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Azionario: sentiment in crisi? Forse, ma sorprese in arrivo

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ROMA (WSI) – Gli indicatori di sentiment, il Naaim Sentiment Manager e l’ Hulbert Nasdaq Sentiment Index, che avevano raggiunto livelli allarmanti di eccesso di ottimismo a cavallo di Natale, si sono ridimensionati. Il primo nell’ultima rilevazione è sceso da 88% a 76%, mentre il secondo al 31/12 è sceso dal 75% al 43,8%.

A calmierare gli eccessi di ottimismo degli operatori professionali ci pensa comunque la prudenza degli investitori privati americani. Se i primi assecondano più velocemente le loro strategie al movimento dei prezzi delle azioni, i secondi hanno bisogno di movimenti rialzisti più prolungati per diventare più ottimisti.

Cosi ci si spiega il fatto che la media mobile a 4 settimane del ratio Bull/Bear AAII, si trovi ancora distante dai livelli elevati raggiunti all’inizio del 2012 e alla fine del 2011, quando il trend rialzista era più forte.

Gli investitori privati americani, colpa di due Bear Market consecutivi in pochi anni, non sono saliti in maggioranza sul carro dell’ultimo Bull Market. La media mobile a 10 settimane della percentuale dei rialzisti, relativa al sondaggio AAII, deve ancora raggiungere quota 40%, quando sui massimi di aprile 2012 era al 46% e all’inizio del 2011 al 52%. Si ripeterà anche nei prossimi mesi/anni l’avversione al rischio manifestata tra il 2006 e il 2007, con i picchi decrescenti della media dei rialzisti che accompagneranno i nuovi massimi dell’S&P 500?

Certo è che i piccoli investitori americani, come gran parte di quelli europei, hanno beneficiato solo in minima parte del rialzo degli indici azionari, a giudicare dai flussi netti sui fondi azionari collocati negli Usa. Dal 2009, a parte pochissimi mesi, i fondi obbligazionari (corporate compresi) hanno sempre avuto una raccolta netta positiva, nonostante che la loro performance sia stata sempre inferiore a quella degli azionari.

I riscatti sui fondi azionari hanno subito un’accelerazione, per mai riprendersi, durante la crisi dell’estate 2011 e dalla primavera 2012, portando il differenziale tra i flussi netti delle due tipologie di fondi sopra i 1.300 miliardi di dollari.

Ecco perché i mercati azionari nel 2013 rischiano di sorprendere in positivo, in particolare in Europa. A parte lo sconto rispetto alle azioni Usa, le azioni europee sono a forte sconto rispetto anche ai tassi pagati sui loro titoli corporate.

Il grafico seguente mostra la percentuale di aziende nello Stoxx 600 che a fine del 3° trimestre 2012 pagavano un dividendo (dividend yield) superiore al tasso sui loro stessi titoli corporate (corporate yield), più di 4 volte la media storica.[ARTICLEIMAGE]

Se metà aziende in Europa remunerano il capitale di rischio, al netto di tasse, investimenti e accantonamenti, più di quanto remunerano il loro debito, ben oltre i picchi che hanno anticipato importanti rialzi negli ultimi 10 anni, non si può che vedere roseo il futuro delle azioni.

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