ALGERI/BAMAKO – I combattenti islamici hanno aperto un fronte internazionale nella guerra civile in Mali, prendendo decine di ostaggi occidentali in un giacimento di gas nel deserto algerino, in risposta all’offensiva francese contro i ribelli in Mali.
Circa 24 ore dopo il raid al giacimento all’alba di ieri, ci sono poche certezze dietro la rivendicazione di un gruppo, autodefinitosi “Battaglione di sangue”, di avere in mano 41 stranieri, compresi americani, giapponesi ed europei a Tigantourine, nel Sahara algerino.
In un raid dell’esercito algerino hanno perso la vita 35 ostaggi e 15 rapitori. Lo riporta Al Jazeera. Le autorita’ algerine devono ancora confermare la notizia. L’operazione militare e’ stata condotta con una flotta di elicotteri nell’impianto di estrazione dove erano rinchiuse le persone sequestrate.
Alcuni ostaggi sarebbero stati costretti ad indossare cinture esplosive, secondo quanto riferito stamani dalla tv France24, che ha citato un ostaggio. Dopo i 30 algerini, anche 15 cittadini stranieri pare siano riusciti a scappare dall’impianto Bp, nel sud-est dell’Algeria, dove erano stati sequestrati ieri. E’ quanto ha riportato oggi l’agenzia di stampa ufficiale APS.
L’uomo ha spiegato in una telefonata nella notte che i sequestratori sono pesantemente armati e hanno minacciato di far saltare il giacimento se l’esercito algerino proverà a liberare gli ostaggi. Il governo francese ha detto di non poter confermare se ci siano francesi tra gli ostaggi.
Al momento è ancora difficile avere conferme sul numero e la nazionalità dei rapiti. I militanti hanno detto che sette americani sono tra i sequestrati, un dato che funzionari Usa hanno dichiarato di non poter confermare. La società petrolifera norvegese Statoil ha spiegato invece che nove persone del suo staff e tre impiegati algerini sono stati catturati. I media giapponesi parlano di cinque loro connazionali rapiti.
Da Sydney, oggi Hague ha detto ai giornalisti che si tratta di una “situazione pericolosa”, aggiungendo che il primo ministro David Cameron ha parlato con il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika.
Il gruppo, giudato da un veterano algerino delle guerre in Afghanistan, ha chiesto che la Francia fermi il suo intervento in Mali, operazione appoggiata dagli alleati occidentali e africani che temono che al Qaeda stia costruendo nel paese un porto sicuro nel deserto.
“Stiamo ricevendo un buon trattamento dai rapitori”, ha detto l’uomo, aggiungendo che ci sono circa “150 ostaggi algerini”. Un altro rapito, identificato come irlandese, ha detto alla tv del Qatar che “la situazione sta peggiorando. Abbiamo contattato le ambasciate e chiediamo che l’esercito algerino si ritiri”.
“Siamo preoccupati perché continuano a sparare. Tra gli ostaggi ci sono francesi, americani, giapponesi, britannici, norvegesi e irlandesi”, ha aggiunto.
In quella che è stata definita un’intervista con uno dei rapitori, l’agenzia stampa mauritana ha detto che le forze di sicurezza algerine stanno tentando di infiltrarsi al giacimento all’alba.
“Uccideremo tutto gli ostaggi se l’esercito tenterà un raid”, ha detto il rapitore. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale algerina, 30 algerini sono riusciti a scappare dal giacimento.
Al momento è ancora difficile avere conferme ufficiali sul numero e la nazionalità dei rapiti. I militanti hanno detto che sette americani sono tra i sequestrati, un dato che funzionari Usa hanno dichiarato di non poter confermare. La società petrolifera norvegese Statoil ha spiegato invece che nove persone del suo staff e tre impiegati algerini sono stati catturati. I media giapponesi parlano di cinque loro connazionali rapiti.
La Farnesina ha escluso che ci siano degli italiani
“Riteniamo responsabili il governo algerino, quello francese e i paesi degli ostaggi se le nostre richieste non saranno soddisfatte e sta a loro fermare la brutale aggressione contro la nostra gente in Mali”, spiega un comunicato dei ribelli letto dai media mauritani.
Il gruppo ha condannato il governo algerino per aver concesso lo spazio aereo alla Francia e lo ha accusato di aver chiuso i suoi confini ai rifugiati del Mali. (Reuters Italia)
Mali: l’Italia entra in guerra
Anche l’Italia intanto si e’ schiera al fianco della Francia nella difficile partita in Mali. E annuncia di essere pronta a fornire «supporto logistico»: collegamenti aerei, rifornimenti in volo. Mettendo forse anche a diposizione i suoi droni e le sue basi. Ma senza scendere direttamente sul «terreno»: «niente boots on the ground», fanno sapere i ministri degli esteri e della difesa, Giulio Terzi e Giampaolo Di Paola, annunciando che Roma si unisce così a Gb, Germania e Usa nel fornire «supporto logistico» ad una missione «necessaria per evitare il radicarsi degli estremisti» che la stessa Francia ha definito – per bocca del suo ministro della Difesa – «molto difficile». Ma necessaria per scongiurare il terrorismo, ha ribadito il presidente Francois Hollande, che ha subito ringraziato Roma per il supporto. Ipotizzando che l’Italia metta a disposizione anche i suoi droni predator. (Copyright @ La Stampa)