Roma – Il regime siriano non esiterà a utilizzare le armi chimiche di cui dispone se sarà messo all’angolo dalla comunità internazionale. E’ quanto ha detto alla BBC Nawaf Fares, politico siriano tra i più prominenti del paese che ha lasciato il governo di Assad. Il diplomatico – è stato ambasciatore in Iraq – ha aggiunto anche che queste armi, probabilmente, sono state già usate.
Fares ha detto di sospettare che la maggior parte dei bombardamenti che stanno scuotendo la Siria siano stati orchestrati dal regime, in collaborazione con al-Qaeda. “Ci sono informazioni, per ora non confermate, secondo cui le armi chimiche sono utilizzate in parte nella città di Homs”.
Qualche giorno fa il Wall Street Journal ha riportato la notizia secondo cui la Siria avrebbe iniziato a trasferire in siti sconosciuti parte del vasto arsenale di armi chimiche di cui dispone, spostandola dai luoghi dove di solito vengono immagazzinate. Dell’arsenale, fanno parte quantità di gas nervino, di iprite (arma chimica utilizzata in particolare durante la Prima Guerra Mondiale) e di cianuro.
Alcuni funzionari americani temono che Damasco possa utilizzare le armi contro i ribelli o i civili, dando il via potenzialmente a una campagna di pulizia etnica. Ma altri ritengono che l’obiettivo del presidente siriano Bashar al-Assad possa essere quello di proteggere il materiale, o complicare gli sforzi delle potenze Occidentali volti a identificare i siti dove le armi sono nascoste.
Fares è il secondo diplomatico ad aver lasciato il governo dall’inizio della rivolta nel paese. In una recente intervista ha detto di essere convinto che “questo regime non farà nulla per il proprio popolo”. Continuando, “le menzogne vanno avanti, il capo del regime sta mentendo, ovunque ci sono uccisioni, distruzione e oppressione….Nashar-al-Assad porta i geni di un dittatore”.
Ancora: “Il sostegno della Russia e dell’Iran e l’esitazione o l’incapacità della comunità internazionale di proteggere il popolo siriano solo le principali ragioni che stanno portando il regime a prendere tempo. Ma all’interno il regime è morto”.
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