Il primo Natale del decennio recide i legami con la leggerezza dei Sessanta e l’impegno dei Settanta. L’8 dicembre 1980 uno squilibrato uccide John Lennon. I Beatles erano da tempo sciolti, certo, ma la sua morte è il sigillo sulla fine di un’era.
Finiscono anche gli anni di piombo. La spensieratezza è la pietra filosofale che trasforma il piombo in oro.
Ok, d’accordo, forse non è tutto oro quello che luccica negli Ottanta, ma di sicuro è tutto un brillìo.
Cosa facevamo a Natale nel 1985
Il Natale si avvolge di piumini Moncler, calza le Timberland e affolla i primi McDonald’s. Zampone e lenticchie appartengono ad altre ere geologiche: vuoi mettere con un “paninazzo” che fa tanto paninaro?
La tombola e il Mercante in Fiera sono riservati ai “matusa”: non c’è dubbio, un giretto di poker è davvero un’altra cosa.
Il mondo si scopre globale, pur nella beata ignoranza di cellulari, web, Facebook. Un gettone fra le mani vuol dire telefonate chilometriche con la propria fidanzatina o il ragazzino da poco conosciuto a scuola.
Il mondo è bipolare: da una parte i cattivi – le oscurità dell’impero sovietico – e dall’altra i buoni, gli americani di Ronald Reagan; il cowboy dal sorriso diagonale che tiene sempre una mano sul suo cinturone di armi nucleari.
Il Natale ’80 è uno stringersi addosso, un modo per ritrovare un filo comune ed esorcizzare le angosce interiori.
Se c’è un collante lungo tutti gli Ottanta, è la musica. I cantautori si mimetizzano o si ibernano. Il divismo si trasforma in isteria collettiva, con massicci trasferimenti di biancheria intima femminile sui palchi di Duran Duran, Spandau Ballet et similia.
E proprio il Natale consacra un brano come colonna sonora del decennio: stiamo parlando di “We are the world”, canzone scritta nel 1985 da Lionel Richie e Michael Jackson e cantata da una super band composta da decine dei più famosi artisti mondiali.
E oggi?
Nel 2012 zampone e lenticchie sono ancora in tavola, la tombola è sopravvissuta bene. Il mondo è frammentato: il bipolarismo oggi è fra Occidente e mondo arabo.
La musica mainstream è in crisi: fioccano le cover (guarda un po’, proprio dei brani degli anni ’80).
Un ritorno alle tradizioni, forse un nuovo conservatorismo, avvolge tutto, anche le feste natalizie. Ma volgendo lo sguardo a quegli anni di plastica, una lacrimuccia scende. Così effimeri, forse, ma così colorati, spumeggianti come la schiuma delle bottiglie appena stappate per farsi gli auguri di Natale.