Bangkok – Listini asiatici ancora in calo, per il quarto giorno di fila. Oltre allo scenario poco rassicurante sul futuro dell’Eurozona e il rallentamento economico globale, arrivano conferme sul momento di debolezza che attraversano le due più grandi economie al mondo: Stati Uniti e Cina. Euro a $1,2409.
La disoccupazione statunitense è cresciuta all’8,2% in maggio, mentre le buste paga sono cresciute di un numero nettamente inferiore alle attese, dunque ad indicare che la ripresa è ancora lontana dall’entrare in una fase solida e costante. Nel mese di maggio creati appena 69.000 posti lavoro, contro attese per 150.000.
Dopo il rallentamento registrato dall’indice Pmi sull’attività manifatturiera della Cina, in calo anche la rilevazione sull’attività non-manifatturiera, a 55,2 in maggio, rispetto 56,1 di aprile.
I titoli cinesi quotati a Hong Kong si avvicinano dunque alla classica definizione di mercato orso, con una variazione negativa uguale o oltre -20%, a causa dei segnali di calo della crescita globale e locale.
Ma ancora più preoccupante il periodo nero attraversato dall’indice giapponese Topix, che in giornata raggiunge i minimi dal lontano 1983. La scorsa settimana è stata la nona di fila in rosso per il listino, la scia negativa più lunga dal 1975.
Indice Nikkei sui minimi da 6 mesi, con una variazione -19,3% dopo aver toccato i massimi da un anno lo scorso 27 marzo. Attualmente il listino si aggira appena sotto 8.300 punti. Se dovesse scendere sotto 8.200 entrerebbe per definizione in una fase di mercato orso.
Gli investitori continuano a ricercare asset rifugio per proteggere gli investimenti. A beneficiarne, tra gli altri, i Treasury statunitensi e bond giapponesi. I rendimenti dei titoli nipponici a 10 anni scendono sotto lo 0,8%, i minimi dal luglio 2003.
Il dollaro americano continua l’avanzata contro 14 delle 16 più importanti valute di riferimento. Il dollaro australiano guida i cali contro il green back. Il rischio associato all’obbligazionario delle società australiane raggiunge i massimi dallo scorso novembre, secondo i valori dei CDS (credit-default swaps).
Asia: indice Dow Jones Asian Titans in calo (-2,36%). Nikkei (-1,71%), Seul (-2,80%), Sydney (-1,74%), Hong Kong (-2,21%), Shanghai (-2,04%), Singapore (-1,35%).
Commodities: Wti ($81,63, -1,92%), Brent ($96,83, -1,63%), oro ($1.626,80, +0,29%), argento ($28,43, -0,29%), rame ($3,26, -1,61%).
Valutario: Euro contro il dollaro a $1,2409 (-0,16%), contro lo yen giapponese a ¥97,00 (-0,02%), contro il franco svizzero a CHF 1,2009 (-0,01%), contro la sterlina a GBP 0,8076 (-0,10%). Dollaro/yen a ¥78,17 (+0,13%).
Futures sull’indice S&P500 in calo di 7,00 punti (-0,55%) a 1.267,00. Rendimenti dei Treasury a 10 anni all’1,485%, in rialzo di 3 punti base.
“Le persone sono più preoccupate sul ritorno del capitale in se, piuttosto che su ottenere dei profitti”, ha detto a Bloomberg Nick Maroutsos, managing director e co-fondatore di Kapstream Capital. “La ripresa continuerà ad avere fasi di stop e recupero. C’è bisogno di un qualcosa di più forte per riportare gli investitori nel mercato. Fino a che non avremo questo, gli asset rischiosi continueranno a sottoperformare”.