Lingotto d’oro? No grazie, adesso piace in formato carta di credito (anche più piccolo)
Berlino – Quasi 8mila tonnellate d’oro per un valore complessivo di 393miliardi di euro: a tanto ammontano i possedimenti del metallo prezioso in mano alle famiglie tedesche, una cifra superiore ai capitali investiti dagli stessi privati in azioni, segnalava uno studio del politecnico berlinese Steinbeins qualche settimana fa. Adesso dalla Germania alla Svizzera, passando per l’Austria, la corsa al metallo prezioso ha trovato nuovi proseliti.
Lì gli investitori privati non prenotano più i vecchi lingotti d’oro, ma preferiscono puntare sul metallo giallo prezioso in dimensioni più piccole, come quelle di una carta di credito perché – spiegano gli addetti ai lavori – può essere facilmente suddiviso in pezzetti di uno grammo e anche utilizzato come mezzo di pagamento in caso di emergenza.
Il gruppo svizzero Valcambi, che fa capo al colosso minerario Newmont, ha intenzione di esportare le sue tavolette d’oro, che ricordano le stecche di cioccolata, CombiBar sul mercato americano e di costruire la sua presenza anche in India, principale mercato dell’oro.
“Gli investitori abbienti stanno comprando lingotti standard; chi ha meno capitale da investire si accontenta di acquistare oro fino a 100 grammi”, racconta Michael Mesaric, amministratore delegato di Valcambi.
“Eppure sono sempre più numerosi quelli che chiedono a questo prodotto di investimento di essere di più del semplice metallo prezioso”. Le vendite di lingotti d’oro si sono aggirate intorno a quasi 77 miliardi dollari nel 2011, secondo i dati diramati dal World Gold Council. Erano appena 3,5 miliardi nel 2002. Ma quest’anno tutto lascia prospettare che ci si troverà davanti a una nuova impennata.