Roma – Corsa agli sportelli nelle banche dei paesi periferici europei e fuga di capitali verso la Germania. Questi i due fenomeni, tra loro strettamente correlati, che stanno caratterizzando lo scenario dell’Eurozona. La vera vincitrice di questa crisi è la Germania, che sta diventando una vera e propria calamita per chi vuole proteggere i propri risparmi e si rifugia nel mercato tedesco, considerato il più sicuro in Europa.
Stando ai numeri resi noti dalla Bce e comunicati con un articolo di Bloomberg, nell’anno terminato lo scorso 30 aprile, i depositi nelle banche tedesche sono saliti del 4,4% a 2.170 miliardi di euro, a fronte di un calo dei depositi in Spagna, Grecia e Irlanda pari a -6,5% a 1.200 miliardi di euro. Soltanto la Grecia ha assistito un tonfo -16%.
La Germania spicca dunque in Europa, per essere praticamente inondata di liquidità, se si considerano anche tutti i prestiti che sono arrivati agli istituti di credito attraverso le operazioni di maxi liquidità lanciate negli ultimi mesi dalla Bce. “Più lunga sarà la crisi, maggiori saranno i fondi che arriveranno in Germania – ha commentato in un’intervista a Bloomberg Dieter Hein, analista delle banche presso Fairesearch GmbH a Francoforte – Gli investitori ritengono che la Germania sia il paese più sicuro dell’Eurozona”.
Il risultato è il seguente: nel periodo compreso tra settembre e marzo, Deutsche Bank ha ricevuto 5 miliardi di euro sotto forma di depositi; nei primi tre mesi del 2007, Commerzbank ha visto i propri depositi salire di 7 miliardi di euro circa. La buona notizia è che la liquidità è tale che gli istituti non sentiranno la necessità quest’anno di ricorrere a emissioni sui mercati obbligazionari per finanziarsi.
“Le banche tedesche stanno beneficiando della fuga verso asset di qualità – aveva detto qualche giorno fa Raimund Roeseler, responsabile della divisione di supervisione delle banche presso l’autorità finanziaria di regolamentazione Bafin -E’ questo il motivo per cui sono interessate dall’arrivo di nuovi flussi e hanno meno problemi di rifinanziamento rispetto agli altri istituti europei”.