Il Fondo monetario internazionale e l’Unione europea confermano il loro supporto al prossimo governo in Grecia, dopo la vittoria dei partiti che supportano le varie misure di austerità per il paese.
I leader Ue intanto fanno pressione sul partito conservatore Nuova Democrazia e sulla possibile coalizione, per formare al più presto una nuova amministrazione capace di guidare il paese fuori dalla crisi.
“Siamo fiduciosi che gli esiti delle elezioni consentano una costituzione rapida di un nuovo governo”, hanno detto i capi della Commissione europea e del Consiglio europeo, Jose Manuel Barroso ed Herman Van Rompuy.
“Continueremo a supportare la Grecia come un paese membro della famiglia europea dell’Eurozona. Non vediamo l’ora di collaborare attivamente con il nuovo governo e supportare gli sforzi fatti per riportare l’economia del paese nella giusta strada”.
Dopo la sconfitta del partito della sinistra radicale Syriza, in uno statement ufficiale il Fondo Monetario Internazionale fa sapere che rinegozierà i termini degli aiuti da €130 miliardi alla Grecia. “Prendiamo nota dei risultati delle elezioni in Grecia e siamo pronti ad interagire con il nuovo governo, per cercare la via giusta per il paese, perché torni verso una stabilizzazione delle finanze, crescita economica e maggiore occupazione”.
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dall’inviato dell’ANSA Patrizio Nissirio
ATENE – La catastrofe per Atene e l’Europa sembra allontanarsi. La serata del voto più importante della recente storia ellenica è iniziata con un drammatico testa a testa tra destra e sinistra, ma gli exit poll, le proiezioni, e i primi risultati ufficiali che sono quasi al 40% del totale indicano ormai una vittoria dei conservatori pro-Euro di Nea Dimokratia. La formazione di Antonis Samaras, che stasera ha parlato di vittoria non solo per i greci ma “per tutta Europa”, dovrebbe ottenere 127 seggi.
Uniti ai 32 dei socialisti del Pasok, consentirebbero la formazione di un governo di coalizione delle forze che vogliono mantenere il Memorandum, pur ammorbidendolo. Ma le sorprese non sono affatto da escludere. In serata infatti è arrivata una parziale doccia fredda dal leader dei socialisti Evangelos Venezilos, che ha detto sì ad un governo di “corresponsabilità”, condizionandolo tuttavia alla partecipazione della sinistra radicale Syriza guidata da Alexis Tsipras, che ha già annunciato di non volerne sapere. Il Pasok rischia di guastare la festa, anche se alcuni analisti interpretano la mossa come un tatticismo per ottenere ministeri di peso al tavolo del negoziato con Samaras.
Nonostante il suo nuovo exploit elettorale Tsipras, che voleva cancellare il Memorandum e metter fine all’austerità, non ce l’ha fatta a intercettare a sufficienza il malessere dei greci, mentre si segnala il nuovo, inquietante successo dei neonazisti di Alba Dorata, che otterrebbero una percentuale del voto tra il 6 e il 7%, simile a quella del 6 maggio.
Con poco il 40% dei voti scrutinati, Nea Dimokratia ottiene il 30,5% dei consensi, Syriza il 26, il Pasok il 12,87, Greci indipendenti il 7,421, Chrysi Avgi (Alba dorata, estrema destra) il 6,96, Sinistra democratica il 6,02, Kke (comunisti) il 4,42%. In una giornata di grande caldo, e senza particolari problemi (a parte le due granate rinvenute inesplose presso la sede del gruppo editoriale della tv Skai e del quotidiano Kathimerini a Faliro, sulla costa ateniese), quasi 10 milioni di greci sono andati alle urne con gli occhi del mondo puntati addosso, mentre le banche centrali internazionali preparavano piani d’emergenza per il possibile terremoto che da Atene si sarebbe propagato in tutta Europa e forse oltre.
E i greci sembrano hanno scelto territori già conosciuti, con tutti i loro limiti, invece che avventurarsi in lande sconosciute. Se i risultati parziali si confermeranno, come pare ormai quasi sicuro, una coalizione tra socialisti e centrodestra avrebbe i numeri per governare. Tuttavia, notano gli analisti anche dopo l’appello di Venizelos, sarà probabilmente necessario portare al governo anche la Sinistra democratica, conferendo a questa maggioranza – che rischia un alto tasso di litigiosità – almeno una solidità parlamentare tale da consentire le politiche di riforma drastica di cui il Paese ha bisogno.
E questa sera anche la reazione del centrodestra punta in questa direzione, con il leader di Nea Dimokratia Antonis Samaras che si è detto convinto di poter formare al più presto un governo di salvezza nazionale, appellandosi a tutti i partiti pro-Euro. Anche Dora Bakoyannis, ex ministro degli Esteri tornata a Nea Dimokratia, ha rivendicato la vittoria del suo partito e ha delineato lo scenario politico di domani: “Siamo il primo partito – ha detto – è venuta l’ora di formare un governo di unità nazionale per uscire dalla crisi”. La vita politica greca si avvia a un’ennesima, complessa fase. Ma stasera, Atene e l’Europa possono tirare un sospiro di sollievo.
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Atene – Secondo le prime proiezioni degli exit poll, in diretta dalla televisione greca, l’attribuzione dei seggi in parlamento e’ la seguente:
Nuova Democrazia 127
Syriza 72
Pasok 32
Greci Indipendenti 21
Alba Dorata 19
La Tv greca ha trasmesso le prime elaborazioni, in termini di percentuali, con la forchetta del minimo e del massimo delle intenzioni di voto: Nuova Democrazia (conservatori pro euro) dal 28,6% al 30,0%; Syriza (sinistra radicale, critica ma non anti-euro) dal 27,5% al 28,4%; Pasok (socialisti pro euro) dall’11,0% al 12,4%; Greci Indipendenti dal 6,8% al 7,8%; Alba Dorata (neonazisti anti-euro) dal 6% al 7%. La questione principale, stando ai commentatori in Grecia, non e’ tanto la percentuale, quanto chi arriva primo. Il partito in testa (Nuova Democrazia) infatti avra’ un premio di 50 seggi.
In teoria i conservatori di Nuova Democrazia e i socialisti del Pasok potrebbero da soli formare un governo, stando al conto dei seggi in base agli exit poll, ma dalle prime dichiarazioni non ufficiose ad Atene si capisce che la miglior soluzione possibile sarebbe un governo di coalizione, con piu’ partiti. Si prospetta comunque una coalizione pro euro e folo-Europea, in quanto contro l’euro sono apertamente partiti minoritari, e cioe’ i comunisti e i neonazisti.
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In base ai primi exit poll, le elezioni di oggi in Grecia non hanno dato un chiaro vincitore: il partito di centro destra Nuova Democrazia guidato da Antonis Samaras e la coalizione della sinistra radicale Syriza di Alexis Tsipras hanno un distacco tra loro talmente ridotto da non poter azzardare alcun pronostico definitivo. Secondo il sondaggio diffuso dalle tv greche il centro destra ha raccolto tra il 27,5 e il 30,5%, mentre Syriza tra il 27 e il 30% dei voti. Il Pasok, il partito socialista, è arrivato al terzo posto con un distacco netto, mentre il partito neonazista Alba Dorata avrebbe ottenuto quasi lo stesso consenso delle elezioni del 6 maggio, confermando la sua presenza in parlamento. (fonte afp)
Atene, 17 giu. (TMNews) – In Grecia sembra profilarsi il peggior scenario possibile: con tutta probabilità sarà necessario avviare nuove consultazioni per arrivare alla formazione di un governo di coalizione, dato che il voto di oggi non ha dato un esito chiaro e si profila uno scenario completamente bloccato come quello del 6 maggio scorso. Gli exit poll registrano un testa a testa fra Nuova Democrazia e Syriza, entrambi con percentuale tra il 27 e il 30%, il vantaggio del partito di centrodestra sarebbe di appena uno 0,5%. Secondo altre stime diffuse dalla televisione privata Skai, la coalizione della sinistra radicale Syriza sarebbe in testa con il 31% dei voti, contro il 30% per Nuova Democrazia. Le prossime proiezioni sono previste verso le 20. (fonte afp)
Secondo i primi exit poll il partito di centro destra Nuova Democrazia guidato da Antonis Samaras e la coalizione della sinistra radicale guidata da Alexis Tsipras hanno raccolto una percentuale quasi identica. Il Pasok è in terza posizione con grande distacco mentre i neonazisti di Alba dorata restano nel parlamento con la stessa percentuale del 6 maggio.
ATENE -I conservatori pro-Euro di Nea Dimokratia sono avanti di un soffio nelle elezioni greche. Gli exit poll del canale tv Mega li danno con una forbice tra il 27,5 e il 30,5% dei voti. Syriza, che si oppone al memorandum, è seconda per poco (27-30%). Terzo il Pasok con 10-12%. Il partito dei Greci indipendenti prende 6-7,5%, la stessa percentuale dell’ultradestra di Chrisy Avgi. La Sinistra democratica prenderebbe, secondo gli exit poll, tra il 5,5 e il 6,5% dei voti. Secondo i primi exit poll, i neonazisti greci di ‘Alba dorata’ restano in Parlamento, ottenendo una percentuale di voti analoga a quella del 6 maggio (6,97%). Oggi avrebbero ottenuto tra il 6 e il 7,5% dei suffragi.
SKAI TV, SYRIZA AVANTI SU ND – Secondo un exit poll citato dall’emittente greca Skai tv, il partito anti-memorandum Syriza é avanti con il 28% dei voti, contro il 27,5 dei conservatori pro-euro Nea Dimokratia. La sinistra sarebbe tra il 25 e il 31% e i conservatori di Samaras tra il 25 e il 30%.
ATHIMERINI, A PRIMO PARTITO 130 SEGGI,PASOK CHIAVE – Secondo i calcoli sul sito del quotidiano Kathimerini, chiunque vinca con le percentuali indicate dagli exit poll (attorno al 30%) avrà circa 130 seggi in Parlamento. Questo, spiega il commentatore politico Nick Malkoutzis, rende il Pasok fondamentale per qualsiasi coalizione. La maggioranza che serve per governare è di 151 seggi su 300.
NEL 2000, EXIT POLL DICEVANO ND, MA VINSE PASOK – Massima cautela ai quartier generali dei partiti greci, scrive Mick Malkoutzis sul blog elettorale di Kathimerini, ricordando che nel 2000, gli exit poll davano la vittoria di Nea Dimokratia con lo 0,5% di vantaggio, ma finì per vincere il Pasok, con l’1% di distacco. “Nessuno sta festeggiando, al momento”, scrive il commentatore.Visto il margine sottilissimo tra Nea Dimokratia e Syriza, occorre ora aspettare il secondo exit poll, previsto attorno alle 20 locali (le 19 in Italia), per avere un’idea più chiara del possibile risultato. I primi risultati ufficiali arriveranno attorno 20.30 italiane.
LEADER ALBA DORATA, SIAMO QUARTO PARTITO – Grande soddisfazione del leader dell’ultradestra di Alba dorata Nikos Mihaloliakos, che poco dopo l’uscita degli exit poll ha detto che il suo partito “era il sesto della Grecia, ma ora è il quarto”. Parlando dalla sede del partito, Mihaloliakos – la cui formazione conferma i risultati del 6 maggio, con una forbice tra il 6 e il 7.5% – ha detto che Alba dorata “combatterà contro il memorandum dentro e fuori dal parlamento”. E rivolto ai suoi critici ha attaccato: “Avete fallito”.
dall’inviato dell’ANSA Patrizio Nissirio
ATENE – I greci stanno votando dalle 7 di stamane nelle elezioni politiche più importanti della loro storia recente, un voto dal quale si dovrebbero capire le sorti di Atene, il suo futuro dentro o fuori l’Eurozona, ma anche quelle dell’intera economia europea nei prossimi mesi. Nessuno, in queste ore in cui l’umore nazionale è stato temporaneamente risollevato dalla vittoria contro la Russia agli Europei di calcio, azzarda previsioni, anche perché i sondaggi indicano che una parte rilevante dell’elettorato è incerta sul da farsi.
Circa 700.000 sarebbero gli indecisi, e secondo una ricerca commissionata dall’emittente Ant1, circa il 40% degli elettori che ha preso parte alla inconcludente consultazione dello scorso 6 maggio, ha oggi intenzione di votare per un altro partito rispetto ad allora. Una percentuale talmente alta che potrebbe rivoluzionare il quadro politico frammentato che uscì dalle urne solo sei settimane fa.
La sfida principale, stando alle indicazioni dei sondaggi pre-elettorali, è tra Nea Dimokratia, il partito guidato da Antonis Samaras, che intende mantenere ma ammorbidire il Memorandum – l’intesa con la comunità internazionale che prevede aiuti finanziari in cambio di una dura austerità -, e Syriza, la formazione di sinistra di Alexis Tsipras che invece vuole cancellare quel documento e varare un piano per lo sviluppo nazionale che porti il paese fuori dalla crisi, pur affermando di voler mantenere la Grecia nell’Eurozona.
Le operazioni di voto nei 20.560 seggi allestiti in tutto il Paese si svolgono senza problemi (a parte un giovane che ha sparato in aria davanti a un seggio nell’isola di Zakynthos, ed é ora ricercato). Tutti i maggiori leader politici hanno già votato. Alle 19 (le 18 in Italia), appena chiusi i seggi, verranno diffusi gli exit poll. Ma Singular Logic, l’azienda incaricata dal governo della raccolta dei voti, ha detto che le prime proiezioni con un alto margine di probabilità si avranno solo alle 22:30 (le 21:30 in Italia).
Intanto una bomba è stata lanciata stamani contro la sede della tv greca Skai da due persone in moto, ma non è esplosa. Lo ha reso noto la polizia, che ha precisato che non si sa ancora se l’ordigno sia vero o falso. Gli artificieri sono sul posto e la zona è stata isolata. La sede della tv è stata evacuata.
UE CON SAMARAS, ‘VOTATE CHI RISPETTA ACCORDI’
di Marco Galdi, ANSA
‘Votate per chi rispetta gli accordi’: ultimo appello europeo ai greci, alla vigilia di un voto cruciale. “E’ molto importante che nelle elezioni il risultato sia la formazione di un governo che dica ‘Ok, terremo fede agli accordi”, è il pressing di Angela Merkel, la cancelliera che tiene in scacco l’Europa e combatte Syriza, il partito della sinistra che potrebbe vincere le elezioni. E provocare la fine dell’eurozona, se manterrà fede al programma di rinegoziazione radicale delle condizioni di austerità per il secondo piano di aiuti. Un’esternazione, quella della Merkel, che ha il sapore dell’ultimatum e dell’appoggio incondizionato a Nuova Democrazia, il partito di centrodestra guidato da Antonis Samaras, che le sembra più affidabile pur essendo stato al governo quando la Grecia ha truccato i conti. Le parole della cancelliera sono arrivate in chiusura di una campagna elettorale dalla quale può dipendere il destino dell’Europa.
E non solo: non a caso lunedì, a margine del G20 di Los Cabos, è in programma un incontro proprio sulla Grecia tra i leader della Ue e il presidente Usa Barack Obama, sempre più preoccupato dalla piega della crisi in Europa. Da settimane è in atto il pressing sull’elettorato greco, con un messaggio chiaro: vogliamo che la Grecia resti nell’euro, ma il nuovo governo deve aiutarci ad aiutarla. Il fatto che la sinistra radicale possa vincere raccontando ai greci che gli accordi sull’austerità possono essere rivisti (nella migliore delle ipotesi) o cestinati, spaventa. A dirlo chiaramente, nell’ultimo giorno prima del voto, è il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker. In un’intervista al quotidiano austriaco ‘Kurier’ ha affermato che l’uscita della Grecia avrebbe “un effetto devastante” per la Grecia e per tutta l’eurozona. Ancor più esplicitamente ha aggiunto: “Se vince la sinistra radicale, le conseguenze sull’unione monetaria sono imprevedibili”. Dal canto suo il premier Mario Monti – che si aspetta, “come molti altri governi”, un “voto favorevole all’Europa” – ha lasciato aperta la porta ad una moderata revisione degli accordi. Parlando a Bologna ha sostenuto che la Ue “potrebbe eventualmente considerare qualche dilazione” nei tempi di rimborso del prestito e di rientro negli obiettivi di deficit. Ma il compito di chiarire fino in fondo il senso del pressing europeo, e tedesco, sugli elettori greci se lo è preso Wolfgang Bosbach, esponente di spicco della Cdu, il partito di Angela Merkel. In un’intervista in uscita nell’edizione domenicale della Frankfurter Allgemeine Zeitung Bosbach spiega che se la sinistra radicale si ostinerà a dire di volere avere gli aiuti “senza dare contropartite”, allora “sarà solo questione di tempo prima che la Grecia esca” dall’eurozona. Quindi la stoccata, dando il senso di quello che i tedeschi pensano della Grecia: “Al Paese mancano il dinamismo dell’economia, competitività e un’amministrazione efficiente. E non saranno altri miliardi di aiuti a cambiare tutto questo alla base”.