Firenze – Si è aperta un’altra settimana chiave a Bruxelles. Entro venerdì tutti i nodi – dalla Grecia alla supervisione bancaria – arriveranno sul tavolo dei 27, tra vertici e Consigli straordinari. Con un’incognita in più: la crisi politica scoppiata in Italia, che rischia di diventarne il convitato di pietra. Il punto di frizione maggiore è il meccanismo unico di supervisione bancaria: da una parte Berlino non vuole che la Bce sorvegli le banche più piccole come le sue Landesbanken, dall’altra Londra chiede più voce in capitolo nei meccanismi di voto, mentre i Paesi non euro come la Polonia domandano pari diritti nel board di vigilanza della Bce.
Se l’Ecofin non arriverà ad un accordo mercoledì, la palla passerà al vertice Ue giovedì, dove sul tavolo c’è già il Rapporto Van Rompuy sul futuro dell’Eurozona: dal completamento dell’Unione bancaria ai contratti vincolanti tra Stati e Ue per le riforme, sino a un bilancio per i 17. Ebbene, secondo Luigi Federico Signorini, direttore centrale per l’area vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, la proposta della Commissione, basata sul principio che la responsabilità ultima dell’azione di supervisione riguardi tutte le banche dell’area, è condivisibile.
“La forte interconnessione tra mercati e intermediari ha dimostrato quanto velocemente i rischi in capo agli intermediari di un paese possano contagiare quelli di altri paesi, con ripercussioni negative sulla stabilità finanziaria dell’Unione”, nota Signorini. Per questo a suo avviso l’identificazione, il monitoraggio e la valutazione delle vulnerabilità sarebbero meglio effettuate da un’unica autorità a livello europeo, piuttosto che attraverso la cooperazione internazionale.
Punto numero due: “un sistema di supervisione bancaria unitario favorisce un’efficace trasmissione della politica monetaria”. E infine “in questo modo si riduce la tendenza degli Stati membri a proteggere i confini finanziari nazionali, con effetti positivi sul funzionamento del mercato unico e sulla crescita economica”. Con un dettaglio da non sottovalutare: al fine di evitare conflitti di interesse e garantire la separazione fra le funzioni di politica monetaria e quelle di vigilanza, la pianificazione e l’attuazione dei compiti di vigilanza sarebbe affidata al Supervisory Board, un nuovo organo da istituirsi presso la BCE.
“Sarà composto da quattro membri designati dal Comitato esecutivo della BCE, da due membri eletti dal Consiglio direttivo della Bce tra i propri componenti – ai quali andranno la presidenza e la vice presidenza dell’organo – nonché da un componente per ciascuno Stato aderente al Single Supervisory Mechanism designato dalle autorità di vigilanza nazionali”. Il Consiglio e il Parlamento UE segnalano l’esigenza di maggiore chiarezza sui meccanismi operativi nella conduzione della vigilanza, con particolare riguardo alla divisione dei compiti tra BCE e autorità nazionali.
Ebbene, conclude Signorini, occorre trovare soluzioni adeguate nel rispetto della base giuridica su cui si fonda la proposta della Commissione e garantendo al sistema unico di supervisione adeguata flessibilità ed efficacia operativa. “Va evitato di compromettere la necessaria unitarietà dell’azione di vigilanza”. Saranno parole gettate al vento? La risposta arriverà in questi giorni da Bruxelles.
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