Roma – “Bisogna fare a meno delle agenzie di rating: sono altamente carenti e discreditate”. A parlare, dinanzi al pm della procura di Trani, Michele Ruggiero, è il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. A metà luglio, Ruggiero ha chiuso l’indagine su Moody’s – inchiesta nata dagli esposti presentati dall’Adusbef e dal senatore Elio Lannutti (Idv) – accusando il vice presidente, Ross Abercromby, e il direttore finanziario, Johannes Wassemberg, di aggiotaggio e manipolazione del mercato.
E’ il 24 gennaio 2011 quando Draghi viene ascoltato, come persona informata sui fatti, dal pm pugliese che sta indagando sui report dell’agenzia Moody’s. “Sono governatore della banca d’Italia e presidente del Finacially Stability Board”, esordisce Draghi. Il pm gli chiede di spiegare se è d’accordo con la valutazione di Moody’s che, il 6 maggio 2010, parla di “contagio del debito sovrano al sistema bancario italiano”. Draghi conferma le dichiarazioni già rilasciate all’epoca: “Il sistema bancario italiano è robusto, il deficit di parte corrente è basso, tutto ciò rende il caso dell’Italia diverso da quello di altri paesi”.
Il pm chiede se, in seguito al report, vi sia stato “un danno al Paese”. “E’ difficile dirlo”, risponde Draghi, “perché ci possono essere delle forti variazioni di Borsa che però, dopo due giorni, tornano su di nuovo, quindi parlare di danni al Paese è complicato (…). Direi che sarebbe esagerato parlare di un danno al sistema globale del Paese, proprio per il ragionamento che facevamo prima, insomma il Paese è forte (…). Sicuramente ci sono stati forti movimenti che hanno avvantaggiato alcuni e danneggiato altri, questo è certo”. E poi aggiunge: “Per quale motivo noi abbiamo interesse a che le dichiarazioni di mercato siano veritiere e puntuali? A parte il profili etici, perché dichiarazioni frequenti, contraddittorie, parzialmente corrette, parzialmente scorrette, disorientano i mercati e aumentano la volatilità dei prezzi dei titoli. Allora questo, di per sé, è un danno…”. E poco dopo arriva la bocciatura delle agenzie di rating.
“Allora, primo: la reputazione delle agenzie di rating è stata completamente discreditata dall’esperienza del 2007-2008 e qui potremmo parlarne per tanto tempo, anche perché questa è una delle cose, come presidente del Finacially Stability Board, abbiamo affrontato fin dall’inizio e una delle indicazioni del Fsb è trovare il modo per cui sia gli investitori e sia i regolatori potranno fare a meno, comunque potranno avere meno bisogno delle agenzie di rating e dei loro giudizi (…). La gente continua a usare questi rating perché non ha niente di meglio, purtroppo sono altamente carenti, qui bisogna trovare un modo per farne a meno, o farne meno uso”.
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