Società

Cda banche sfacciatamente maschilisti. Dov’è la donna?

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La legge Golfo-Mosca, dal nome delle Deputate relatrici, prescrive una rappresentanza minima di donne nei Consigli di Amministrazione, delle società quotate. Eppure una presenza di donne che viene garantita e prescritta per legge, rivoluzione in rosa dei CDA, è opportuno che sia occasione anche di una rivoluzione culturale e non solamente una corsia preferenziale solo per anagrafe, e di fatto discriminatoria al contrario.

Molte sono state anche le critiche intorno a una legge che di fatto riconosce il ruolo di minoranza delle donne negli organi di potere delle società quotate , e in genere provenivano dalle colleghe che avevano la fortuna, o merito, di essere già all’interno dei CDA e Collegi Sindacali, perché si sentivano offese, perché una legge sulle quote di genere a loro avviso sminuisce la reputazione professionale, perché le donne sono capaci (se vogliono) a farsi strada da sole ecc ecc.

Quale sarà il vento nuovo che si auspica porteranno le nostre colleghe?

Ad esempio, auspichiamo un vento di sburocratizzazione di sistemi di controllo che non riescono a controllare e di pesantezze di governance e di ridondanze ed una più pragmatica e snella gestione, con assunzione delle responsabilità.

Che le donne possano essere colleghe assai capaci è fuori dubbio, rimane comunque in Italia l’opportunità di emergere al pari dei colleghi uomini, rimanendo – di fatto – uno svantaggio di genere per l’occuparsi dei figli e della famiglia. Uno svantaggio, altrove rimosso o assai mitigato da servizi diffusi. In un paese come l’Italia dove i servizi per chi ha figli piccoli sono troppo inefficienti, è straziante ed iniquo dover scegliere tra i figli e la carriera.

E di aria nuova nei CDA, soprattutto delle società quotate italiane, c’è un gran bisogno. L’auspicio è che le colleghe possano portare oltre alla – diremmo scontata – professionalità anche alcune caratteristiche femminili che si sono altrove riscontrate: coraggio unità a tenacia.

Occorre ricordare che furono, in campo politico, coraggiose e tenaci l’allora Presidente della Camera dei Deputati Nilde Iotti a volere la creazione della Commissione sulla P2, e Tina Anselmi a presiederla. La Storia della Repubblica Italiana deve a quella commissione una luce su una fase delicata, altrimenti lasciata oscura.

Potrà dunque il gran numero di colleghe nei CDA, nei CDA delle banche ad esempio, realizzare o tendere a realizzare a quello che Raffaele Mattioli così ammoniva riferendosi ai principi su cui poggiavano i fondatori della Banca Commerciale Italiana: “raccomandava di mantenersi fedeli al principio che la Banca attingesse forza e prosperità nel dar forza e prosperità al Paese”.

La crisi attuale dovrebbe indurre a profondi e coraggiosi ripensamenti sulle politiche e strategie delle banche attualmente in saldo pugno di CDA di presenza e cultura maschile (a volte sfacciatamente maschilista).

Ci saranno colleghe coraggiose e tenaci dedite alla rivoluzione in rosa dei CDA quando entreranno in numero significativo in qui salotti di comando? E’ un auspicio sia degli azionisti, sia dei cittadini tutti.

La legge Golfo-Mosca diviene dunque soprattutto nel contesto italiano una importante opportunità perché consente alle colleghe donne ad entrare nelle stanze dei bottoni, basta che i CDA non si trascinino a notte fonda.

Ftse All Share comprende 210 titoli, se mediamente ogni società annoverasse tre o quattro colleghe donne implicherebbe che si tratta di una rivoluzione rosa promossa da 600-800 donne presenti nei CDA. La legge è in vigore, vedremo – auspichiamo – gli effetti.

E per rendere l’auspicio qualcosa di più concreto e solidale e per creare una massa critica di confronto di pensiero etico-economico che possa positivamente influenzare la rivoluzione rosa dei CDA, colleghi e colleghe si sono spontaneamente riuniti nel blog: “Se le quote rosa nei CDA ce le chiede l’Europa”: ISCRIVI AL GRUPPO su LinkedIn

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Se le quote rosa nei CDA ce le chiede l’Europa – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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