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Gli Usa preparano l’intervento militare in Bolivia

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Roma (WSI) – Il presidente boliviano Evo Morales ha gridato: “Viva la Coca, morte agli Yankee”, perché è riuscito a farsi riconoscere dall’ONU la depenalizzazione della masticazione delle foglie di coca, che fino ad adesso erano considerate al pari dell’alcaloide estratto, chiamato comunemente cocaina. Quindi le coltivazioni di coca presenti in Bolivia, già permesse e incoraggiate dal governo boliviano, acquistano uno stato di legalità internazionale. Su 183 membri dell’assemblea delle Nazioni Unite sarebbero serviti 65 voti contrari per porre il veto alla richiesta del governo di La Paz, invece i no sono stati solo 15: Italia, Israele, Irlanda, Portogallo, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi, Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Russia, Messico, Giappone, essenzialmente i paesi che subiscono le maggiori importazioni di cocaina.

In Sudamerica la masticazione di foglie di coca sta prendendo piede anche in Perù, Argentina, Cile e Brasile e ora il governo di Morales è pronto ad una nuova battaglia: ricevere dall’ONU il permesso di esportare legalmente le foglie di coca. E’ un mercato importante per il povero paese sudamericano, che rappresenta già ora una fetta consistente del PIL Nazionale e se riusciranno ad esportare le loro foglie energizzanti in tutto il mondo, questo mercato diventerebbe una miniera d’oro.

Ma la Bolivia non è solo coca. Recenti ricerche hanno stabilito che sono probabilmente presenti le riserve di Litio più importanti del pianeta. E vogliamo ricordare che il Litio è un minerale fondamentale nella produzione delle batterie e quindi di importanza vitale per l’industria delle auto elettriche e per l’industria dei computer.

Il governo boliviano già ha iniziato ad estrarre questo minerale e hanno già studiato un piano di estrazione centennale che potrebbe portare dal 2015 il paese ad essere un pilastro fondamentale della green economy.

Gli Stati Uniti, ovviamente non vedono di buon occhio che queste risorse siano in mano ad un paese ostile come la Bolivia che inoltre continua a sfidarli sulla coca. Recentemente è stato scoperto come un team di ricercatori americani entrati con visto turistico e con l’intento ufficiale di studiare gli effetti delle alte quote sul corpo umano, siano in realtà uomini del Pentagono impiegati in operazioni di intelligence sul territorio boliviano.

Tutto questo, che sarebbe dovuto rimanere segreto, è stato invece scoperto dalle autorità boliviane che hanno tuonato dicendo che questa era un’operazione non autorizzata, che violava i rapporti tra i due paesi ed era chiaramente un’atto aggressivo teso alla preparazione di un intervento militare.

Il governo boliviano ha inoltre reagito dicendo che porrà sotto sorveglianza le attività dell’ambasciatore statunitense e di tutte le organizzazioni non governative. Probabilmente il piano di Washington, più che essere diretto verso un’intervento militare è teso a destabilizzare la politica interna del paese, finanziando i partiti ostili al regime di Morales e incrementando il clima di ostilità sia verso il governo e sia tra l’etnie autoctone e le minoranze bianche.

E’ possibile che il piano dell’intelligence americana va nella direzione di riproporre lo scenario libico anche in Bolivia, così da capovolgere il governo sfruttando storiche contrapposizioni interne e magari intervenire alla fine appoggiando i ribelli come ha fatto contro Gheddafi, o, come ha fatto, al contrario appoggiando il governo, la Francia in Mali. Una volta rovesciato il governo grazie ad una guerra interna, Washington appoggerà poi un governo amico che gli farà sfruttare agevolmente le riserve di Litio.

Ovviamente se questa ipotesi troverà conferma in futuro, per gli USA sarà facile fare anche una campagna mediatica interna contro il governo boliviano equiparandolo ad uno stato narcotrafficante e quindi pericoloso per tutti noi. L’unico rischio di questa strategia è il riproporsi del fallimentare scenario siriano, dove la guerra civile interna inizia ma la resistenza del governo e l’appoggio esterno, che nel nostro caso potrebbe arrivare dal Venezuela, da Cuba e anche dal Perù (che recentemente è governato da un governo ostile agli States), porterebbe soltanto ad una situazione di doloroso stallo.

Concludendo, sicuramente gli Stati Uniti non staranno a guardare un Sudamerica che si sta gradualmente liberando dal giogo occidentale e le recenti scoperte possono veramente presupporre il crescere dell’instabilità di quell’area. Il Litio sarà fondamentale per il futuro, la battaglia per controllarlo sta per iniziare.

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