GINEVRA (WSI) – Da Zurigo a Ginevra la causa legale mossa dagli Usa contro UBS ha scatenato la fuga di miliardi di dollari dalle casseforti delle fortezze finanziarie svizzere, minando la sopravvivenza del business che fonda tutta la sua forza sul segreto bancario.
I money manager e gestori di patrimoni nel paese elvetico hanno ripreso la lotta per assicurarsi i soldi dei clienti americani piu’ benestanti, quattro anni dopo che le autorita’ statunitensi hanno dato la alla guerra sul segreto bancario contro chi osa potreggere i conti all’estero degli evasori statuitensi.
UBS stima che gli asset registrati ala Sec presso le sue filiali sono saliti del 20% a quota 4,6 miliardi di dollari l’anno scorso, nonostante la concorrenza agguerrita dei nuovi attori del settore, come Syz & Co. Group e Reyl Group. Sebbene rispetto ai tradizionali fondi offshore, i margini di profitto siano piu’ sottili per gli asset registrati, gli Usa mantengono comunque una certa importanza, essendo il maggiore mercato al mondo in fatto di gestione dei patrimoni.
Tanto e’ vero che la crescita degli asset registrati alla Sec dovrebbe consentire alla banca di Zurigo di classificarsi davanti all’istituto privato Pictet, che alla fine del 2011 poteva contare su un totale $3.3 miliardi. La crescita di questo speciale business, arriva non a caso in concomitanza con un periodo in cui gli istituti tentano di evitare i costi relativi alle iniziative legali sul segreto bancario.
I gruppi privati che si dedicano esclusivamente alla gestione patrimoniale, come Reyl e Syz & Co, sono i nuovi protagonisti della finanza svizzera. Entrati da poco nel mercato, questi istituti cercano di rivaleggiare con le maggiori banche elvetiche nella caccia ai lauti fondi dei clienti americani piu’ benestanti e che possono dimostrare che i loro conti sono dichiarati e in regola.
Sono 40 miliardi di dollari in asset che si contendono UBS, Credit Suisse e le altre grandi banche svizzere che per anni hanno approfittato del segreto bancario per attirare fondi dall’estero, con gli istituti registrati alla SEC.
Negli ultimi tre anni il Dipartimento di Giustizia americano ha avviato una causa di evasione fiscale che vede coinvolte almeno 11 societa’ svizzere. Berna ha attirato ben 2.100 miliardi di dollari di conti nell’era dei soldi facili non dichiarati, in un business che ha incominciato a incrinarsi dopo l’iniziativa legale partita oltreoceano.
E’ stato cosi’ che la Svizzera ha incominciato a pagare il conto. Ubs e’ stata accusata di aver aiutato gli americani a evadere dal fisco Usa, l’IRS. La banca ha risolto la scomoda questione pagando una multa di 780 milioni di dollari, ammettendo di aver contribuito a tenere nascosti i nomi dei clienti statunitensi evasori.
Prima sotto inchiesta negli Stati Uniti, poi costrette a sborsare multe miliardarie, infine banchieri ricercati da mandati di cattura internazionali. Da un modello di successo apparentemente inattaccabile, il segreto bancario si e’ trasformato in pochi anni in un pesante fardello per l’intera piazza finanziaria elvetica. E una minaccia per i conti dei maggiori colossi bancari del paese in un contesto di crisi.
Dal 2009, infatti, gli asset nordamericani offshore in Svizzera sono calati del 70%. Solo un terzo degli asset rimanenti puo’ essere gestito dai consulenti registrati alla Sec, secondo le cifre di Boston Consulting citate da Bloomberg.
Dalle ultime stime si capisce come mai sia un mercato molto appetibile per le grandi banche. I patrimoni dei milionari americani salira’ a 41.500 miliardi entro il 2016.