Roma – “Italia e Spagna stanno pagando interessi piu’ alti” rispetto a quanto sarebbe atteso rispetto ai fondamentali dell’economia. Lo rileva l’Fmi nel Fiscal Monitor. Nel breve termine, Spagna e Italia “devono continuare i piani correttivi per ridare competitivita’ ed equilibrio fiscale e mantenere la crescita”: per il capo economista del fondo Olivier Blanchard. Il rapporto deficit-pil dell’Italia nel 2012 sara’ pari al 2,7% e all’1,8% nel 2013, secondo l’Fmi.
Il pil italiano registrerà un calo del 2,3% e dello 0,7% rispettivamente nel 2012 e nel 2013. Rispetto alle ultime stime di luglio del Fondo la crescita è stata tagliata dello 0,4%. La nota di aggiornamento del Def fatta dal Tesoro prevede un calo del 2,4% quest’anno e dello 0,2% nel 2013.
Dato il pericolo rappresentato dalla deflazione, secondo il Fondo e’ molto probabile che la Banca Centrale Europea decidera’ di ridurre ulteriormente i tassi guida, fermi al minimo storico dello 0,75%, con l’obiettivo di rilanciare la ripresa.
DISOCCUPAZIONE ITALIA 10,6% IN 2012, 11,1% IN 2013 – La disoccupazione in Italia è destinata a crescere ancora nel prossimo futuro secondo il Fmi: dall’8,4% del 2011 al 10,6% nel 2012 e ad un picco dell’11,1% nel 2013, poco sotto l’11,5% della media di Eurolandia dove spiccano paesi come Spagna e Grecia oltre il 25%. La Francia toccherà il 10,5%, la Germania un invidiabile 5,3%.
L’allarme lavoro riguarda il complesso delle economie avanzate, spiega il Fondo monetario internazionale nel World Economic Outlook di ottobre, e più del 10% della forza lavoro resterà disoccupata nel 2013 in Europa mentre il rapporto in Grecia e Spagna sale appunto a uno su quattro. Più in generale, osserva il Fondo monetario, almeno la metà dei giovani sono senza lavoro nei paesi periferici dell’Eurozona. Il livello di disoccupazione resta “inaccettabile” osserva l’istituto di Washington.
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Un anno di ricaduta in recessione, il 2012, che verrà seguito da un 2013 di crescita quasi al palo: queste le prospettive non esaltanti per l’area euro, secondo le nuove previsioni stilate dal Fondo monetario internazionale nell’aggiornamento del World Economic Outlook.
Per quest’anno è previsto un calo dello 0,4 per cento del Pil complessivo di Eurolandia, cui seguirà un limitato più 0,2 per cento il prossimo: cifre richieste in peggio rispettivamente di 0,1 e 0,5 punti percentuali rispetto a sei mesi fa.
Un quadro generale che ancora una volta nasconde dinamiche divergenti tra i paesi dell’Unione valutaria, che da un estremo vede la Germania limitare i danni con tassi di crescita modesti – più 0,9 per cento su 2012 e 2013 – dall’altro vede la Grecia sprofondare sempre più nel baratro.
La penisola ellenica infatti non riuscirà a sganciarsi dalla recessione e dopo un meno 6,9 per cento del Pil nel 2011 subirà un ulteriore meno 6 per cento nel 2012 e un meno 4 per cento nel 2013. E intanto la disoccupazione proseguirà con una impennata tale da raggiungere il valore più elevato in Europa, perfino oltre quello della Spagna: secondo il Fmi la disoccupazione in Grecia toccherà il 23,8 per cento quest’anno e il 25,4 per cento nel 2013.
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Il Fondo monetario internazionale ha rivisto in peggio le previsioni sull’economia globale, rilevando che “la ripresa ha subito nuove battute d’arresto mentre l’incertezza pesa con forza sulle prospettive”. Ora per quest’anno l’istituzione di Washington si attende una crescita globale del 3,3 per cento, in netto rallentamento dal 3,8 per cento del 2011 e dal 5,1 per cento del 2010, mentre sul 2013 il Fmi stima un più 3,6 per cento.
Le nuove previsioni sono contenute nel World Economic Outlook presentato alle assemblee autunnali assieme alla Banca Mondiale, che quest’anno si svolgono a Tokyo. Sul 2012 la stima è stata abbassata di 0,2 punti percentuali, sul 2013 di 0,3 punti. Nella sua analisi il Fmi parla di fattori ben noti che stanno guidando l’economia – come i piani di risanamento dei conti e la debolezza finanziaria che frenano la crescita, laddove all’opposto le politiche monetarie espansive, fatte di tassi bassi tendono a stimolare l’attività – ma non solo.
“Al lavoro sembra esserci di più di queste forze meccanicistiche – scrive il capo economista Olivier Blanchard nell’editoriale – ovvero un generale clima di incertezza”. E’ difficile valutarne esattamente gli effetti e la natura, ma se si riuscisse a smorzare questa incertezza, afferma il Fmi, la situazione potrebbe evolversi ben meglio del previsto.