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Monti, un vero prete: nasce la nuova DC

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ROMA – Nel 1959 diede i natali alla corrente dorotea della dc guidata da Mariano Rumor che contava fra i promotori e fondatori due futuri senatori a vita, Paolo Emilio Taviani ed Emilio Colombo. Oggi, secondo quanto è stato riferito, ha dato i natali alle liste che al senatore a vita Mario Monti, presidente del Consiglio dimissionario, si richiameranno alle prossime elezioni politiche. Si tratta del Convento delle suore di Nostra Signora di Sion, al quartiere romano del Gianicolo, pochi passi dal Vaticano. Sede di un istituto di suore molto legato alla Comunità di Sant’Egidio, di cui il ministro Andrea Riccardi è stato fondatore. Dal convento delle suore di Sion, al “patto dei sionisti” che lancera’ Mario Monti alle elezioni del 24 febbraio ricompattando il centro in stile vecchia DC. E’ facile prevedere poi un’alleanza post-elezioni con il PD, probabile vincitore nelle urne (Bersani ha gia’ detto che vuole fare lui il primo ministro) in un remake del compromesso storico, 40 anni dopo. Il disegno di potere e’ identico ma piu’ aggressivo. La trama e’ ordita da Vaticano, CEI, Opus Dei, Massoneria, e tutte le lobby e caste bancarie, Ue, Bce, Fmi.

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Monti, passa la linea Casini. E Passera non si candiderà

di UGO MAGRI – La Stampa

ROMA – Con una scelta che irresistibilmente rimanda alle più schiette usanze democristiane, il progetto di nuovo partito ha visto la luce in un istituto religioso, il convento delle suore di Nostra Signora di Sion tra i platani di via Garibaldi, sul Gianicolo. Stavolta i protagonisti appartengono all’Italia di oggi. E nemmeno vanno tutti ascritti alla matrice cattolica (tra i «padri fondatori» c’è un liberal-radicale come Della Vedova).

Però l’«ambizione maggioritaria», per dirla con le parole di Monti, è in fondo la stessa che animava la Democrazia cristiana di 60 anni fa. E guarda combinazione, una delle decisioni assunte durante il lunghissimo vertice fondativo, forse la più rilevante, consiste proprio nel tenere in vita lo Scudo crociato dietro cui hanno trovato riparo i centristi di Casini negli anni del berlusconismo trionfante. Non vedremo una lista unica nel nome del Professore, perlomeno alla Camera dei deputati, ma una federazione dove l’Udc rappresenterà la politica con pari dignità rispetto agli esponenti della società civile: quest’ultima sostanzialmente rappresentata da Italia Futura, il movimento lanciato tre anni orsono da un molto preveggente Montezemolo.

[ARTICLEIMAGE] Ridotta alla sostanza, la riunione è andata così. Monti è arrivato dalle suorine con le idee già chiare su ciò che voleva. Tuttavia ha avuto il garbo di lasciare che la decisione scaturisse, come usa dire in casi consimili, democraticamente dal dibattito. «Io sono aperto a entrambe le possibilità», si è premurato di precisare, «tanto alla lista unica quanto alla coalizione di liste, ognuna ha vantaggi e svantaggi che vi prego di considerare serenamente…». Lungo giro di tavolo sollecitato dal Prof, due ore di discussione che sarebbe troppo facile liquidare come bassa cucina elettorale (quando si discute di liste e candidature, il livello del confronto solitamente scade parecchio in basso), perché testimoni degni di fede raccontano invece di interventi «bellissimi», di ragionamenti anche nobili, alcuni davvero con il cuore in mano.

In particolare citano Dellai, che ha spinto il suo discorso alle radici più profonde del popolarismo, con accenti molto apprezzati dal premier. Però lo stesso Casini se l’è cavata (dicono di lui) in modo egregio, quando ha avuto il compito non facile di difendere le ragioni di un partito come il suo, dove abbondano i professionisti della politica, personaggi a volte chiacchierati ma ineguagliabili se si tratta di rastrellare voti.

L’astuto Pier Ferdinando è partito da ciò che l’Udc ha fatto per Monti e per il governo, ha ricordato di essersi speso come nessun altro nel Parlamento italiano, ha fatto notare come una sana divisione dei ruoli (lui che rappresenta la politica, il movimento di Montezemolo la società civile) sia certamente più produttiva che litigarsi i posti di un listone indifferenziato. Col risultato che i politici danneggerebbero l’immagine di novità, e i «nuovisti» metterebbero in un angolo chi di campagne elettorali se ne intende… Argomenti condivisi, sia pure da un punto di vista opposto, dai rappresentanti di Italia Futura. A quel punto i giochi erano fatti, e Monti non li ha subiti perché lì voleva arrivare con l’ausilio del ministro Riccardi, teorico di una sintesi equilibrata tra pianeti diversi. Non ha trovato sostegno la tesi dell’altro ministro, cioè Passera: il quale ha manifestato ancora ieri con chiarezza la sua preferenza per una lista unitaria dove certo si sarebbe trovato a suo agio. Ha accettato la decisione con stile, ma a questo punto pare deciso che non si candiderà.

Oggi nuovo round al convento, per tutte le decisioni che restano, e sono tante. La sensazione è di un processo ormai lanciatissimo. Talmente avviato, che nessuno potrebbe più frenarlo. Gli stessi avversari berlusconiani hanno praticamente smesso di sollecitare un intervento del Colle, la cui linea rimane quella adottata dal primo momento, e riassumibile in una formula: «Né viatici né veti», nei confronti di Monti. Che può essere girata nel suo rovescio: nessuna scomunica istituzionale però nemmeno l’ombra di un sostegno diretto o indiretto. Il Professore ha voluto la bicicletta, ora tocca a lui pedalare…

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“Ho deciso di salire in politica: sono con gli italiani che vogliono il cambiamento”: è con un tweet che Mario Monti torna sul suo annuncio, affidato alla stampa durante la conferenza di questo pomeriggio dalla sala Nassiriya di Palazzo Madama. Alle prossime elezioni ci sarà. Anche se il suo nome non sarà fra quelli dei candidati eleggibili in un collegio. Il Professore sarà infatti a capo della coalizione centrista che nascerà e di cui si è discusso nella riunione tenuta con Pierferdinando Casini, i ministri Andrea Riccardi e Corrado Passera e rappresentanti di Fli e Italia Futura, la formazione che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo.

LEGGI IL DOCUMENTO INTEGRALE DELL’AGENDA MONTI

LISTA AL SENATO E COALIZIONE ALLA CAMERA. Al Senato, spiega ancora Monti, dove ha il seggio a vita dopo la nomina da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “ci sarà una lista unica, che si chiamerà probabilmente Agenda Monti per l’Italia”. Per la Camera, invece, “i partecipanti hanno offerto la loro disponibilità per una lista unica, ma ho pensato che, rifiutando personalismi in politica e per rispetto delle diverse storie politiche, è più opportuno avere una lista dell’Udc, una delle forze politiche che ha visto per prima i limiti del bipolarismo combattivo e sostenuto l’attività del nostro governo”. La lista dell’Udc, “insieme ad altre”, andrà a formare “una coalizione di liste” che Monti si è detto “pronto a guidare”.

CON BONDI “VIGILEREMO SULLE CANDIDATURE”. Sarà un “rassemblement di diverse forze” che avrà alla base “uno statuto, una modalità che consenta una ordinata e proficua coesistenza e cooperazione tra associazioni, forze, individui”. Sulla composizione delle liste “ci saranno regole di governance molto esigenti e che sono state accettate”, assicura ancora Monti, annunciando anche che a Enrico Bondi ha chiesto una “collaborazione sulla scelta dei candidati”.

“Penso che sull’onestà e capacità di Monti ci sia un riconoscimento comune. Ognuno può avere opinioni diverse, ma penso che su questo piano, sia in Italia sia all’estero, ci siano stati riconoscimenti”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, ha commentato l’editoriale pubblicato ieri sull’Osservatore Romano.

“NECESSITA’ DI UNA POLITICA NOBILE. Il porporato ha poi ribadito la “necessità di una politica nobile” su cui “penso che tutti siamo più che d’accordo e noi la auspichiamo. Per quanto riguarda i casi particolari, ognuno fa le proprie considerazioni, valutazioni. Auspichiamo veramente che chiunque è nella politica, soprattutto nelle prossime elezioni, faccia una politica alta per il bene del paese. Di questo – ha concluso il cardinale Bagnasco – c’è bisogno per la gente”.

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“Monti come Mussolini”. Beppe Grillo, dopo l’hashtag lanciato su Twitter #tornaacasamonti, torna ad attaccare ancora il Professore sul suo blog con un post dal titolo esplicito: “Il Vaticano e l’uomo della Provvidenza”. E “l’uomo della Provvidenza” è proprio lui, Mario Monti che, dopo l’endorsement dell’Osservatore Romano e dell’Avvenire per bocca del presidente della Cei Angelo Bagnasco, fa andare su tutte le furie il comico genovese. Grillo ricorda le parole usate da Pio XI per Mussolini. “Quando il cavalier Benito Mussolini firmò i Patti Lateranensi con il Vaticano nel 1929 – scrive il leader del Movimento 5 stelle – papa Pio XI lo ribattezzò in un discorso pubblico ‘Uomo della Provvidenza’. Sono passati 83 anni e Rigor Montis – scrive Grillo – un altro uomo della Provvidenza, gesuita di educazione, cattolico praticante, che ha seguito durante il suo governo la massima di togliere ai poveri per dare ai ricchi, si è manifestato. E’ salito tra noi. Porta in dono l’Imu e le scuole private al Vaticano al posto di oro, mirra e argento”.

Grillo ricorda le parole dell’Osservatore Romano su Monti, “l’uomo adatto a traghettare l’Italia fuori dai marosi della tempesta finanziaria, ma a cui il Vaticano è rimasto immune. Un Imu val bene una messa”. Poi passa a Bagnasco, che “ha elogiato Rigor Montis: ‘Non si possono mandare in malora i sacrifici di un anno’. Parla ovviamente dei sacrifici degli italiani, non risultano infatti sacrifici del Vaticano”. E continua: “Se Agnelli spiegò che la Fiat è sempre governativa, il Vaticano è qualcosa di più, si fa esso stesso governo di uno Stato estero. Vanno distinti Chiesa e Vaticano, la prima è la casa di tutti i cattolici, il secondo è uno Stato che fa i suoi interessi terreni. Il Vaticano non può ingerirsi negli affari della Repubblica Italiana, così come lo Stato Italiano non deve influenzare, ad esempio, la nomina del prossimo Papa o del Segretario di Stato”. E conclude: “Cavour usò la frase ‘Libera Chiesa in libero Stato’ per affermare il principio della divisione del potere spirituale della Chiesa da quello temporale, rappresentato dai Savoia. Non aveva previsto Mussolini, il Vaticano, Bagnasco, Bertone e Rigor Montis. Forse è il caso di rivedere i Patti Lateranensi”.

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“Ho riscontrato nella riunione di oggi un consenso ampio, convinto e credibile che mi induce a dare il mio incoraggiamento a queste forze in occasione delle imminenti elezioni politiche. L’iniziativa non e’ contro questo o contro quello ma per prolungare nel tempo, intensificare nel passo ed estendere negli obiettivi quella modalita’ di governo che ha consentito nell’ultimo anno di affrontare l’emergenza finanziaria. Non e’ finita l’emergenza: dopo quella finanziaria abbiamo davanti emergenza dell’occupazione, soprattutto giovanile”.

Lo ha detto il presidente del consiglio Mario Monti, nella conferenza seguita al vertice con gli esponenti politici e della societa’ civile che hanno dato per primi adesione all’agenda Monti.

“Non ho mai pensato di creare un nuovo partito, non sono l’uomo della provvidenza” – ha proseguito Monti -Mario Monti. Ci sara’ un rassemblement e uno statuto ma non un nuovo partito, ha detto. Il senatore ha inoltre parlato di una lista unica al senato e di più liste alla camera. Ed ha aggiunto: Vigilero’ sulle liste e saranno stabiliti standard e criteri esigenti.

Il senatore ha spiegato: E’ ovvio che nel nostro programma il riferimento all’Europa non e’ un riferimento servile ma protagonistico, e’ centrale e condiviso da tutti”.

Mario Monti ha annunciato che sarà il capo della coalzione centrista che si presenterà alle elezioni: “Accetterò di incoraggiare lo sforzo congiunto di politica responsabile e società civile nelle forme che saranno definite, accettando di essere desiganto capo della coalizione o dando mio impegno per il successo dell’operazione”.

“Stavo per dire ‘wait and see’, ma lo dico in italiano, come si dice: aspettiamo e vediamo”. Così Mario Monti ha concluso la sua risposta a una domanda sull’ipotesi che possa approdare a palazzo Chigi dopo le elezioni anche arrivando secondo nel conteggio dei voti.

“A palazzo Chigi – ha detto il presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa al Senato dopo il vertice neocentrista – sono stato in un periodo molto difficile e sono contento di non aver assistito a una catastrofe dell’Italia e invece di aver contribuito a rimettere l’Italia saldamente in carreggiata e al centro della dinamica europea. Io credo che questa formazione possa avere risultati significativi, non è il caso di definire a priori cosa si farà in futuro”.

“Credo che le questioni etiche siano fondamentali, non le considero meno prioritarie delle emergenze dell’economia. Ma non e’ su queste questioni che si articola la formazione di questo impegno e quindi credo che in primis siano le coscienze inividuali e la sede parlamentare, i momenti nei quali questi valori e le iniziative conseguenti devono esplicarsi” ha detto Mario Monti “Si deve rispettare il diritto di coscienza nel rispetto della dignita’umana”, ha aggiunto.

Ritengo – ha proseguito il senatore – che l’ emergenza non sia finita, e’ finita l’emergenza finanziaria ma c’e’ una altrettanto grave e forse piu’ importante emergenza: quella della disoccupazione, soprattutto giovanile e della mancanza di crescita”.

Le reazioni

“La conferenza stampa del senatore Monti rivela in modo inequivocabile il tentativo di nascondere dietro qualche candidatura moderata un disegno di alleanza con la sinistra”. E’ quanto afferma il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano. Il leader dell’Udc Casini commenta: oggi nasce la speranza per gli italiani. Pier Luigi Bersani ha invitato Mario Monti a chiarire come si porra’ rispetto al Pd. “Bisogna vedere come Monti stesso e queste formazioni centrali si riterranno rispetto al Pd che e’ il primo e piu’ grande partito di questo Paese”, ha detto il segretario del Partito democratico.

“Si riterranno alternativi, competitivi, disponibili a un’alleanza?”, ha chiesto. “Ho sempre detto che i progressisti sono aperti a discutere una convergenza, con una forza europeista, moderata, centrale che si ritenga alternativa alla destra”, ha ricordato. “Non tocca a noi chiarire”, ha insistito, “questo si chiarira’ conoscendo le intenzioni degli altri”.

L’interesse del Vaticano è ora esplicito

A galvanizzare i montiani è intanto il sostegno arrivato dal Vaticano. Su “l’Osservatore Romano” di ieri si poteva leggere in una nota: “l’espressione salire in politica utilizzata da Mario Monti, rappresenta la sintesi di un appello a recuperare il senso più alto e più nobile della politica che è pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune.

Ed è questa domanda di politica alta che probabilmente la figura di Mario Monti sta intercettando o sulla quale comunque il capo del governo uscente intende legittimamente far leva e che interpella i partiti al di la’ dei contenuti del suo manifesto politico”. Oggi le lodi del presidente della Cei cardinale Bagnasco: Penso che sull’onestà e capacità di Monti ci sia un riconoscimento comune. Ognuno può avere opinioni diverse, ma penso che su questo piano, sia in Italia sia all’estero, ci siano stati riconoscimenti”.

Assonanze

Il quotidiano del Vaticano ha inoltre messo in evidenza “la sintonia con il messaggio ripetuto in questi anni dal presidente della repubblica italiana giorgio napolitano, non a caso un’altra figura istituzionale che gode di ampia popolarità e alla quale tutti riconoscono il merito di aver individuato proprio nel senatore a vita l’uomo adatto a traghettare l’italia fuori dai marosi della tempesta finanziaria”.

All’attacco

In attesa che entri in vigore la par condicio, approvata stamane dall’Agcom, Silvio Berlusconi continua la sua maratona televisiva. “Non si capisce perché Fini abbia lasciato il Pdl per formare un partitino dell’uno per cento. Qualcuno deve avergli promesso un premio importantissimo”, ha detto ieri a “unomattina” su Raiuno. Immediata la replica del presidente della Camera: “Le menzogne di Berlusconi sono spudorate. Tutti sanno che non ho lasciato il Pdl, bensì che mi ha cacciato. Se Berlusconi si vuole confrontare pubblicamente con me su questi temi, anche sulle reti mediaset, sono a disposizione”.

Antimontiano

“Con il governo Monti le cose sono cambiate in peggio. Non c’è un indicatore fondamentale dell’economia che sia migliorato. La disoccupazione è cresciuta, il pil è diminuito con un errore previsione terribile di quasi 3 punti, sono diminuiti i consumi. Il governo è schiacciato sui diktat dell’unione europea e soprattutto della germania, e ha introdotto regole di austerità su un’economia che era già ad una situazione limite”, ha continuato Berlusconi.

Maroni rifiuta le avances

Più difficile del previsto il rapporto tra l’ex premier e la Lega Nord nel tentativo di siglare una nuova alleanza. Roberto maroni, segretario del Carroccio, rifiuta dai microfoni del Tg1 prima e da quelli di Radio Anch’io poi la poltrona di vicepremier offertagli da Berlusconi in caso di vittoria elettorale: “No, grazie, nessuno scambio, men che meno per poltrone romane. Chi è d’ accordo con noi, con i nostri progetti bene, altrimenti amici come prima”.
La Lega Nord indica per ora in Giulio Tremonti il proprio candidato premier.

Letta: il Pd dopo guarderà a Monti

“Se dovesse esserci necessità di governare con un alleato, presupponendo dunque la vittoria del Pd e Bersani premier, non potremmo rivolgerci né a Berlusconi né a Grillo: il ragionamento andrà fatto con coloro con cui condividiamo la scelta europeista e dunque con Monti e le forze di centro”. E’ lo scenario tracciato dal vicesegretario Enrico Letta in una intervista al Mattino, nella quale il dirigente dei democratici sottolinea che il centrosinistra è “pronto a dialogare sull’agenda” ma che “il patto con Sel non si discute” e “non potrà essere sacrificato per intese con altri”.

“Siamo convinti – aggiunge – che il nostro è l’unico grande progetto popolare e interclassista che oggi si presenti alle elezioni” anche grazie alle primarie che “porteranno in Parlamento un numero grandissimo di donne. Siamo l’unico partito che mette i cittadini in grado di contare”. Nell’agenda Monti ci sono “contenuti che in parte condividiamo e in parte che divergono dalle nostre tesi”. Ma il punto, sottolinea, è che “il nostro progetto è stato timbrato da tre milioni e centomila italiani”. “Noi – dice Letta – saremo concorrenti di Monti” ma “il nostro avversario è Berlusconi”.

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Agenda Monti per l’Italia al Senato. E una coalizione di liste alla Camera con Mario Monti a capo. Questa la decisione più importante emersa dall’incontro durato quattro ore tra il premier dimissionario e i rappresentanti di centro: il segretario dell’Udc Pier Ferdinando Casini, il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, il titolare dello Sviluppo economico Corrado Passera, i rappresentanti di Italia Futura, l’associazione fondata da Luca Cordero di Montezemolo, il capogruppo di Fli alla Camera Benedetto Della Vedova e l’ex deputata Pd, poi Api e ora nel gruppo misto Linda Lanzillotta.

“Ho riscontrato nella riunione odierna un consenso ampio, convinto e credibile che mi induce a dare il mio incoraggiamento a queste forze in occasione delle imminenti elezioni politiche – ha esordito Monti in conferenza stampa – L’iniziativa non è contro questo o contro quello, ma per prolungare nel tempo, intensificare nel passo ed estendere negli obiettivi quella modalità di governo che ha consentito nell’ultimo anno di affrontare l’emergenza finanziaria”. Del resto, insiste Monti “l’emergenza non è affatto finita: dopo quella finanziaria abbiamo davanti emergenza dell’occupazione, soprattutto giovanile”.

Il professore spiega nel dettaglio il progetto politico delineatosi durante la riunione: “Non immaginiamo alleanze con gli uni o gli altri, questa è un’operazione di rinnovamento nel profondo della politica italiana che deve avere un giorno vocazione maggioritaria”. Non si tratta tuttavia di creare un nuovo partito, sottolinea Monti che non ci sta a passare per “l’uomo della provvidenza”, una definizione che Don Verzè aveva dato all’amico Silvio Berlusconi nel luglio 2010 e che oggi, con un post sul suo sito, Beppe Grillo attribuisce al Professore riferendosi all’endorsement ricevuto da parte dei due principali quotidiani cattolici, l’Osservatore Romano e l’Avvenire. “Non ho mai pensato di creare un nuovo partito, non sono l’uomo della provvidenza”, ha detto Monti spiegando che “ci sarà un rassemblement e uno statuto ma non un nuovo partito”.

Ma come funzionerà esattamente? “Anche per la Camera i partecipanti alla riunione mi hanno offerto la loro disponibilità ad accettare una lista unica – dice Monti – ma ho pensato che rifiutando il personalismo nella politica, fosse più opportuno e più significativo avere una lista dell’Udc, in particolare, una forza politica che ha visto per prima i limiti del bipolarismo combattivo. Così ci sarà quella lista, ci sarà una lista civica, non so se ce ne saranno altre, e ci sarà una coalizione di queste liste”.

Intanto, dopo l’Osservatore Romano, anche l’Avvenire mette nero su bianco il suo appoggio al Professore con un editoriale firmato dal segretario della Cei Angelo Bagnasco. “Penso che sull’onestà e capacità di Monti ci sia un riconoscimento comune – scrive il cardinale – Ognuno può avere opinioni diverse, ma penso che su questo piano, sia in Italia sia all’estero, ci siano stati riconoscimenti”. L’arcivescovo di Genova ha poi ribadito la “necessità di una politica nobile” su cui “penso che tutti siamo più che d’accordo e noi la auspichiamo. Per quanto riguarda i casi particolari, ognuno fa le proprie considerazioni. Auspichiamo veramente che chiunque faccia politica, soprattutto nelle prossime elezioni, creda in una politica alta per il bene del paese. Di questo – ha concluso Bagnasco – c’è bisogno per la gente”. (il Fatto Quotidiano)