Ginevra – Le riserve della Banca Nazionale Svizzera equivalgono al 70% dell’economia nazionale. Troppo. Sopratutto se si pensa che con la crisi del debito sovrano che morde, la meta’ di questa somma viene investita in debito e valute dell’Eurozona.
Per non correre piu’ rischi, la BNS ha capito che e’ necessario cambiare strategia. La gestione delle riserve valutarie suscita un interesse molto vivo, secondo quanto riferito al quotidiano Le Temps dal numero tre dell’istituto, Fritz Zurbrügg, il quale si e’ espresso sulle molteplici sfide che la banca deve affrontare in quella che e’ una congiuntura sempre piu’ difficile.
Come per gli altri istituti centrali, il bilancio della BNS si e’ gonfiato negli ultimi anni, salendo su livelli circa quattro volte superiori a quelli pre crisi. Ora nelle casse svizzere si contano 500 miliardi di franchi di asset.
Le riserve valutarie accumulate per frenare la svalutazione del franco si attestano ormai a oltre due terzi del Pil (70%). Questo ci dice che la politica della BNS – ovvero la difesa dei tassi di cambio tra franco ed euro – e’ stata efficace ed e’ da percorrere con determinazione”, ha spiegato Zurbrügg, intervistato a Ginevra dal quotidiano elvetico.
E’ la legge sulla Banca nazionale che definisce il modo con cui vengono gestite le riserve valutarie. I tre principi a cui risponde non impediscono di ridurre l’esposizione agli euro, come vuole ora la BNS.
La diversificazione fuori dall’area euro richiede pero’ del tempo: la parte e’ relativamente stabile da diversi anni ormai, anche se oscilla tra il 45 e il 65% da un trimestre all’altro.
Ci vuole pero’ tempo per “eseguire una riallocazione del portafogilio senza disturbare i mercati”, ha riconosciuto l’ex direttore dell’Amministrazione Federale delle Finanze.
Oggi la quota di investimenti in euro e’ pari al 48% del totale. Il dollaro e’ al 28% mentre lo yen, la sterlina e il dollaro canadese rappresentano tutti insieme il 20%.
Dal 2010 poi l’istituto investe in cinque nuove divise: il dollaro australiano, il dollaro di Singapore, le corone svedesi e danesi e il won sudcoreano. La diversificazione e’ fondamentale per le politiche della BNC, le cui somme “consistenti” le impediscono di investire su qualsiasi mercato, perche’ non puo’ mettersi contro le oscillazioni dei tassi di cambio.