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Wall Street ai massimi di due mesi dopo dati macro

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New York – Seduta in moderato rialzo per i listini azionari di Wall Street, in una giornata caratterizzata da volumi sottili, ai minimi degli ultimi 10 anni. Oggi i listini Usa hanno terminato le contrattazioni con tre ore di anticipo, in vista della festa d’Indipendenza. Riapriranno i battenti giovedi’. Il Dow Jones sale dello 0,56% a 12.943,82 punti, lo S&P avanza dello 0,62% a 1.374 punti e il Nasdaq guadagna lo 0,84% a 2.976,08 punti. Gli investitori aspettano di conoscere con maggiore chiarezza quali saranno i prossimi sviluppi macro economici e politici, in particolare sul fronte della crisi del debito europea. I mercati scopriranno domani se le due principali banche centrali europee prenderanno o meno misure monetarie accomodanti per stimolare le economie al di fuori della fase di rallentamento della crescita. Per la decisione della Federal Reserve bisognera’ aspettare ancora qualche giorno in piu’.

Tra i settori si mettono in luce gli energetici (+2%). L’euro, da parte sua, rimane schiacciato sotto quota $1,26, petrolio in poderoso rialzo.

Stando all’ultimo sondaggio condotto da Bloomberg, che ha interpellato diversi analisti, la Banca centrale europea dovrebbe decidere domani di abbassare il costo del denaro di 25 punti base, ai minimi record dello 0,75%. Sono in molti ad attendersi dunque una riduzione del costo del denaro da parte di Draghi, mentre il suo collega della Banca d’Inghilterra dovrebbe limitarsi a incrementare la portata del suo programma di acquisto di asset.

Nella giornata di ieri sono arrivati una serie di dati macro deludenti dai vari paesi mondiali, Usa compresi. Contrazione inaspettata dell’attività manifatturiera negli Stati Uniti, ma la fase di debolezza è stata recepita a livello globale, nessuno escluso, dal dato Pmi dell’Eurozona a quello della Cina.

Gli operatori sperano anche in un possibile intervento della Federal Reserve. Naturalmente molto dipenderà, oltre che dall’effettiva volontà di voler agire nuovamente con degli stimoli monetari, dai prossimi dati macro in arrivo, in primi il report mensile sul lavoro che verra’ pubblicato venerdi’ al ritorno dalle feste per il giorno dell’indipendenza (4 luglio). I mercati vogliono sapere se le cifre confermeranno questa fase di debolezza e dunque se si fara’ piu’ insistente la necessità di una spinta dalla Fed.

Riguardo i dati in arrivo in giornata, gli ordinativi alle fabbriche hanno segnato il terzo incremento mensile di fila in maggio.

In ambito di singole storie societarie, Microsoft in calo dopo aver ammesso che il suo più grande acquisto nel settore Internet – aQuantive acquisition – si è rivelato inutile e avrà come conseguenza l’annullamento di ogni possibile profitto nel trimestre. L’unita’ verra’ svalutata di 6,2 miliardi. Dopo un avvio promettente, il motore di ricerca Bing si e’ rivelato un flop.

Apple intanto ha toccato quota $600 per la prima volta dal 27 aprile.

Dopo una giornata ricca di notizie di fusioni e acquisizioni, oggi c’e’ stato un altro accordo: MModal verra’ rilevata da One Equity Partners, il braccio di investimenti privati di JP Morgan Chase, al prezzo di $14 per azione, pari a un premio dell’8% rispetto al prezzo di chiusura. L’operazione e’ in contanti e valuta il gruppo $1,1 miliardi.

A seguito dello scandalo che ha coinvolto la banca per possibile , un nuovo rimpasto nei vertici e’ in atto in seno a Barclays. Il Ceo Bob Diamond annuncia le dimissioni, mentre il Presidente Marcus Agius torna in carica dopo aver presentato lui stesso nella giornata di ieri la lettera di abbandono dell’incarico.

Sul fronte valutario, l’Euro in ripresa nel finale con +0,21% sul dollaro a $1,2607. Dollaro/yen +0,44% a JPY 79,83. Euro/yen +0,63% a JPY 100,64.

Per termine la panoramica sui mercati, quanto alle commodities, i futures sul petrolio dopo essere balzati fino a +5% a New York rallentano la corsa e fanno +3,80% a $86,93 al barile. Oro +1,20% a $1.616,80. Da segnalare che gli acquisti sul metallo prezioso, che riconquista sebbene ancora debolmente la soglia dei 1.600 dollari, è dovuta proprio alle speculazioni sull’arrivo di una manovra di politica monetaria espansiva da parte della Federal Reserve: se tale manovra si concretizzasse, il dollaro perderebbe infatti appetibilità, a tutto vantaggio di quelle materie prime le cui quotazioni sono espresse in dollaro.