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Fed: in arrivo nuovi stimoli? E altri azzardi. Cresce impazienza mercati

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New York – Bce e Fed messe sotto pressione dal mondo intero. Non c’è infatti alcun dubbio sul fatto che molte speranze vengano riposte sui rispettivi timonieri, Ben Bernanke e Mario Draghi. Riguardo al caso Fed, le aspettative sull’adozione di una nuova politica monetaria espansiva si sono rafforzate la scorsa settimana, quando il terribile rapporto sull’occupazione Usa di maggio ha messo in evidenza come la ripresa del mercato del lavoro americano sia ancora, a dir poco, anemica.

Come scrive Jon Hilsenrath, un giornalista del Wall Street Journal che gia’ in passato ha divulgato il “verbo” della Banca centrale americana al momento piu’ propizio (niente di meglio che le vecchie “veline” ai giornali) sul tavolo è tornata l’opzione di un intervento di Bernanke e colleghi; l’occasione per agire si presenterà nel prossimo meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, in calendario il 19 e 20 giugno. Ma un eventuale annuncio del lancio di un QE3 (Quantitative Easing n.3, cieo’ provvedimenti di stimolo monetario) non è così semplice.

Robin Harding, del Financial Times, spiega la situazione difficile in cui versa la Fed: “Se la Fed deciderà di agire, allora le sue principali opzioni consisteranno nell’investire su asset più a lungo termine (per iniettare liquidità nel sistema), attraverso una Operation Twist 2”. Tale soluzione è “fattibile e presenta un basso rischio, ma ha anche una capacità limitata; altrimenti, la Fed potrebbe procedere all’acquisto diretto di più asset, più probabilmente titoli garantiti dai mutui, adottando il QE3”.

Questa ultima soluzione “potrebbe essere più efficare, ma rivelarsi anche un boomerang, nel caso in cui i repubblicani decidessero di utilizzare la manovra di un eventuale QE3 alla stregua di uno strumento per attaccare la Fed, portando i mercati a interrogarsi sulla stabilità futura della sua politica”.

Il Wsj aggiunge: “La Fed non è molto preoccupata dell’arrivo di una nuova recessione. Ma le autorità di politica monetaria potrebbero agire in caso di taglio delle stime sulla crescita, che possano alimentare i dubbi sulla capacità degli Stati Uniti di abbassare il tasso di disoccupazione”.