Economia

Grecia: test vitale in Parlamento, paese sull’orlo della rivolta

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Atene – Epicentro Grecia. Nel giorno in cui l’America festeggia il suo presidente, l’Europa torna ostaggio della crisi del debito. E’ sulle sponde dell’Egeo che risuona lo spauracchio di una nuova Lehman Brothers. Mentre Atene è paralizzata per il secondo giorno di fila dallo sciopero generale, fra qualche ora il Parlamento greco voterà il nuovo pacchetto di misure di austerità. Ammontano a 13,5 miliardi di euro quei sacrifici di lacrime e sangue che i greci dovranno ingoiare altrimenti sarà la fine.

Nelle casse del loro Paese fra qualche giorno non ci sarà più un euro. Ma, nonostante questo epilogo, non è una partita che si gioca sul velluto: se passeranno succederà per una manciata di voti. Per lui, il premier Antonis Samara,s il voto del Parlamento di oggi è il test più difficile da quando si è insediato.

Anche se dovesse superare la prova, c’è poco da tirare il fiato: la strada resta in salita. Le previsioni sull’economia rilasciate dal governo greco la scorsa settimana hanno mostrato una empasse economica più profonda di quanto si credesse.

E soprattutto le ripercussioni sociali saranno forti. Le parole di Nikos Kioutsoukis, il leader della Gsee, il sindacato dei lavoratori del settore privato, risuonano come qualcosa più di un semplice avvertimento. “Se i parlamentari voteranno per le nuove misure commetteranno il più grave crimine politico e sociale di sempre contro il paese e il popolo”, ha detto, aggiungendo sibillino: “Non gli lasceremo distruggere il paese”. E come lui oggi sono in tanti a pensarla così. Più che alla linea dura di Berlino oggi è lì, a quel grido di protesta che risuona nelle strade del Paese, che Samaris dovrebbe prestare orecchio.