Roma – Quando a dicembre, col decreto salva Italia, il governo Monti varò il SuperInps sembrò davvero una buona idea. Di mettere insieme l’Inps, che gestisce le pensioni dei lavoratori privati, l’Inpdap, che pensa invece ai dipendenti pubblici, e l’Enpals, il piccolo istituto del settore sport e spettacolo, se ne parlava da molti anni. E forse solo un governo tecnico poteva riuscire a vincere le mille resistenze politico-corporative. Sembrava davvero una bella idea inglobare nel più efficiente Inps, guidato da Antonio Mastrapasqua, il carrozzone Inpdap e tagliare gli sprechi. Tanto che la relazione tecnica al salva Italia quantificava in «non meno di 20 milioni di euro» i risparmi ottenibili già nel 2012, per poi salire a 50 milioni nel 2013 e a 100 milioni nel 2014. Solo che ora si scopre che l’accorpamento ha effetti devastanti sul bilancio del SuperInps.
Patrimonio a rischio
Nel giro di «pochi anni» si potrebbe arrivare all’«azzeramento» del patrimonio netto, aprendo «un problema di sostenibilità dell’intero sistema pensionistico». Colpa dell’Inpdap che, entrando nell’Inps, scarica sul bilancio ben 10,2 miliardi di euro di disavanzo patrimoniale e quasi 5,8 miliardi di euro di passivo per l’esercizio 2012. Lo si legge nella nota di assestamento al bilancio 2012 dell’Inps, un documento di 38 pagine che sarà esaminato, probabilmente giovedì, nella riunione del Consiglio di indirizzo e vigilanza presieduto da Guido Abbadessa. Ma vediamo come si è arrivati a tanto.
Recessione più dura
La nota di assestamento si è resa necessaria per tener conto del peggioramento del quadro economico e della confluenza dei bilanci dell’Inpdap e dell’Enpals nell’Inps. A dire il vero, per quanto riguarda gli effetti della recessione, l’adeguamento contenuto nella nota è insufficiente. Le previsioni di bilancio sono state infatti riviste alla luce del Def (Documento di economia e finanza) presentato dal governo lo scorso aprile e non del suo recente aggiornamento. In pratica la nota di assestamento Inps è ottimistica perché formulata sulla base di una stima del prodotto interno lordo (quella di aprile) in calo dell’1,2% nel 2012 mentre le ultime previsioni del governo indicano un -2,4%. Un’economia che decresce significa meno posti di lavoro e meno entrate contributive per l’Inps, con conseguente peggioramento dei conti. Ma i guai veri non sono questi, bensì arrivano dall’assorbimento del bilancio dell’Inpdap.
Lo Stato evadeva i contributi
L’istituto di previdenza dei dipendenti pubblici ha infatti portato in dote, si fa per dire, un disavanzo patrimoniale quantificato al primo gennaio 2012 in 10 miliardi e 269 milioni. Perché? Due le cause, si legge nella nota di assestamento. 1) La riduzione dei dipendenti pubblici nel corso degli anni, che ha ridotto le entrate mentre le spese per pensioni continuavano ad aumentare. 2) Il fatto che, fino al 1995, le amministrazioni centrali dello Stato non versavano i contributi alla Ctps, la Cassa dei trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato, che era una delle 10 casse fuse nell’Inpdap nel 1996 proprio perché le normative europee richiedevano la creazione di un istituto con un bilancio trasparente. Ma anche dopo il ’96, spiega la nota, le amministrazioni dello Stato hanno versato «solo la quota della contribuzione a carico del lavoratore (8,75%, ndr ) e non la quota a loro carico» pari al 24,2%.
L’unificazione degli Enti
Per far fronte ai crescenti buchi di bilancio e al conseguente peggioramento del deficit patrimoniale, lo Stato ha disposto per il 2012 un trasferimento all’Inpdap di 6,4 miliardi. Nonostante ciò, si legge nel documento all’esame del Civ, «si prevede per l’Inpdap un disavanzo economico di 5 miliardi e 789 milioni» che porterà il risultato complessivo dell’esercizio 2012 del SuperInps in rosso di 8 miliardi e 869 milioni, contro un – 2,2 miliardi dell’esercizio 2011. Ma gli effetti peggiori si hanno sullo stato patrimoniale. Prima dell’incorporazione di Inpdap e Enpals, l’Inps aveva chiuso il 2011 con un avanzo di 41 miliardi. Tolti i 10,2 miliardi di passivo Inpdap e aggiunti i 3,4 miliardi di attivo portati invece dall’Enpals, il patrimonio di partenza del SuperInps, all’inizio del 2012, era di circa 34 miliardi. Ma alla fine dell’anno, sottratta la perdita d’esercizio di 8,8 miliardi, si scenderà a 25 miliardi: 16 miliardi in meno nel giro di un anno.
L’allarme del Civ
Anche nei prossimi anni, si osserva nella nota di assestamento, i conti dell’ex Inpdap chiuderanno in forte disavanzo, tanto più che il governo ha appena deciso una nuova riduzione dei dipendenti pubblici (secondo il ministro Patroni Griffi scenderanno di 300 mila nei prossimi tre anni). Tutto ciò si ripercuote «negativamente sul patrimonio netto dell’Inps con il rischio di un suo azzeramento in pochi anni». Per questo il Civ raccomanda almeno «una incisiva attività di vigilanza diretta ad accertare il corretto versamento dei contributi da parte delle pubbliche amministrazioni e in particolare degli enti locali». Ma la preoccupazione principale delle parti sociali (sindacati e imprese) presenti nello stesso Civ è che, se lo Stato non interverrà a sanare il disavanzo pregresso dell’Inpdap, a colmare i buchi saranno chiamate le gestioni in attivo, come per esempio quella dei parasubordinati (80 miliardi di avanzo patrimoniale) e delle prestazioni temporanee (ammortizzatori sociali, assegni familiari, malattia), che finora hanno compensato i fondi in rosso dello stesso Inps (trasporti, elettrici, telefonici, dirigenti d’azienda, coltivatori diretti e lavoratori autonomi).
Il welfare dell’Inpdap
Fin qui il Civ. Ma quando la fusione di Inpdap ed Enpals sotto l’Inps sarà completata è probabile che verranno passate al setaccio anche le molte provvidenze che l’Inpdap ha finora assicurato ai lavoratori e ai pensionati pubblici: in tutto 5 milioni e mezzo di cittadini con le loro famiglie. Ogni anno l’istituto concede prestiti e mutui agevolati (nel 2011, 100 mila prestazioni) e indice bandi per: «Case albergo», «Soggiorni senior», borse di studio, ospitalità nei suoi convitti per studenti e residenze per anziani, vacanze in Italia e all’estero per lo studio delle lingue, soggiorni termali, contributi sulle spese sanitarie. Un universo di prestazioni finanziato da un contributo obbligatorio in capo ai dipendenti pubblici pari allo 0,35% della retribuzione e allo 0,15% per i pensionati. L’Inpdap si faceva vanto di aver sviluppato negli anni «un modello di welfare integrativo di eccellenza». Ma è chiaro che la musica potrebbe cambiare.
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