NEW YORK (WSI) – L’America mostra il suo volto più compiacente. Non passa giorno senza che fra le autorità di regolamentazione americane e 14 banche, tra cui Jp Morgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo, accusate di violazioni commesse nelle procedure di foreclosure tra il 2009 e il 2010, all’apice della crisi finanziaria, non salti fuori qualche accordo per “graziarle”, come fa notare in un articolo Luigi Zingales, docente presso la University of Chicago Booth School of Business.
Eppure nel 2011 sembrava che la storia avrebbe raccontato un’altra verità. Allora la Federal Reserve e l’Office of the Comptroller of the Currency (Occ) avevano rilevato gravi punti deboli nelle procedure seguite dai 14 colossi, che avevano acconsentito a riesaminare la documentazione relativa ai pignoramenti per appurare eventuali scorrettezze. Tutto lasciava pensare che le procedure avrebbero permesso ai normali cittadini di capire meglio le oscure dinamiche messe in atto dal mondo dell’alta finanza. E che, magari, qualche pezzo grosso sarebbe andato anche dietro le sbarre.
E invece i compromessi che vengono raggiunti quasi ogni giorno tra il colosso di Wall Street di turno e le autorità di regolamentazioni sono di fatto accordi, con cui gli istituti vengono “graziati”. Altro che ammissioni di colpe, che non venga mai in mente di chiedere tanto alle banche.
L’ultimo accordo vede protagonisti da un lato Bank of America, dall’altro Fannie Mae, società che sottoscrive mutui garantiti dallo stato, e nome sentito più volte durante l’ultima crisi che ha scosso le fondamenta dell’economia globale.
Stando a questo accordo, Bank of America pagherà a Fannie Mae 3,6 miliardi di dollari in contanti e riacquisterà il portafoglio di mutui che Countrywide – acquistata nel bel mezzo della crisi dalla stessa BofA – vendette a Fannie; ovviamente, Bank of America non ha mica dichiarato di aver commesso qualche colpa. Questi accordi per risolvere le cause sono poi talmente frequenti, che è davvero difficile riuscire a capire davvero come siano andate le cose.
Luigi Zingales, economista che vive e lavora negli Stati Uniti, sostiene che il problema non può più solo essere limitato a poche mele marce, ma ha assunto proporzioni immense.
“Chi concedeva mutui cartolarizzati, gli intermediari e le banche tutti sapevano quello che stavano compiendo al momento della vendita di questi prestiti”, sostiene l’esperto. Alcune condanne penali hanno inviato un segnale forte nella lotta contro l’insider trading. Ma evidentemente anche Oltreoceano è difficile dare una spallata ai poteri forti. Quando incarnano i volti dei banksters.