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Borsa Milano: forti sell, spread top da gennaio

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Milano – Un’altra giornata nera per le borse, anche se i cali vengono dimezzati sul finale. Per una settimana sono state vietate le vendite allo scoperto nelle piazze di Milano e Madrid, ma il divieto e’ arrivato troppo in ritardo. I sell sull’azionario sono stati pesanti, mentre intraday l’euro e’ precipitato ai nuovi minimi storici sotto $1,21 e bucando 95 yen. Il balzo dei rendimenti di Spagna e Italia fa temere il peggio in un’ottica di rifinanziamento del debito. Dopo che i tassi sui titoli di stato a breve di Germania, Olanda e Finlandia, tra gli altri, sono scesi in negativo, in Europa si sta riscontrando una corsa verso i bond ‘semi sicuri’ di Francia e Belgio, il cui andamento e’ ormai in linea con quello dell’area core dell’Eurozona. A gravare sul sentiment sono anche i timori legati al rallentamento dell’economia cinese.

L’osservato speciale resta la Spagna, che sta scivolando verso uno scenario greco. Gli operatori hanno scoperto che l’accordo sugli aiuti alle banche spagnole di fatto e’ diventato un piano di sostegno all’intero paese e alle sue finanze pubbliche. Il governo ha sempre cercato di evitare di chiedere un salvataggio complessivo o almeno di venderlo come tale. Ma parte dei 100 miliardi di euro verranno usati anche per finanziare i titoli pubblici e le condizioni imposte dalle autorita’ riguardano anche l’economia iberica e non solo i suoi istituti di credito.

La decisione di reintrodurre il divieto di vendite allo scoperto sui titoli bancari e assicurativi italiani e’ riuscita ad arginare momentaneamente le vendite a Piazza Affari. Il provvedimento, fa sapere la Consob, avra’ efficacia immediata e restera’ in vigore per tutta la settimana. Un gruppo di azionisti di Banco Popolare ha scritto a Wall Street Italia chiedendosi pero’ come mai lo stop sia stato imposto alle 13 circa, dopo che sul listino e’ stato disegnato il doppio minimo storico assoluto (2009/2012).

Come mai proprio oggi all’una e non un altro giorno e un altro momento? “E’ lecito sospettare che la Consob abbia lasciato agire indisturbati i grossi operatori fino all’ultimo istante utile. Avvalorando la tesi secondo cui essa non sia dalla parte della trasparenza dei movimenti borsistici”, denuncia sotto voce l’utente anonimo. Subito dopo la decisione dell’authority italiana, anche la Spagna ha deciso di intraprendere una simile misura straordinaria.

Alla Borsa di Milano si e’ ripetuto bene o male il copione di venerdì, quando il Ftse Mib ha perso oltre -4%, ma se possibile con oscillazioni ancora piu’ brusche. L’indice italiano chiude in ribasso del 2,76% a 12.706,36 punti, ma era calato anche fino a -5%. La rimonta e’ stata alimentata in gran parte dal rally delle banche, MPS e Unicredit su tutte, favorite dalla ricoperture. Tra le altre piazze finanziarie europee: Londra fa -1,99%, Francoforte -2,75%, Parigi -2,51%. Madrid ha subito perdite pari a circa il 12% in due giorni. Il paniere di riferimento del continente Eurostoxx 50 ha ceduto il 2,12% oggi. L’indice di volatiltia’ del VIX e’ balzato +17,33% nell’ultimo periodo a quota 19,09.

E’ arrivata immancabile la ‘solita’ dichiarazione della Commissione Ue, che afferma che la Grecia deve rimanere nell’Eurozona, anche in caso di default. Allo stesso tempo, l’esecutivo di Madrid scarta formalmente la necessita’ di un piano di salvataggio per il paese. Ma a questi tassi il ‘bailout’ appare sempre piu’ inevitabile. Per Italia e Spagna uno dei maggiori problemi per la seconda parte dell’anno sara’ infatti la gestione del debito pubblico, con i tassi che sono gia’ fuori controllo.

I costi di rifinanziamento cui il governo iberico deve far fronte e’ per ora al 4,1%, a una media di scadenze di 6,4 anni. Le cose, tuttavia, si stanno mettendo sempre peggio. Quanto all’Italia, l’ammontare di debito che il Tesoro dovra’ collocare nei prossimi mesi equivale a 160 miliardi da giugno a ottobre. Come hanno spiegato diverse banche d’affari, da Citigroup a UBS, al 5% “il rifinanziamento italiano, sotto il profilo dei costi, e’ gia’ insostenibile”. A questi livelli, insomma, si rischia di dover ricorrere a piani di aiuti esterni.
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Anche per questo motivo, una serie di analisti ha rinnovato l’appello a Mario Draghi perche’ la Bce da lui presieduta intervenga al piu’ presto e assicuri di comprare i titoli di stato di Italia e Spagna a qualunque condizione. A quel punto non e’ detto che sara’ costretta a farlo veramente, ma si otterra’ tempo prezioso, placando le tensioni sui mercati. Il grande ostacolo che deve essere superato per poter passare dalle parole ai fatti e’ l’opera di convincimento della Bundesbank.

Altrimenti si vivranno altre sedute di paura come quella di oggi o venerdi’: nello spazio di due giorni le piazze finanziarie europee hanno riportato la performance peggiore da aprile. Lo Spread Italia-Germania a 10 anni viaggia ora a livelli di alert, avvicinandosi progressivamente al record assoluto testato nel novembre del 2011 e oscillando attorno quota 520 punti base; occhio all’incredibile balzo dei tassi dei BTP a 2 anni, che sono schizzati quasi +20% al 4,71% e che ora fanno +17,22% al 4,62%. Tassi a 5 anni +6,16% al 5,92%, si avvicinano a quelli dei BTP a 10 anni.

Spread Spagna-Germania sopra quota 640 punti, al record di 643 punti base; Cds Spagna al massimo storico a 634 punti base, cds Italia a quota 548. Numeri da bollettino di guerra, che non finiscono certo qui. Focus sul trend delle curve dei cds a scadenza a 5 e 10 anni, sia spagnole che italiane, che si sono invertite. Si tratta di un chiaro segnale di stress sui mercati dei titoli di debito dei paesi periferici.

L’euro e’ sceso per la prima volta in undici anni sotto la soglia psicologica dei 95 yen, fino a 94,24 yen, al minimo dal novembre del 2000; contro il dollaro, la moneta unica scivola sotto quota $1,21, per la prima volta dal giugno del 2010, a quota 1,2099, per poi risalire senza grande convinzione. Il sentiment degli operatori è decisamente ribassista dopo le ultime indiscrezioni giunte nel fine settimana. Si teme che l’Eurozona sia arrivata a un punto di non ritorno.

Market mover sempre la Spagna, sotto continuo attacco da parte degli speculatori: nel paese si acuiscono le spinte recessive, con il prodotto interno lordo che è sceso -0,4% nel secondo trimestre dopo -0,3% nei primi tre mesi dell’anno. Torna anche l’incubo Grecia, dopo le indiscrezioni riportate da Der Spiegel, secondo cui il Fmi sarebbe pronto a staccare la spina al paese.

Le rassicurazioni del numero uno della Bce Mario Draghi – secondo cui l’euro è “irreversibile”, non c’è un rischio di “esplosione” dell’unione monetaria e la Banca centrale europea è pronta ad agire “senza tabù” se necessario – sono totalmente ignorate da un mercato stanco da tempo da parole a cui non seguono la cosa più importante: i fatti.

“Aumenta la paura degli investitori sull’escalation della crisi dei debiti sovrani in Europa – ha commentato Lee Hardman, strategist valutario presso Bank of Tokyo Mitsubishi di Londra, in un’intervista a Bloomberg – Le autorità europee stanno ancora fallendo nel riuscire almeno a stabilizzare la fiducia degli operatori sulla situazione in atto, con i tassi sui bond spagnoli che balzano a nuovi record”.

Le “preoccupazioni sulla Grecia e la situazione in Spagna, con Valencia che sta di fatto chiedendo un piano di salvataggio, sono una realtà – commenta, sempre intervistato da Bloomberg, Henrik Drusebjerg, strategist senior presso Nordea Bank AB a Copenhagen – Ma gli investitori stanno facendo i conti anche con la carrellata di dati negativi giunta la scorsa settimana dagli Stati Uniti e, in generale, con le notizie macro deludenti che interessano l’Europa”.

ALL’INTERNO DEL FTSE MIB – Sospesi per eccesso di ribasso 15 titoli, non solo bancari. In asta di volatilità sono infatti finite anche Enel e Enel Green Power con perdite fino a -6%, mentre Intesa SanPaolo e MPS sono state sospese con perdite -9% circa, prima di recuperare terreno spinte dalle ricoperture. Tra altri titoli sospesi BPM, Banco Popolare, A2A (che chiude a -5,47%), Azimut, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Mediobanca, Mediolanum, Ubi Banca che ha archiviato la seduta a -5,47%. Schiacciate in fondo al paniere Diasorin -4,86%, Pirelli -4,69% e Fiat -4,44%. Unicredit e MPS chiudono addirittura in positivo a Banca +0,82% e +4,32%, rispettivamente.

BTP – In chiusura il differenziale tra Btp e Bund a dieci anni balza +3,25% a 514,23 punti base, allontanandosi dai massimi intraday, quando aveva ampiamente superato quota 520. Tasso BTP a 10 anni +3% al 6,34%, ma è salito fino al 6,39%. Tassi spagnoli chiudono in rialzo del 3% al 7,498%, ma hanno anche superato il 7,50%. Gli investitori si rifugiano anche oggi sui Bund tedeschi, con i rendimenti che scivolano -3,17% all’1,13%. Tassi a due anni tedeschi -0,08%, sotto lo zero per la dodicesima sessione consecutiva. In generale, ai record minimi di sempre calano i tassi dei bond Usa, tedeschi e del Regno Unito. Quelli americani a cinque anni hanno testato il valore più basso della storia, pari allo 0,55%. I tassi UK a due anni sono calati allo 0,08%, valore mai toccato in precedenza.

VALUTARIO – L’euro riduce le perdite e torna sopra $1,21, con -0,07% a $1,2114. Dollaro/yen -0,13% a JPY 78,34, mentre euro/yen -0,19% a JPY 94,90. Da segnalare che, nelle ore precedenti, la moneta unica è scesa per la prima volta in undici anni sotto la soglia psicologica dei 95 yen, fino a 94,24 yen, al minimo dal novembre del 2000; contro il dollaro, l’euro è calato sotto quota $1,21, per la prima volta dal giugno del 2010.

MATERIE PRIME – I futures sul petrolio giù -3,48%, a quota $88,63 al barile, mentre le quotazioni dell’oro a $1.571,90 l’oncia (-0,69%). Le quotazioni del greggio con scadenza a settembre sono scese nelle ultime ore fino a -4,2%.

HIGHLIGHT DI GIORNATA

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Cambi: euro sotto 1,21 dollari, prima volta da 2 anni

Fondo Monetario Internazionale pronto a staccare la spina alla Grecia

Asset rifugio: rendimenti Treasury sui minimi record

Mercato del lavoro Usa debole: pressioni per nuovo intervento Fed

– L’indice Nikkei della Borsa di Tokyo termina la giornata con -161,55 punti (-1,86%) a 8.508,32 punti.

Azionario Asia giù: dubbi su capacità anti-crisi della Spagna

Euro continua a perdere sul dollaro, alle 8.25 italiane a $1,2101 (-0,17%). Contro lo yen giapponese la moneta unica arriva a toccare i minimi da oltre 11 anni, alle 8.25 italiane a JPY 94,49 (-0,62%).

Draghi si sbilancia: “Euro irreversibile”

Petrolio: in calo a 90,26 dollari

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