51%; più in generale, tra gli hi-tech, da segnalare il calo di titoli come Intel -1,83%, Cisco -1,71%, Oracle -1,55% e Dell -1,42%. Forte la flessione di Hewlett-Packard, che ha accusato anche la decisione di Jefferies di tagliare il rating sul titolo da “buy” a “hold”, scendendo fino a -4%.

Molto male i finanziari, con Bank of America -4,3%, Citigroup -3,58%, Morgan Stanley -3,97%, JP Morgan -3,04%, Goldman Sachs -3,19%.

In ambito valutario, l’euro sul dollaro piatto con +0,03% a $1,2363, in calo -0,24% sullo yen a JPY 96,61. Dollaro/yen -0,27% a JPY 78,14.

Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio arretrano del 3,27%, a quota $83,67 al barile, mentre le quotazioni dell’oro a $1.614 l’oncia (+3,17%).