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Quando la crisi (di un’azienda) è tutta colpa del ceo. I peggiori ad del 2012

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New York – Dietro a un’azienda valida c’è sempre un capitano d’industria coraggioso. Si diverte il professore presso la Tuck School of Business di Dartmouth, Sydney Finkelstein, a tracciare di anno in anno l’elenco dei peggiori amministratori delegati d’America. Anche per il 2012 ha fatto il punto. Questa volta si è aggiudicato il palmares Mark Pinkus, numero uno di Zynga. “E’ una società di gioco online che basa le sue attività su Facebook”, spiega l’esperto.

Ma non solo. Fra i top manager che non sono stati all’altezza del loro ruolo Finkelstein inserisce anche Andrea Jung, ex amministratore delegato di Avon, che ha mantenuto per sé però la carica di presidente. “Questa società ha respinto un’offerta di buyout all’inizio dell’anno, quando il prezzo delle azioni era attorno ai 23 dollari. Un valore che il gruppo non ha poi più rivisto fino ad oggi”, ricorda. Questo è quanto basta per inserirlo nel suo elenco di manager da dimenticare.

Si cambia settore, ma il risultato resta sempre lo stesso, ossia deludente, se si nomina la società energetica, Chesapeake Energy, con il suo amministratore delegato Aubrey McClendon, definito una persona che non riesce a distinguere gli affari personali da quelli aziendali. Una storia che è familiare anche ai dipendenti del gigante retail, Best Buy con il suo ad Brian Dunn unico responsabile di continui scandali che fanno perdere credibilità alla società.