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Wall Street, Natale in rosso. I tagli automatici spaventano l’America

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Chiusura in negativo a Wall Street, in una giornata che e’ stata la piu’ povera di scambi dell’anno, con poco piu’ di 600 milioni di azioni [passare di mano al NYSE. Nella seduta pre-natalizia, il mercato americano e’ stato aperto fino all’1 (ora di New York) le 19 italiane. L’attenzione degli investitori resta focalizzata sul Congresso dove regna ancora l’incertezza per il fiscal cliff. Alla fine, il Dow Jones perde lo 0,35% mentre il Nasdaq scende -0,33%. Segno meno anche per lo S&P500, che lascia sul terreno -0,24%.

Al Congresso un eventuale accordo tra il presidente Barack Obama (in vacanza alle Hawaii) e il leader della maggioranza repubblicana alla Camera, John Boehner (anche lui in vacanza, come tutto il Congresso Usa) allo scopo di evitare i tagli obbligatori automatici in bilancio (dall’1 gennaio 2013) è amcora molto lontano. E sempre piu’ improbabile, a meno di colpi di scena.

E’ molto difficile che un compromesso sia raggiunto entro la fine dell’anno. Per cui gli Stati Uniti cadranno nel “burrone fiscale” (Fiscal Cliff) con l’arrivo dell’anno nuovo: le tasse aumenteranno per tutti gli americani in media di $2200 l’anno (oltre $5000 per la fascia alta dei contribuenti) mentre i tagli di bilancio “lineari” previsti ammontano a circa $3,6 trilioni in 10 anni (di cui $500 miliardi per il solo Pentagono nel 2013).

Molti economisti di grandi banche a Wall Street prevedono che con questo scenario all’europea (piu’ tasse per tutti, austerity e meno reddito disponibile per i consumi delle famiglie) una recessione sia in vista anche negli Stati Uniti. Inoltre a peggiorare il clima e’ l’immensa incertezza per le aziende Usa, piccole, medie e grandi, che ovviamente stando cosi’ le cose si guardano bene dall’investire e dall’assumere personale, e anzi probabilmnete ridurranno di nuovo la forza lavoro.

Secondo tutti i piu’ recenti sondaggi, gli americani daranno la colpa della caduta nel “precipizio fiscale” ai repubblicani, poiche’ il presidente Obama ha vinto le elezioni alla Casa Bianca invocando, in campagna elettorale, un aumento delle tasse solo per i redditi sopra i $250.000, cioe’ il 2% dei contribuenti americani, e un mantenimento delle attuali riduzioni fiscali per tutti gli altri, cioe’ il 98% dei contribuenti. Ma i republicani si intestardiscono a fare muro, pur avendo perso le elezioni, e cosi’ faranno precipitare l’America in recessione in sostanza al solo scopo di difendere gli interessi del 2% della popolazione Usa, ovvero i grandi ricchi. Una strategia suicida anche elettoralmente, dettata al partito repubblicano dall’ala estremista di destra del Tea Party, che non solo diventa isterico quando si parla di aumento delle tasse, ma vorrebbe imporre esclusivamente tagli di bilancio a una serie di programmi sociali e di welfare molto amati dai cittadini, come Social Security e Medicare. Peccato che la matematica non torni.

Nessun dato macroeconomico di rilievo era atteso nella seduta di oggi a Wall Street. Mentre sul fronte societario, le vendite si sono concentrate sui titoli hi-tech. Male Rim (-2,75%) che continua la discesa dopo che venerdì la società ha rifiutato di comunicare le nuove tariffe relative alla vendita del BlackBerry 10. Male anche Hp (-2,3%), Dell (-1,8%) e Microsoft (-1,4%) (leggere: Microsoft, delusione per Windows 8).

Riflettori puntati anche su Facebook, dopo che gli analisti di Needham hanno alzato il target price sul titolo del social network da 25 a 33 dollari, ovvero il 27% in più rispetto alle quotazioni attuali. Gli esperti della casa d’affari americana hanno tra l’altro rivisto al rialzo le stime sui ricavi 2013 a 6,5 miliardi di dollari dai 6,27 miliardi stimati in precedenza. Rittoccate all’insù anche le stime sugli utili per azione per il prossimo esercizio fiscale, passate da 59 a 65 centesimi.

Tornando al fiscall cliff, l’avvicinarsi della fine dell’anno alimenta i timori di una recessione per l’economia degli Stati Uniti che, senza un accordo del Congresso sui tagli alla spesa e sull’aumento delle imposte, vedrà scattare le disastrose misure automatiche a partire dal 1° gennaio.

Nell’ultima settimana i colloqui sono stati stati serrati tra le due fazioni del Congresso e sembrava che il piano B tirato fuori dal cilindro dei repubblicani fosse ben avviato sulla strada della conclusione dell’accordo ma ieri, a sorpresa, le trattative al Congresso USA per evitare il ‘fiscal cliff’ sono arrivate ad un punto morto.

In ambito valutario, l’euro +0,19% a $1,32; dollaro/yen +0,71% a 84,8.

Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio con consegna a febbraio scendono dello 0,1% sotto quota 89 dollari al barile (88,61), mentre le quotazioni dell’oro sono in lieve flessione -0,07% a $1.664.