Bruxelles – Tanto tuonò che piovve. Il Ppe aveva lanciato l’ultimatum solo qualche ora fa a Silvio Berlusconi: o ritrova e conferma uno spirito veramente europeista oppure per lui le porte dei popolari europei si chiuderanno definitivamente. E oggi il tempo per il Cavaliere sembra essere scaduto. Il capogruppo dei liberal-democratici al Parlamento europeo, Guy Verhofstadt, ha rotto gli indugi: ha chiesto al capogruppo del Ppe, Joseph Daul, l’espulsione di Berlusconi dal partito.
”E’ irragionevole quello che sta succedendo in Italia”, ha tuonato durante il suo intervento nel dibattito in plenaria a Strasburgo alla vigilia del vertice europeo. Niente più convenevoli. Per Berlusconi le porte scorrevoli dei palazzi della politica di Bruxelles gli stanno chiedendo di accomodarsi fuori. In neanche 24 ore la situazione è precipitata. Ieri sera fonti politiche spiegavano che l’attacco sferrato al Cavaliere dal capo del gruppo Ppe all’Europarlamento, Joseph Daul, e dal capo della delegazione del Pdl a Strasburgo, Mario Mauro era maturato dalle diverse posizioni esistenti all’interno della pattuglia di europarlamentari del Popolo della liberta.
“Aver fatto cadere il governo di Mario Monti è stato un ”grave errore”, aveva sentenziato Daul affiancato per l’occasione da Mauro e da Gabriele Albertini. Senza mai nominare il Cavaliere, Daul – con un’iniziativa quanto meno inusuale dal sapore di scomunica – aveva sottolineato che l’Europa è ”molto preoccupata” per quanto sta accadendo in Italia in questi ultimi giorni. ”Per l’euro e per l’economia italiana non ci possiamo permettere una politica spettacolo, abbiamo bisogno di una politica rigorosa”.
E dopo aver richiamato i principi dei padri fondatori e aver citato De Gasperi, il presidente del gruppo Ppe, la formazione politica che all’inizio dell’era Berlusconi ha consentito lo sdoganamento di Forza Italia in Europa, ha ricordato come i popolari siano da sempre ”contro ogni forma di populismo, sia esso anti-francese, anti-tedesco o anti-europeo”. Di tutto abbiamo bisogno oggi, ha concluso Daul, tranne che di ”ulteriori problemi”. Come dire: Berlusconi addio, oggi incarni tu il problema numero uno.