New York – Il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi sta valutando seriamente l’ipotesi di portare i tassi di interesse in una zona d’ombra dove nemmeno la Federal Reserve osa spingersi.
Se da un lato ridurre il tassi bancari sui depositi puo’ alimentare la fiducia, stimolando le attivita’ di prestito e aumentando la crescita, dall’altro rischia di ridurre a zero e persino sotto tale soglia il tasso dei depositi nelle banche.
Un tempo era considerato un ostacolo da non superare mai per le autorita’ di politica monetaria, perche’ rischia di indebolire quegli stessi mercati monetari che cercando di ravvivare.
Stiamo parlando della riduzione del costo del denaro sotto lo 0,25%. Oggi non e’ piu’ un tabu’, secondo quanto riferito il 15 giugno a Bloomberg da due funzionari dell’istituto centrale dell’area euro.
“La recessione economica in Europa si sta aggravando, la Bce deve fare di piu'”, ha dichiarato Julian Callow, chief European economist di Barclays Capital, secondo cui un allentamento monetario alla prossima riunione della Bce e’ scontato. “Un tasso negativo sui depositi bancari e’ qualcosa che devono assolutamente prendere in considerazoone, ma che lo portino a zero e’ l’ipotesi piu’ probabile”.
Se Draghi dovesse portare veramente quel tasso, che rappresenta l’interesse pagato da un’istituto di credito sul cash depositato overnight nelle proprie casseforti, a zero o anche piu’ sotto, entrera’ in un territorio praticamente inesplorato in passato.
Solo la Riksbank svedese nel luglio del 2009 aveva osato tanto. Ovvero fare pagare un tasso alle banche per il privilegio di detenere soldi.
La Federal Reserve si e’ rifiutata di adottare una misura simile. Al momento il tasso e’ fissato allo 0,25%. Con l’Europa in piena crisi, il problema dell’inflazione e’ passato ampiamente in secondo piano rispetto a quello della crescita anemica. E la Bce potrebbe veramente pensare che i benefici superino i rischi.
Gli ultimi dati pubblicati sull’inflazione in Germania, poi, che hanno evidenziato in molti stati federali un calo sotto il 2% dei prezzi al consumo in giugno, danno alla Bce un maggiore spazio di manovra per ridurre eventualmente i tassi.